Categoria: Aziende

  • Tutte le truffe della Germania

    Tutte le truffe della Germania

    Alzi la mano chi pensa, ancora oggi, che la Germania sia moralmente ineccepibile e che la qualità e l’affidabilità dei prodotto tedeschi è altissima…

    Credo che in tanti abbiano alzato le mani, nonostante tutto ciò che sta venendo fuori; anche perché la Germania, a differenza dell’Italia che ha fatto esattamente l’opposto, per anni ha martellato attraverso i media con la pubblicità dell’affidabilità, della precisione, dell’organizzazione.

    Vorrei raccontarvi qualche storiella.

    Scandalo Siemens in Grecia

    Era il 2004 e la Grecia si apprestava a organizzare le Olimpiadi ad Atene; occasione ghiotta sia per le aziende elleniche che per quelle di altre nazioni.

    L’organizzazione di quell’Olimpiade alla Grecia, alla fine, costò 3 volte quello che era preventivato e sono proprio quelle spese, secondo tanti analisti, ad aver affossato, negli anni a venire, i bilanci pubblici della penisola.

    Tra le varie aziende si fece molta strada Siemens, casa che produce apparati per energia e tecnologia. L’azienda tedesca ad Atene, nel 2004, prese tante commesse e fece tantissimi lavori. Questo di per sé, ovviamente, non è uno scandalo… peccato solo che dopo circa 10 anni 55 persone sono state rinviate a giudizio e tra queste c’erano 19 tedeschi a capo della stessa azienda.

    L’accusa? Aver pagato mazzette e costruito un giro di lavoro nero per circa 1,3 miliardi di euro.

    Fu definito il più grande scandalo europeo degli anni 2000… almeno fino agli ultimi mesi.

    L’aeroporto di Berlino

    Siamo nel 1996, la Germania è unificata da pochi anni, si decide che 3 aeroporti in una sola città sono troppi e se ne progetta un altro che dovrà diventare un hub capace di accogliere tutti i voli e diventare un polo centrale in Europa.

    Un’idea veramente buona, fatta da uno Stato e una città che se si mettono in mente di portare a termine un lavoro guardano solo all’obiettivo finale e lo raggiungono abbattendolo. Nel 2007 si avrà il nuovo hub europeo.

    I lavori partono con un po’ di ritardo, circa di 10 anni, per problemi di natura organizzativa. Ovviamente se si inizia a costruire nel 2006 non si potrà mai avere la consegna dei lavori nel 2007. Apertura prevista a ottobre 2011.

    La stima dei costi viene rivista per intero e si decide che la spesa sarà di circa 1 miliardo di euro.

    Nel 2010 il primo annuncio di rinvio, si va al 2012.

    A maggio del 2012 vengono invitati i giornalisti per l’inaugurazione dell’aeroporto di Berlino, ma dopo pochi giorni ci si rende conto che il sistema di allarme e di anti-incendio non funziona. Nuovo rinvio al 2013.

    Vengono fuori altri errori e si fissa la nuova data al 2017.

    Giusto qualche giorno fa si scopre che c’è un eccesso di peso sul tetto e anche il 2017 è a rischio come data.

    Nel mentre le spese sono aumentate di circa 779 milioni di euro e non se ne vede la fine…

    Chi vuole scommettere che l’aeroporto di Berlino entrerà nel piano Junker e quindi sarà un progetto europeo e tutte le spese saranno a carico dei cittadini, compresi noi italiani?

    Eccetto quest’ultima parte, poiché noi dall’Europa difficilmente avremo qualcosa del genere, quanto è italiana questa storia? Eppure siamo in Germania…

    Carri armati alla Grecia

    Tra Grecia e Germania c’è una stretta alleanza… e la Troika c’entra poco.

    Antonis Kantas è un ex ufficiale e dipendente del ministero della Difesa; è stato arrestato con l’accusa di corruzione e riciclaggio.

