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  • I treni Intercity al sud Italia

    I treni Intercity al sud Italia

    Cosa immaginate quando pensate a un treno Intercity? Ecco, dimenticatelo…

    La data è quella del 31 dicembre, il viaggio dalla Calabria, dove ho passato le festività natalizie, a Taranto, dove avrei passato il capodanno. L’unico mezzo che collega la zona in cui mi trovavo a Taranto è il treno Intercity 562 di Trenitalia.

    Vecchia conoscenza per me poiché già in estate, grazie a questo treno, arrivai a destinazione con circa due ore di ritardo e nonostante due rimborsi richiesti, mai ho ricevuto risposta. Il treno in compenso era pulito, abbastanza nuovo, confortevole insomma.

    Torniamo però al 31 dicembre… nonostante la brutta esperienza estiva (solo per il ritardo) ho voluto riprovare l’ebbrezza di viaggiare in Intercity sperando di non passare, a causa di nuovo ritardo, la mezzanotte di capodanno in treno.

    Con qualche timore, quindi, ho fatto il biglietto su Internet (trovato con tariffa SuperEconomy a 9 euro, ma il prezzo pieno è 45 euro) e mi sono recato il stazione. Qua è stato un susseguirsi di emozioni e di sorprese poiché il treno è arrivato in perfetto orario ma, al posto di ciò che immaginate con un Intercity, c’era il treno che vedete in foto, cioè una littorina.

    Littorina
    Il treno Littorina con il quale ho viaggiato dalla Calabria a Taranto, per 400 Km e 5 ore di viaggio

    Il motivo per cui Trenitalia fa pagare biglietti da Intercity e fa viaggiare in treni regionali (per non dire a vapore) è semplice e riguarda una normativa del dicembre 2012 quando si è deciso che il comando di apertura e chiusura delle porte del treno deve essere centralizzato e comandato dalla cabina.

    Questa normativa ha fatto sì che vari treni elettrici fossero adeguati, soprattutto e per primi i treni a lunga percorrenza, i treni notte e le frecce. Ecco che per esempio sono scomparsi definitivamente gli ultimi treni espresso che fino a dicembre 2012 hanno viaggiato, sostituiti da Intercity già logori per il lavoro fatto su altre linee.

    C’è un problema però, come detto sono stati adeguati i treni elettrici, con l’installazione di componenti elettronici e software, non i treni a diesel, e considerando che la linea ionica non è ancora elettrificata (altro scandalo) tali sistemi non possono essere inseriti sui treni con più vagoni ma sulle littorine sì (in realtà su queste già esisteva qualcosa del genere). In pratica, una locomotrice D445 (immagine a seguito) non potrà più capeggiare un treno composto da più carrozze. E considerando che queste locomotrici erano le uniche in grado di trasportare un treno degno di questo nome su rete non elettrificata, la costa ionica rimane senza treni se non i già detti littorina.

    Locomotrice D445
    Locomotrice D445, alimentata a diesel, quindi adatta a percorsi senza elettricità.

    Insomma, per la costa ionica non rimane altro che accontentarsi dei treni a unica carrozza. Residui degli anni ’80.

    Treno ALn668
    Treno ALn668, più comunemente nominato littorina

    Ma non è nemmeno tutto poiché quando è arrivato il treno ed è sceso il controllore ho chiesto se fosse quello il treno per tutta la durata del viaggio e considerato che stiamo parlando i 400Km e 5 ore di viaggio sono rimasto parecchio perplesso nel sentire rispondere di sì con tutta la tranquillità del mondo.

    Ovviamente, lo stesso capo treno, facendo il proprio lavoro, è passato durante il viaggio per controllare i biglietti. Dopo aver esibito il mio, ho chiesto se per il rimborso del biglietto (non certo per i 9 euro ma per una questione di principio) dovesse rilasciarmi lui una dichiarazione o bastava presentarmi in biglietteria. Ma il capotreno, stupito dalla domanda, mi chiede:

    Rimborso per cosa?

    Ho trattenuto a stento la risata e ho fatto notare che non stavamo viaggiando su un Intercity e lui ha risposto che bastava andare in biglietteria. La domanda che mi ha fatto, e soprattutto la naturalezza della sua sorpresa, mi ha fatto sospettare che questo treno è un habitué e non si tratta di un caso eccezionale dovuto ai pochi viaggiatori.

