Aeroporto di Taranto-Grottaglie

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Aeroporto di Taranto-Grottaglie

Esistono alcuni aeroporti fantasma in Italia, che operano solo pochissimi voli e sicuramente non commerciali. Spesso si tratta di grandi strutture, con ottime potenzialità, nelle quali lo Stato ha investito centinaia di milioni di euro e che rimangono fermi solo per volontà politiche e niente più.

Uno di questi casi è a Taranto, l’aeroporto è il Marcello Arlotta di Grottaglie. Un po’ di storia: tra il 1910 e il 1920 furono costruiti i primi hangar per dirigibili e piccoli aerei. Negli anni successivi l’aeroporto è stato utilizzato solo per scopi militari e fu anche distrutto sotto vari bombardamenti.

Nel 1964 l’aeroporto diventa per la prima volta a scopo civile e lo rimane, eccetto poche parentesi, fino al 2003. Da questa data non atterrano e non partono più voli civili e fino al 2006 è usato solo per scopi militari. Nel 2006 se ne interessa Alenia Aeronautica che firma accordi con Boeing per la fabbricazione di fusoliere. L’aeroporto viene abilitato per uso cargo e la pista allungata da 1.860 agli attuali 3.200 metri. Per tale modifica è stata cambiata la viabilità e sono stati fatti investimenti in tutto il comprensorio dell’aeroporto. Come si legge dal bilancio di Aeroporti di Puglia 2009, grazie agli Interventi finanziati con risorse Del. CIPE n. 17/03, a Taranto sono stati finanziati 117 milioni di euro.

bilancio aeroporti di puglia 2009

È a questo punto, nel 2007, che lo Stato si rende conto di avere una grande opportunità con l’aeroporto di Taranto e decide di investire ulteriormente per adeguarlo, nuovamente, all’uso civile. Con gli Aiuti di Stato 55/2007, tale decisione riporta al punto 2.1 (Scopo della misura):

La misura è volta a istituire tra il 2007 e il 2008 nuovi collegamenti aerei point to point con destinazioni nazionali e comunitarie da e per gli aeroporti di Bari, Brindisi, Taranto e Foggia. Le nuove rotte, inoltre, incrementeranno i traffici aerei e di terra nei suddetti aeroporti e in generale il turismo nella Regione Puglia, che rientra fra le regioni dell’obiettivo 1.

Attraverso questi aiuti si decide di investire, da Taranto, su due rotte: Roma e Milano. Come aiuti per l’inizio delle attività vengono stanziati 1.940.117 di euro per la tratta su Roma e 2.719.208 per quella su Milano. Addirittura nel documento che accompagna gli aiuti di Stato c’erano anche delle indicazioni su quanto sarebbero dovuti costare mediamente i biglietti, infatti si legge:

Per ciascuna nuova rotta il bando stabilisce delle quote minime di biglietti che dovranno essere venduti a tariffa promozionale e una tariffa media promozionale massima di riferimento (comprese tasse e tutti gli altri oneri) compresa nella percentuale dei biglietti a tariffa promozionale. Sulla base di tali valori, i richiedenti possono proporre di aumentare il numero di posti da vendere a tariffa promozionale e ridurre le tariffe medie promozionali a cui verranno venduti i biglietti.

Con Tariffa media promozionale massima per la Taranto-Roma a 52,64 € e sulla Taranto-Milano a 82 €. Del totale dei biglietti la vendita massima di ticket in promozione, per i primi 3 anni, doveva essere compresa tra il 30 e il 40%, quindi verosimilmente, per periodi lontani dalle feste, questi due voli sarebbero stati operati a questi prezzi. Dal quarto anno in poi, venendo meno i limiti dello Stato, tutto sarebbe dipeso dalle compagnie presenti nell’aeroporto e dalla normale concorrenza tra queste.

Dal 2007 al 2013 tutto (o quasi) tace… gli investimenti non sono stati fatti, dei 107 milioni di euro c’è poca traccia e comunque sulle spese fatte non tutto è stato giustificato. Solo nel 2012 c’è stata una denuncia da parte dell’avvocato Antonio Raffo per conto del Movimento “Taranto c’è”, e nei giorni scorsi la Digos ha iniziato a indagare per capire se tutto è stato fatto correttamente. Sabato scorso proprio a Taranto c’è stata una manifestazione che chiedeva l’apertura a voli civili dell’aeroporto, alla quale hanno partecipato un migliaio di persone.

È quasi inutile spiegare perché l’aeroporto dovrebbe essere aperto all’aviazione civile, ma se qualcuno se lo stesse spiegando proviamo a rispondere. Partiamo facendo un esempio simile, cioè quello dell’aeroporto Birgi di Trapani, dove nel 2002 non c’erano praticamente voli e i passeggeri in transito erano circa 49 mila; con l’apertura reale ai voli civili, con investimenti e nuove rotte nel 2012, a soli 10 anni di distanza, lo stesso aeroporto ha in transito 1.578.753 passeggeri, in pratica un aumento del 3.222%. Nel mentre l’aeroporto di Palermo, quello che avrebbe subito danni dall’apertura di Trapani, è passato da 3.500.000 di passeggeri del 2002 a 4.600.000 del 2012, quindi non solo non ha subito decrementi, ma addirittura è migliorato. Il che significa che Bari e Brindisi possono stare tranquilli, l’apertura di Grottaglie inciderà poco sui propri traffici, se non per preferenze politiche.

Inoltre l’aeroporto di Taranto riuscirebbe a coprire un grande bacino che al momento è molto distante da qualsiasi aeroporti, come, per esempio, tutta l’area est della Basilicata o il nord della Calabria. Questa l’area:

Bacino aeroporto Taranto

Come si nota, oltre a essere utile per Taranto, per le aziende tarantine, per lo sviluppo economico e terziario della provincia pugliese, comunque questo aeroporto ha una posizione strategica per buona parte del sud.

In questo momento il centro della Basilicata e il nord della Calabria per volare deve arrivare a Bari, Napoli o Lamezia Terme, tutti aeroporti a centinai di Km di distanza e non collegati bene.

Riuscire ad aprire Grottaglie per voli civili porterebbe ricchezza, possibilità economiche e turismo nel sud Italia.