    La storia è abbastanza semplice: nel 2001 gli fu chiesto il parere per l’acquisto di sottomarini e carri armati di produzione tedesca, lui si oppose dicendo che sarebbero stati totalmente inutili.

    Secondo quanto riferito dallo stesso Kantas agli inquirenti, dopo pochi giorni gli si presentò un intermediario greco in ufficio con una busta contenente 600 mila euro. Negli anni le bustarelle continuarono e l’ex ufficiale mise da parte circa 14 milioni di euro.

    Nel 2010 furono consegnati 170 nuovissimi carri armati Leopard 2A6 HEL, i quali si sommavano ad altri 200 carri armati precedentemente acquistati, tutti dalla Germania.

    La Grecia si ritrovava, nel 2010, con 353 Leopard 2. L’Italia ha circa 200 carri armati simili; la Germania ne possiede 225. Insomma, la Grecia ha un armamento totalmente inutile e fermo a prendere polvere… però ha il miglior armamento dell’Europa.

    Ovviamente la Krauss-Maffei, che produce questi carri armati, ha sempre negato di aver pagato tangenti.

    Sottomarini alla Grecia

    I carri armati per non sono l’unica spesa folla. Stessa storia per 2 sottomarini acquistati dalla Thyssen-Krupp, che li ha prodotti, costati al governo di Atene circa 4 miliardi.

    Nemmeno a dirlo, dopo poco tempo il direttore dei cantieri navali Skaramangas e un collaboratore dell’ex ministro della difesa sono stati arrestati per essere stati corrotti.

    Il bello è che questi sottomarini (Papanikolis U214) sarebbero stati consegnati incompleti e diventerebbero instabili in presenza di mare agitato. Insomma, sono inutili…

    In totale, da inizio 2000, la Grecia acquistò circa 68 miliardi di euro, tutti presi in prestito (ricordiamo che il debito della Grecia è di circa 300 miliardi), per armamenti vari; ovviamente non tutti presi dalla Germania… ma buona parte sì.

    Armi che si riscaldano

    Heckler & Koch è un’azienda tedesca, di Oberndorf am Neckar nel Baden-Württemberg, che ha prodotto uno speciale fucile, il G-36, con il chiaro scopo di utilizzarlo nella lotta al terrorismo.

    Rapporti del 2012, confermati dalla stessa azienda, dicono che l’arma usata in Afghanistan si surriscalda dopo pochi colpi e diventa praticamente inutilizzabile a distanze che superano i 100 metri.

    L’azienda consiglia di lasciar raffreddare l’arma tra le raffiche. Insomma, immaginate il Bundeswehr, la forza armata tedesca, che si trova in un campo di battaglia tra pallottole nemiche, che si deve ricordare di lasciar raffreddare l’arma poiché, in caso contrario, a distanza di 300 metri il colpo devia di 6 metri. In pratica i militari sparano su un palazzo e colpiscono quello accanto.

    Aeroporti grecia

    Sempre Grecia… sempre Germania. Chissà come mai la nazione “più ricca d’Europa” fa affari sempre in quella più povera.

    Siamo ad agosto del 2015 e la tedesca Fraport acquista gli aeroporti di Salonicco, Corfù, Chania (Creta), Cefalonia, Zante, Aktion, Kavala, Rodi, Kos, Samos, Mytilini, Mykonos, Santorini e Skiathos.

    14 aeroporti greci passano nelle mani dei tedeschi per una cifra che si aggira nell’intorno di 1,23 miliardi di euro.

    Teoricamente non c’è nulla di strano in ciò, se non fosse che l’operazione di vendita iniziò un anno prima e fu bloccata da Tsipras che voleva riesaminare il contratto.

    La vendita venne accettata il 13 luglio, quando Tsipras e i vertici europei si chiusero in “conclave” uscendo con l’accordo. In quei giorni si parlò di Tsipras distrutto che avrebbe pronunciato anche la frase “ho questa camicia addosso, volete anche questa”, e della Merkel che infierì.