    Continuo il viaggio, non certo nella comodità, senza un posto assegnato (ho pagato sul biglietto una parte dovuta alla prenotazione), con un rumore di sottofondo e un cambio di marcia degno di una monoposto di formula 1 e dopo circa un’ora ecco una nuova sorpresa.

    Non si vede benissimo, ma sul mio posto stava piovendo. In pratica la pioggia dell’esterno stava filtrando nel tetto del treno e stava invadendo il mio posto e quello di fronte, sfiorando pericolosamente le valigie.

    Per fortuna qualche viaggiatore era già sceso e quindi ho potuto cambiare posto. Ho ovviamente avvisato il nuovo capotreno (nel mentre era cambiato) che mi ha risposto:

    Eh lo sappiamo, l’abbiamo segnalato

    Mentre mi gira le spalle e se ne va. Del tipo: “cosa ti lamenti, lo sappiamo, è inutile che lo segnali, tanto nulla cambia”.

    A questo punto, dopo aver girato il video scrivo su Facebook e allego anche la foto. Il messaggio lasciato fa un giro inaspettato e viene ripreso immediatamente da una fanpage su Taranto, che si lamenta di come viene collegata la città pugliese, e attraverso questa arriva (con qualche altro passaggio nel mezzo) a Roberto Galati, presidente Associazione Ferrovie in Calabria il quale in una lettera aperta rilasciata pochi giorni dopo l’accaduto scrive (riporto quasi per intero):

    A nome dell’Associazione Ferrovie in Calabria che rappresento, vorrei segnalare ai lettori della testata ed alle autorità politiche regionali, una inaccettabile contraddizione ai danni dei viaggiatori del treno InterCity 562-559 Reggio Calabria Centrale – Taranto, istituito lo scorso giugno 2013, che ormai da mesi, nel silenzio delle istituzioni, viene perpretata.

    […]Dal dicembre 2012 una normativa di sicurezza prevede che il comando di apertura/chiusura delle porte di salita e discesa delle carrozze passeggeri, sia centralizzato e controllato dalla cabina di guida della locomotiva titolare del convoglio (e quindi, ovviamente, dai macchinisti). Tale provvedimento ha portato all’adeguamento tecnologico di gran parte del parco carrozze e locomotori elettrici di Trenitalia, tramite l’installazione di condotte elettriche e centraline di vario tipo. […] Per le “nostre” ormai anziane locomotive diesel del gruppo “D445”, assegnate al Deposito Locomotive di Reggio Calabria ed utilizzate lungo la linea Jonica, non ancora elettrificata, non c’è stato nulla da fare: i programmi di Trenitalia non prevedono l’applicazione del sistema di controllo porte compatibile con le vetture “lunga percorrenza”, ovviamente non poco costoso, in quanto ritenuto antieconomico.

    […]Paradossalmente, infatti, è stato istituito a giugno 2013 il treno InterCity in questione, che unisce Reggio Calabria Centrale a Taranto, studiato in modo tale da garantire una coincidenza con un treno InterCity Notte da/per Milano Centrale nella città pugliese. In tal modo viene permesso agli abitanti della Jonica di raggiungere parte del Centro/Nord Italia con un solo cambio, dopo le innumerevoli proteste degli ultimi anni.

    […]gli standard minimi per un treno InterCity (e relativa tariffa non poco salata…) sono a mala pena garantiti. La Calabria Jonica si ritrova con il primo InterCity della storia, effettuato con materiale prettamente destinato ai treni a breve distanza.

    […]innumerevoli problemi di affidabilità delle locomotive D445 (dovuti, pare, alla mancanza di personale in grado di effettuare una adeguata manutenzione) ed al sistema di controllo delle porte delle carrozze, portano addirittura alla sostituzione di un materiale già di per sé non adeguato… con uno ancora peggiore. La prevista composizione con locomotiva e vetture, viene infatti sostituita da una vecchia “littorina” ALn668, dotata di soli 68 posti a sedere, rumorosa e spesso con aria condizionata guasta.

