Caccia F35
Caccia F35
  • Categoria dell'articolo:Economia e Politica
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Nei giorni scorsi il governo ha fatto trapelare la notizia che il piano di acquisti degli F35, gli aerei da guerra cacciabombardieri, potrebbe subire delle variazioni e in particolare delle riduzioni sul numero di veicoli da acquistare. Oltre a questo punto il piano prevede la messa in vendita della Garibaldi e altri tagli all’interno dell’esercito.

Il mio primo pensiero è stato: l’F35 viene prodotto da Finmeccanica, la quale è un’azienda in cui il Ministero del Tesoro ha la quota di maggioranza. In pratica i soldi dati a Finmeccanica vanno a ingrossare il bilancio di quest’ultima, la quale poi restituisce parte degli utili allo Stato sotto forma di dividendi. E allora che senso ha intervenire su questo punto così velocemente? Tagliando la spesa per gli F35 si taglierà anche il dividendo di Finmeccanica e quindi gli introiti dello Stato.

La mia ignoranza sul completo processo di costruzione di un F35 però mi faceva avere qualche dubbio. Infatti, se l’aereo viene prodotto da Finmeccanica ma i vari pezzi che lo compongono sono creati da altre aziende, allora il mio ragionamento viene meno poiché sì, è vero che Finmeccanica fattura, ma anche vero che i veri utili vengono suddivisi tra varie aziende, magari molte delle quali non dello Stato o non italiane. Quindi, nella mia ignoranza, la conclusione era stata: magari si tratta di un vero risparmio poiché il grosso lo fa qualcun altro.

Però di ignoranza si può morire, e quindi mi sono andato a informare sul processo di produzione di un F35. Vero, alcune parti vengono prodotte da altre aziende, come per esempio le ali, i cassoni e altri componenti vengono prodotti da Alenia, però anche quest’ultima è un’azienda dello Stato, nonché parte di Finmeccanica. Proprio Alenia farà il grosso, ma il progetto è della Lockheed Martin, azienda americana. In pratica Alenia, e quindi Finmeccanica, producono la maggiorparte dell’aereo su licenza della casa madre.

Questo quanto comunicato dal Governo sul programma:

Tra le aziende italiane coinvolte si ricordano: Alenia Aeronautica, (che realizzerà il cassone alare del 100% dei velivoli destinati alle forze armate italiane e del 50% di quelli destinati a USA e Regno Unito). Avio (che avrà la responsabilità completa per lo sviluppo e la produzione del sistema di trasmissione e di parte della turbina del motore F136). Galileo Avionica (che ha ottenuto l’appalto per lo sviluppo e la realizzazione della cella “sotto vuoto” del sistema di controllo del tiro); Elsag (che è coinvolta nel settore dei sistemi informativi a supporto dello sviluppo prodotto e per la logistica). Marconi Selenia Communications (alla quale è affidata la costruzione dei sistemi radio di riserva).Le altre ditte italiane che hanno acquisito contratti ed impegni per il futuro sono Aerea (piloni di lancio dei missili), Datamat, Gemelli, Logic, Selex communication, Marconi, Sirio Panel (schermi e luci dell’abitacolo), Mecaer, Moog, Oma, OtoMelara, Secondo Mona, Sicamb (seggiolino eiettabile), Consorzio S3Log, Elettronica, Aermacchi e Vitrociset.

Quindi torna la mia idea: produrre gli F35 fa uscire dei soldi dallo Stato ma allo Stato torneranno sotto altra forma. Nel circolo però saranno impiegate delle persone per la produzione, quindi creeranno ricchezza tra gli italiani. Alenia produrrà questi aerei a Cameri (Novara), Nola (Napoli) e Foggia. Inoltre Finmeccanica, attraverso questo lavoro, impiegherà un grande indotto, immagino che la Puglia per la produzione non sia un caso, infatti proprio in Puglia è presente l’Ilva che produce la materia prima, i metalli. Così come Cameri non è certo un caso, oltre a essere al centro di vari incroci europei, è a due passi da Novi Ligure e da Genova, porti e altre sedi Ilva.

Approfondendo meglio è chiaro come circa 3 miliardi sono già stati spesi per il programma F35, precisamente a Cameri, base principale per l’Italia per la produzione di questi cacciabombardieri.

Alenia Aermacchi, azienda italiana del gruppo Finmeccanica, sta spendendo ciò che lo Stato italiano concede, poiché nel programma degli F35 non entra solo il Bel Paese, ma l’acquisto di questi 90 velivoli fa sì che sia proprio l’azienda italiana a diventare il secondo produttore al mondo e a prendere contratti da tutti gli Stati europei che si vorranno affidare a noi. Tra questi c’è già la Polonia (che ne ha ordinati 8), l’Olanda (85 velivoli annunciati) più una serie di Nazioni che hanno mostrato interesse.