    Senza prendere le difese dei greci, su cui già più volte mi sono espresso, sicuramente affondare il colpo e “acquistare” gli aeroporti quando hai il tacco della scarpa sulla testa del primo ministro greco non è una scelta di stile.

    E poi… perché proprio la Germania? In quella occasione c’era tutta Europa là riunita, perché proprio Fraport, azienda di Francoforte, ha potuto giocare un ruolo così forte? Non sarebbe stato più corretto mettere quegli aeroporti all’asta?

    Vedremo se salteranno fuori altre news su questo punto…

    Mondiali in Germania nel 2006

    Nel 2006 il Mondiale di calcio fu giocato in Germania; lo sappiamo bene considerando che l’Italia ne è uscita vincitrice.

    Dalle indagini sulla Fifa parrebbe uscito fuori che i tedeschi, per farsi assegnare il Mondiale, abbiano pagato delle tangenti.

    Avrebbero pagato 4 voti decisivi, quelli degli asiatici, per riuscire a uscirne vincitori.

    Pare che fosse stato costituito un fondo da 6,7 milioni dal quale attingevano le persone influenti.

    Ed ecco che ancora una volta i tedeschi avrebbero pagato per vincere qualcosa…

    Landesbank

    In Europa c’è un punto su cui si dibatte oramai da anni ed è quello dell’Unione bancaria, la quale porterebbe potere decisionale alla BCE mallevandola dal carico di ogni Stato.

    La Germania si è sempre opposta a questa unione, chiedendo e ottenendo anche che il controllo sugli istituti europei non fosse in carico della Banca Centrale Europea ma al Meccanismo di vigilanza unico, il quale è sempre sotto la supervisione della BCE ma ha dei diritti e delle competenze uniche, sulle quali nemmeno la BCE può dire nulla.

    L’MVU si compone di un Presidente, da un Vice Presidente, da 4 rappresentanti della Banca centrale europea e dai Rappresentanti delle autorità di vigilanza nazionali.

    Il presidente è Danièle Nouy, francese, e la vice-presidente Sabine Lautenschläger, tedesca.

    Proprio sull’asse franco-tedesco sono stati tolti poteri alla BCE che è governata dall’italiano Mario Draghi e proprio questo MVU ha deciso di lasciare fuori dai controlli le Landesbank.

    Le Landesbank sono delle banche a partecipazione pubblica, dove il primo azionista è sempre la regione di appartenenza. Con i dovuti distinguo, sono simili alle nostre banche popolari.

    Lasciare fuori dai controlli le Landesbank, quasi a non riconoscere il loro status di banca, significa che lo Stato o la regione può iniettare all’interno di queste banche liquidità.

    Una banca in emergenza può essere salvata dallo Stato; mentre nel resto d’Europa, grazie al Bail-in, deciso dal Comitato di risoluzione unico, che vede come presidente il tedesco Elke König, se una banca sta fallendo i primi a pagare sono gli azionisti, poi chi ha obbligazioni, infine i correntisti.

    E guarda un po’… la prima Landesbank a saltare è la HSH NordBank di Amburgo; la quale ha bisogno di sgravarsi dei crediti dubbi derivanti da attività speculative fatte nei cantieri navali tedeschi.

    Per questa banca, considerando che non è sotto la sorveglianza del MVU, la regione, insieme allo Stato, creerà una bad bank la quale si farà carico di questi crediti dubbi.

    L’Europa, nel momento in cui scrivo, pare abbia dato parere informale positivo a questa bad bank.

    L’Italia ha bisogno della stessa Bad Bank, io ne parlai ad aprile del 2013, il governo l’ha richiesta all’Europa oramai 6 mesi fa e l’Europa continua a mettere paletti.

    Il motivo della differenza di trattamento? Le banche italiane che ne hanno bisogno, non per salvarsi come la tedesca HSH NordBank ma per alleggerirsi e prendere slancio, sono sotto la sorveglianza europea quindi è tutto complesso. La tedesca Landesbank invece non è sotto sorveglianza quindi può essere tutto più semplice.