    Gli standard qualitativi di un InterCity diventano lontani anni luce. Le tariffe però rimangono ben chiare, ovviamente, e quindi da InterCity: la tratta Reggio Calabria Centrale – Taranto (che ricordiamo essere lunga 472 km), a prezzo pieno e senza offerte, costa 45,50 €. Ben 45,50 Euro per viaggiare sulla stessa scomoda littorina utilizzata sui treni Regionali: a tal proposito, Reggio Calabria Centrale – Taranto in treno Regionale, anche se con vari cambi, costa 20,20 Euro.

    La via d’uscita sembra attualmente inesistente: l’InterCity, tipologia di treno finanziata direttamente dal Ministero del Tesoro, non può essere trasformato in Regionale, molto più economico ed adeguato al tipo di convoglio utilizzato, perché gli oneri finanziari per il mantenimento del servizio, dovrebbero essere trasferiti dallo Stato alle tre Regioni attraversate dal convoglio (vale a dire Calabria, Basilicata e Puglia). Neanche a dirlo, tutte e tre non sembrano attualmente in grado di farsene carico. E così, si continua a pagare un prezzo da InterCity, mentre agli effetti pratici… si viaggia in Regionale.

    […]Si chiede un rinnovamento immediato del parco di automotrici utilizzate per i treni Regionali, con parziale svecchiamento dello stesso, tramite consegna di mezzi di costruzione relativamente più recente; […] elettrificazione dell’intera tratta Jonica entro e non oltre 5 anni.

    Insomma, anche grazie alla mia piccola lamentela qualcosa si è smosso. Alla fine il treno è stato puntualissimo e siamo arrivati a Taranto alle 18.55 anziché alle 19, quindi anche con 5 minuti di anticipo. Ovviamente ho richiesto il rimborso (anche fossero 10 centesimi li voglio per principio) e nessuna risposta mi è stata ancora data, né su questo viaggio né su quello della volta scorsa.

    In definitiva: Trenitalia sa bene cosa sta succedendo, non gli interessa aggiustare la situazione e anche se i cittadini si lamentano attraverso gli organi di controllo, con smobilitazioni e manifestazioni di protesta o con la semplice richiesta per riavere ciò che gli spetta, comunque Trenitalia non risponde.

    Foto di proprietà di Ferrovie In Calabria.

  • Aeroporto di Taranto-Grottaglie

    Aeroporto di Taranto-Grottaglie

    Esistono alcuni aeroporti fantasma in Italia, che operano solo pochissimi voli e sicuramente non commerciali. Spesso si tratta di grandi strutture, con ottime potenzialità, nelle quali lo Stato ha investito centinaia di milioni di euro e che rimangono fermi solo per volontà politiche e niente più.

    Uno di questi casi è a Taranto, l’aeroporto è il Marcello Arlotta di Grottaglie. Un po’ di storia: tra il 1910 e il 1920 furono costruiti i primi hangar per dirigibili e piccoli aerei. Negli anni successivi l’aeroporto è stato utilizzato solo per scopi militari e fu anche distrutto sotto vari bombardamenti.

    Nel 1964 l’aeroporto diventa per la prima volta a scopo civile e lo rimane, eccetto poche parentesi, fino al 2003. Da questa data non atterrano e non partono più voli civili e fino al 2006 è usato solo per scopi militari. Nel 2006 se ne interessa Alenia Aeronautica che firma accordi con Boeing per la fabbricazione di fusoliere. L’aeroporto viene abilitato per uso cargo e la pista allungata da 1.860 agli attuali 3.200 metri. Per tale modifica è stata cambiata la viabilità e sono stati fatti investimenti in tutto il comprensorio dell’aeroporto. Come si legge dal bilancio di Aeroporti di Puglia 2009, grazie agli Interventi finanziati con risorse Del. CIPE n. 17/03, a Taranto sono stati finanziati 117 milioni di euro.

    bilancio aeroporti di puglia 2009

    È a questo punto, nel 2007, che lo Stato si rende conto di avere una grande opportunità con l’aeroporto di Taranto e decide di investire ulteriormente per adeguarlo, nuovamente, all’uso civile. Con gli Aiuti di Stato 55/2007, tale decisione riporta al punto 2.1 (Scopo della misura):

    La misura è volta a istituire tra il 2007 e il 2008 nuovi collegamenti aerei point to point con destinazioni nazionali e comunitarie da e per gli aeroporti di Bari, Brindisi, Taranto e Foggia. Le nuove rotte, inoltre, incrementeranno i traffici aerei e di terra nei suddetti aeroporti e in generale il turismo nella Regione Puglia, che rientra fra le regioni dell’obiettivo 1.

