Alitalia
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  • Categoria dell'articolo:Economia e Politica
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Scriviamo questo commento sapendo che di tanto in tanto tornerà attuale… lo scriviamo a ottobre del 2013, ma potrebbe già essere nuovamente valido tra 3 o 6 mesi, e sicuramente lo sarà tra qualche anno.

Alitalia, ex compagnia di bandiera italiana, salvata già dal fallimento nel 2009, torna ad aver bisogno di soldi. Non è una novità che il piano di salvataggio fatto solo quattro anni fa da parte della CAI era stato tirato in piedi con la speranza di sanare l’azienda e che i sindacati e tutti i burocrati hanno bloccato questo lavoro.

Solo 9 mesi fa Milano Finanza si chiedeva come avrebbe fatto a salvarsi la compagnia aerea perdendo 630 mila euro al giorno. Oggi la situazione è anche peggiorata, La Stampa parla di 1,6 milioni al giorno.

Il problema permane: perdendo 630 mila euro, con 300 milioni di euro di aumento di capitale, senza far nulla, la compagnia vivrà per altri 14 mesi… con 1,6 milioni invece durerà 6 mesi e mezzo… e poi? Nell’aumento di capitale ci è rientrata anche Poste Italiane, con 75 milioni di euro. La domanda è: perché? Poste Italiane è già proprietaria di Mistral Air, acquistata qualche anno fa, con la quale riesce a svolgere egregiamente il compito che le compete: consegnare pacchi e posta. Perché entrare in Alitalia? È difficile immaginare cooperazione tra le due società, se non in minima parte che certamente non giustificherebbe i 75 milioni. E certamente la compagnia ex di bandiera non ha bisogno di nuovi aerei. Il parco macchine è già pieno così, e allora perché questo impegno?

La risposta la conosciamo tutti: è stato il modo più veloce e probabilmente il meno attaccabile, tra quelli a disposizione dello Stato, per salvare qualche posto di lavoro. Bene fa la comunità europea a indagare per aiuti di Stato a un’azienda privata.

La soluzione è la vendita ad Air France di una grossa quantità dell’azienda, più del 30% che raggiungerà con questo aumento. I sindacati e i burocrati capiscano che senza compromessi non rimarranno a casa qualche migliaio di lavoratori ma tutta l’azienda e il relativo indotto. Si parla di miliardi di euro, con Finmeccanica e altre società che collaborano con la compagnia le quali subiranno dei grossi danni.

Non è più il momento della difesa estrema e a tutti i costi di qualche posto di lavoro… siamo avanti nelle trattative: è il momento di salvare il salvabile prima che il tutto finisca in “tragedia”.