    Tra le altre cose la bad bank italiana sarebbe per la maggiore privata (UniCredit, Intesa San Paolo e MPS), mentre la bad bank tedesca sarebbe pubblica. Quindi si configurerebbero anche aiuti di Stato. Ma questo poco importa all’Europa…

    Però gli stessi europei ebbero da ridire quando il governo Monti costruì i Monti Bond, non aiuti di Stato ma obbligazioni che rendevano quasi il 10% allo Stato italiano; così dannosi che Monte dei Paschi di Siena li prese nel momento del bisogno e li rimborso interamente subito dopo.

    Infine c’è da riportare quanto detto da Zingales:

    Nel 2008, quando si scoprì che le Landesbanken erano imbottite di mutui subprime americani, il governo di Berlino intervenne a salvarle con uno stanziamento di 500 miliardi di euro a spese dei contribuenti. Nel 2010, quando le banche tedesche erano molto esposte – per qualcosa come 535 miliardi di euro – verso i titoli di Stato di Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna, i contribuenti europei e la Bce diedero una mano a riportare a casa buona parte di quel denaro. La minaccia più seria per i contribuenti tedeschi non è la dissipatezza del sud Europa, ma le banche teutoniche

    Insomma, qui non parliamo di aiuti di Stato, parliamo di molto di più… parliamo di furbate alla tedesca.

    Deutsche Bank e scandalo Libor

    Continuiamo a parlare di banche, perché proprio sulla tematica economica e finanziaria la Germania ha innalzato il suo potere.

    Avete già dimenticato lo scandalo Libor? Eppure sono passati pochi mesi.

    Ricapitoliamo: Royal Bank of Scotland, HSBC, Deutsche Bank, JP Morgan Bank e Citibank si mettono d’accordo per riuscire a modificare a proprio piacimento i valori di materie prime, come l’oro, e di variazioni di valore delle monete (del Forex), ovviamente al fine di fare un utile.

    Una bella furbata all’italiana, eppure di italiani non ce n’erano in mezzo.

    Benché la maggior parte delle banche fossero americane e britanniche, comunque la presenza di Deutsche Bank non poteva mancare…

    La questione è andata avanti con la corazzata Deutsche Bank che lancia profit warning (soprattutto a causa della multa da 2,5 miliardi che ha deciso di pagare), dichiara un buco di 6 miliardi nei conti e chiede aiuto alla Germania e all’Europa… cosa succederà?

    Come ha fatto la principale banca tedesca a fare 6 miliardi di buco? Non erano loro la nazione iper organizzata e funzionante?

    Attendiamo per vedere come la Germania riuscirà a dare aiuti di Stato aggirando qualsiasi tipo di controllo… tanto succederà.

    CommerzBank

    Vogliamo rimanere sulle banche?

    Parliamo di CommerzBank che aggirando i limiti imposti contro l’Iran avrebbe fatto affari con loro e potrebbe ricevere una multa da 1,2 miliardi di dollari da parte degli USA.

    Altra furbata? Vedremo come andrà…

    Volkswagen

    C’è realmente bisogno di parlarne?

    Sì, perché questo articolo potrebbe essere letto tra anni ed è bene non dimenticare.

    La Volkswagen, non riuscendo a creare dei motori in grado di rispettare le regole europee di emissione, hanno messo un software all’interno della centralina e una sonda nel tubo di scappamento. Così facendo l’auto capisce quando è sotto test e solo in quel caso modifica la mappatura così da emettere meno gas inquinanti.

    Uno scandalo a livello mondiale, tirato fuori dall’America (che ha comunque i propri interessi nel farlo) e che ha coinvolto la più grande casa automobilistica mondiale.

    Questo è il più grande scandalo europeo senza dubbio, superando di gran lunga quello della Siemens.