    Attraverso questi aiuti si decide di investire, da Taranto, su due rotte: Roma e Milano. Come aiuti per l’inizio delle attività vengono stanziati 1.940.117 di euro per la tratta su Roma e 2.719.208 per quella su Milano. Addirittura nel documento che accompagna gli aiuti di Stato c’erano anche delle indicazioni su quanto sarebbero dovuti costare mediamente i biglietti, infatti si legge:

    Per ciascuna nuova rotta il bando stabilisce delle quote minime di biglietti che dovranno essere venduti a tariffa promozionale e una tariffa media promozionale massima di riferimento (comprese tasse e tutti gli altri oneri) compresa nella percentuale dei biglietti a tariffa promozionale. Sulla base di tali valori, i richiedenti possono proporre di aumentare il numero di posti da vendere a tariffa promozionale e ridurre le tariffe medie promozionali a cui verranno venduti i biglietti.

    Con Tariffa media promozionale massima per la Taranto-Roma a 52,64 € e sulla Taranto-Milano a 82 €. Del totale dei biglietti la vendita massima di ticket in promozione, per i primi 3 anni, doveva essere compresa tra il 30 e il 40%, quindi verosimilmente, per periodi lontani dalle feste, questi due voli sarebbero stati operati a questi prezzi. Dal quarto anno in poi, venendo meno i limiti dello Stato, tutto sarebbe dipeso dalle compagnie presenti nell’aeroporto e dalla normale concorrenza tra queste.

    Dal 2007 al 2013 tutto (o quasi) tace… gli investimenti non sono stati fatti, dei 107 milioni di euro c’è poca traccia e comunque sulle spese fatte non tutto è stato giustificato. Solo nel 2012 c’è stata una denuncia da parte dell’avvocato Antonio Raffo per conto del Movimento “Taranto c’è”, e nei giorni scorsi la Digos ha iniziato a indagare per capire se tutto è stato fatto correttamente. Sabato scorso proprio a Taranto c’è stata una manifestazione che chiedeva l’apertura a voli civili dell’aeroporto, alla quale hanno partecipato un migliaio di persone.

    È quasi inutile spiegare perché l’aeroporto dovrebbe essere aperto all’aviazione civile, ma se qualcuno se lo stesse spiegando proviamo a rispondere. Partiamo facendo un esempio simile, cioè quello dell’aeroporto Birgi di Trapani, dove nel 2002 non c’erano praticamente voli e i passeggeri in transito erano circa 49 mila; con l’apertura reale ai voli civili, con investimenti e nuove rotte nel 2012, a soli 10 anni di distanza, lo stesso aeroporto ha in transito 1.578.753 passeggeri, in pratica un aumento del 3.222%. Nel mentre l’aeroporto di Palermo, quello che avrebbe subito danni dall’apertura di Trapani, è passato da 3.500.000 di passeggeri del 2002 a 4.600.000 del 2012, quindi non solo non ha subito decrementi, ma addirittura è migliorato. Il che significa che Bari e Brindisi possono stare tranquilli, l’apertura di Grottaglie inciderà poco sui propri traffici, se non per preferenze politiche.

    Inoltre l’aeroporto di Taranto riuscirebbe a coprire un grande bacino che al momento è molto distante da qualsiasi aeroporti, come, per esempio, tutta l’area est della Basilicata o il nord della Calabria. Questa l’area:

    Bacino aeroporto Taranto

    Come si nota, oltre a essere utile per Taranto, per le aziende tarantine, per lo sviluppo economico e terziario della provincia pugliese, comunque questo aeroporto ha una posizione strategica per buona parte del sud.

    In questo momento il centro della Basilicata e il nord della Calabria per volare deve arrivare a Bari, Napoli o Lamezia Terme, tutti aeroporti a centinai di Km di distanza e non collegati bene.

    Riuscire ad aprire Grottaglie per voli civili porterebbe ricchezza, possibilità economiche e turismo nel sud Italia.