Si stima che saranno prodotti circa 4 mila aerei di questo tipo nel mondo, ovviamente la casa madre che ha progettato il velivolo, la Lockheed Martin, avrà una grossa fetta di questi, ma buona parte dovrebbe arrivare anche qui da noi e Alenia lo sa bene, a tal punto che teme la retromarcia del governo. Questo quanto dichiarato dal generale Giuseppe Lupoli, della direzione armamenti aeronautici:

Il programma prevede di costruire 3 mila F35 nei prossimi 15 anni per tutti i Paesi partner. Ne sono già stati ordinati cento. Quello di Cameri sarà il secondo stabilimento per importanza produttiva nel mondo. Assembleremo pezzi americani, inglesi, italiani e prossimamente turchi. A pieno regime, arriveremo alla capacità di 2 velivoli e 6 ali al mese. Se il programma andrà avanti, dopo la fase di produzione, ci sarà quella di manutenzione, riparazione e aggiornamento. Per un totale di 42 anni di lavoro garantito. Solo qui a Cameri mille addetti, senza contare l’indotto. Più di sessanta aziende coinvolte

Insomma, il nostro programma F35, oltre a ciò che spenderemo noi per la produzione di 90 cacciabombardieri, include anche autorizzazioni e progetti per diventare un polo nella produzione europea. Ciò significa che altre Nazioni porteranno i propri soldi qua da noi per avere in cambio gli aerei che noi costruiremo.

Scavando ancora di più ho scoperto che il costo per l’Italia dei nuovi F35 è di 12 miliardi per averli (ammortizzato in 40 anni), più 500 milioni annui di mantenimento. In pratica costeranno 530 milioni l’anno per circa 40 anni.

Negli intenti iniziali l’idea era di sostituire con 60 F-35A i circa 87 Panavia Tornado attuali e con 30 F-35B sostituire altre macchine, quindi diminuire il numero totale di velivoli attualmente in circolazione. Questo farà diminuire le spese di mantenimento.

I proclami attuali, fatti dal Partito Democratico, dicono che il risparmio sarà proprio di 10/15 miliardi, ma in realtà non sarà così poiché dei 12 miliardi previsti, circa 3 sono già stati spesi a Cameri, altri sono andati in fumo con gli accordi per avere un programma F35; inoltre, se dovessimo annullare oggi l’accordo unilateralmente, nei contratti ci sono penali da pagare che farebbero abbassare il risparmio sensibilmente.

Se tagliassimo completamente il programma F35, oltre a pagare penali e aver gettato già qualche miliardo, avremmo quasi certamente il venir meno dei contratti con l’Alenia e con Finmeccanica per produrre buona parte degli aerei in Italia, quindi verrebbero meno gli ordini dall’estero e in definitiva avremmo certamente meno lavoro, meno introiti con le tasse, meno indotto e tutto ciò che ne consegue.

Alenia stessa andrebbe in difficoltà, infatti dopo aver chiuso due anni in rosso a causa degli investimenti e di minor ordini rispetto a quanto preventivato, il 2013 è stato il primo anno in cui si è tornati all’utile e grazie all’F35 l’azienda vede un futuro roseo; se venisse meno l’intero progetto l’azienda si troverebbe in guai seri e con sé anche la casa madre, Finmeccanica, che già ha difficoltà con AgustaWestland, produttrice di elicotteri e protagonista, suo malgrado, dello scandalo indiano su corruzioni per un ordine di 12 elicotteri (poi annullato), oltre che con AnsaldoBreda la quale crea vari grattacapi alla controllante.

Insomma, se anche Alenia dovesse iniziare a zoppicare Finmeccanica avrebbe pochi appigli a cui aggrapparsi e non sarebbe impensabile il taglio di vari posti di lavoro, se non il fallimento di qualche ramo.

Tornando agli F35, forse la diminuzione dei quantitativi è possibile, soprattutto per i 30 F-35B che dovremmo acquistare e che paiono avere moltissimi problemi, a tal punto che il loro sviluppo è in dubbio. Questa potrebbe essere una buona leva per diminuire il quantitativo e mantenere in essere i restanti contratti. Un completo disimpegno nel programma, però, potrebbe essere un completo suicidio per l’Italia. Oltre al fatto che i Tornado hanno fatto la loro storia e con qualcosa vanno sostituiti.

Non entro nel merito dei problemi degli F35 poiché non ho competenza tale per analizzare questo dettaglio, segnalo comunque che su questa tematica ci sono voci discordanti ma non è vero che gli USA, come sostiene Beppe Grillo, si sono tirati indietro sull’intero progetto, anzi, si sta lavorando per risolvere le problematiche, o almeno questo è quanto emerge da ciò che si può trovare su Internet.