    Pare che il governo sapesse, ma ovviamente il tutto è stato subito smentito…

    I tedeschi, quelli precisi e puntuali, quelli affidabili hanno fatto una furbata per aggirare un problema.

    Conclusioni

    Anche se mi rendo conto che lo sembra, questa non vuole essere un’invettiva contro i tedeschi. Ovviamente in Germania, come in qualsiasi altra parte del mondo, ci sono le mele marce e ci sono i lavoratori corretti.

    Ciò che ho voluto sottolineare con questo articolo è come l’ammirazione che gli italiani abbiamo verso l’estero, spesso, è figlio di cattive visioni.

    L’Italia è una bella Nazione ed è ricca, di risorse e di finanze; bisogna solo organizzarsi e riuscire a far funzionare tutto.

    Quello che realmente hanno i tedeschi più di noi, da esperienza personale, è il senso civico e la mancanza di burocrazia. Se anche in Italia riuscissimo ad abbattere la burocrazia e riuscissimo a essere meno furbi con gli altri, magari riuscendo anche a sfruttare il sud che offre energia, risorse prezione e turismo, sono sicuro che l’Italia non avrebbe nulla da invidiare né alla Germania né a nessun altro.

    Infine servirebbe l’Europa come Stato, possibilmente forte, in grado di parlare al pari con USA e Cina. Servirebbe quello Stato Europeo che oggi non esiste.

    Utopia?

  • Resto sui buoni pasto e La Piadineria

    Resto sui buoni pasto e La Piadineria

    Inizio a pensare seriamente di dover cambiare lavoro… mi riesce benissimo trovare le aziende che hanno comportamenti “strani” e stanarli. Ce l’ho fatta con Tre Italia, Groupon, ENI, Trenitalia e Mediaset Premium.

    Ora tocca a La Piadineria, una catena di negozi che fanno piadine da asporto.

    La premessa è che qualche mese fa, sotto al mio ufficio a Milano, viene aperto un punto di questa catena. Le piadine partono da 5,5€, un vero miracolo in centro a Milano, dove finalmente si può mangiare senza spendere un patrimonio. Certo… si tratta di una piadina e non è possibile mangiarla ogni dì, ma di tanto in tanto sì.

    Inizio a frequentarla, pago con i buoni pasto che mi dà l’azienda, da 8,16€ (sembrano tanti ma fidatevi che in centro a Milano son pochissimi), e mi viene rilasciato un resto su uno scontrino apposito. Mi piace in particolare la piadina con tonno, pomodoro e maionese che costa 5,60€ e quindi a ogni pasto mi viene dato un resto da 2,56€, come questo:

    Resto a un buono pasto
    Il resto rilasciato da La Piadineria

    Succede che ogni volta pago con il resto e la parte rimanente con un nuovo buono pasto, così facendo arriviamo a un saldo (a un resto) di circa 7,50€.

    Succede anche che uno va in ferie per qualche giorno (è agosto per tutti) e al ritorno si ritrova ancora il resto in tasca… vorrebbe pagare con quello ma la gentile signorina al banco avvisa che è scaduto poiché passato un mese dall’emissione. In effetti è vero, c’è anche scritto…

    Ma è regolare tutto ciò? Perché se lo fosse io avrei pagato 3 piadine 25 euro, decisamente eccessivo. La risposta non la so, sono ignorante, e come ogni volta in cui non so qualcosa cerco di informarmi. Trovo su Internet il Decreto Ministeriale del 18.11.2005 (ben esplicitato anche qui) che parla di Ticket restaurant. Riporto testualmente:

    i ticket restaurant non sono cedibili, commercializzabili, cumulabili o convertibili in denaro

    Quindi sono personali e non si possono convertire in denaro. Nulla viene detto sul resto ma c’è anche scritto che:

    sono utilizzabili esclusivamente per l’intero valore facciale (art. 5 del DPCM 18.11.2005)

    [ads1]

    Allora perché vengono emessi dei resti? Semplice: perché altrimenti nessuno andrebbe a La Piadineria per comprare un bene da 5 euro pagandone 8. Quindi il negozio ha convenienza a dare resti. Inoltre, sottolineando il fatto che il decreto non parla di “resto”, la dicitura appena riportata non viene violata. Quando io pago 8,16 € attraverso il buono pasto lo sto realmente utilizzando per intero, infatti nessuno mi restituirà un resto in denaro, ma un bene (la piadina) e titolo di credito (il resto).

    Quindi, partendo dal presupposto che la legge nel merito non dice nulla di particolare, anzi, vieta solo di convertirlo in denaro, mi chiedo: è corretto dare un titolo di credito che abbia una scadenza?

    Tecnicamente è corretto ma personalmente lo trovo molto “strano” come metodo. Infatti qui in zona nessuno si comporta così, loro sono gli unici, qui nel centro di Milano i ristoranti si comportano in questi pochi modi:

    • Non accettano buoni pasto;
    • Li accettano ma non danno resto, quindi si perde il disavanzo;
    • Li accettano e danno un resto che è valevole SEMPRE.

    Inutile dire che le prime due categorie vengono solitamente evitate come la peste ed ecco perché il 90% degli esercizi si comporta come il terzo punto di questa breve lista. Insomma, non fanno un favore, all’esercizio conviene dare il resto poiché altrimenti non avrebbero clienti.

    La Piadineria no, dà il resto ma appena possibile te lo fa perdere…

    Fin qua, anche se trovo personalmente scorretto il comportamento, comunque (da ignorante che si è informato) mi pare non violino alcuna legge, semplicemente cercano il metodo a loro più congeniale per riuscire a “fregare” il cliente. E il cliente fregato una volta difficilmente torna, ma questo l’avranno valutato e se son contenti, ben venga. Anche perché con 25 euro avrei fatto almeno 3 piatti di pasta e non 3 piadine.

    C’è però un’altra cosa che mi suona strana: riguardate lo scontrino in alto, come vedrete è uno scontrino “NON FISCALE”, giustamente poiché è un resto, quindi non deve essere fiscale. Nel momento del pagamento di 8,16€ però mi viene dato uno scontrino fiscale, come questo:

    Scontrino La Piadineria
    Lo scontrino per una piadina a La Piadineria, pagato con buono pasto da 8,16 €

    Questo è giustamente fiscale, ma è da 5,60… ricapitolando: io pago con 8,16€, l’azienda incassa 8,16€ (in realtà un po’ di meno perché il buono ha delle commissioni per l’esercente) viene fiscalizzato 5,60€ e il resto, non fiscale (che poi perdo perché passa più di un mese), è di 2,56.

    Nel mio caso: io ho preso 3 piadine, sommando sempre i resti, quindi ero con un buono in mano di 7,68€ che, essendo passato un mese, ho perso. Quindi, sempre ricapitolando, io ho pagato 24,48€ (3 buoni pasto da 8,16€), gli scontrini fiscali sono stati di 16,80€ (5,60€ di piadina x 3), risulta un avanzo di 7,68€ che non sono stati fiscalizzati ma sono stati incassati…

    Sempre da ignorante chiedo: ma non si tratta di evasione fiscale bella e buona? Non è che la scadenza a stretto giro oltre che per fregare i clienti è stata messa anche per fare un bel po’ di nero?

    Boh, io non sono certo un fiscalista e la risposta, benché logica, non è scontata; mi piacerebbe avere una risposta dalla Guardia di Finanza, l’unica in grado di fare chiarezza e, se serve, di punire a dovere…

    Risposta da La Piadineria

    La seguente risposta mi è stata data attraverso Facebook e con piacere la ripubblico.


    Buongiorno Orazio,
    Dopo aver raccolto tutte le informazioni necessarie in azienda rispondo agli appunti che ci muove nel suo post in merito alla gestione dei buoni pasto.

    Partiamo da una premessa: decidere se accettare o meno i ticket e quali accettare è una scelta completamente discrezionale da parte di un’azienda. Visto il peso esorbitante delle commissioni richieste dalle società che li emettono (arriviamo addirittura al 12% del valore facciale del ticket) va da sé che si tratta di una scelta soprattutto commerciale, che fa parte della strategia del brand e si modula principalmente sulla composizione della clientela. Una buona parte del nostro target utilizza i ticket e quindi nei nostri negozi accettiamo tutti i principali buoni pasto.

    Come da lei evidenziato anche la scelta di concedere un buono sul valore non consumato del buono pasto è una decisione dell’azienda: accontenta il cliente e lo invoglia a tornare nel nostro punto vendita. Ma perché da noi questo buono scade nel giro un mese? La motivazione è soprattutto di ordine pratico: gli scontrini sono stampati su carta termica e l’inchiostro tende a sbiadire col passare del tempo. Quando abbiamo cominciato ad accettare i buoni pasto subito ci siamo accorti che una scadenza andava fissata. I 30 giorni ci sono sembrati un buon compromesso per fidelizzare la clientela.

    Veniamo ora all’insinuazione più grave (e mossa con troppa leggerezza a nostro parere): quella di incorrere nel reato di evasione fiscale.

    Come si evince dalla stessa fonte da lei citata:

    La cassa del negozio deve emettere uno scontrino pari a quanto effettivamente consumato dal cliente e – eventualmente – emettere un buono per il disavanzo rispetto al valore nominale del ticket.

    “Nei casi in cui il prezzo del servizio/bene acquistato dal lavoratore presso l’esercizio convenzionato: sia inferiore al valore del ticket, […] si ritiene comunque possibile emettere uno scontrino unico per la somministrazione/cessione parziale, per importo equivalente all’intero valore del buono ritirato, ed indicare il credito a mano sullo stesso scontrino/ricevuta fiscale o su un bigliettino allegato”

    L’azienda è invece tenuta a fatturare il valore facciale del buono e su questo vengono applicate e correttamente pagate le tasse perché:

    “La consegna del ticket restaurant da parte del lavoratore, cliente dell’esercizio convenzionato, è un’operazione non soggetta ad IVA;
    Infatti, l’operazione che rileva ai fini IVA è la prestazione di servizi (ovvero cessione di beni) che l’esercizio convenzionato rende nei confronti della società emittente i ticket. Tale prestazione di servizi consiste nell’impegno ad effettuare la somministrazione ovvero cessione di beni (di cui al DPCM del 18 novembre 20014) alla presentazione del ticket. Trattandosi di prestazione di servizi, il momento di effettuazione ai fini IVA è quello disciplinato dall’art. 6 del DPR n. 633/1972, quindi, all’atto del pagamento del relativo prezzo o, se anteriore, al momento in cui l’esercizio convenzionato emette fattura alla società emittente i ticket”.

    Semplificando: il ticket non è un ricavo al momento della vendita in negozio, lo diventa solo al momento della fatturazione nei confronti della società emittente.

    Da qui si capisce bene che la scelta di concedere un buono va a vantaggio e non a svantaggio del cliente, che può comunque consumare l’intero valore del suo ticket.

    Come può vedere gestiamo tutto a norma di legge e con la massima trasparenza. Spero di averle fornito una risposta esaustiva, alla quale sono certa che, come cliente e come giornalista, darà il corretto risalto.

    Restiamo a disposizione per qualsiasi ulteriore informazione.

    Customer Care and Support
    GRUPPO LA PIADINERIA SRL
    servizioclienti@lapiadineria.com

    Considerazioni finali

    Devo fare anche i complimenti alla società che mi ha piacevolmente stupito. Non capita tutti i giorni di ricevere una risposta così puntuale e precisa.

    Sulla questione della carta termica, problema che realmente esiste, probabilmente si possono trovare altre soluzioni, o comunque i clienti che si presentano con un foglio quasi bianco poiché scolorito devono essere rimbalzati. Non si può fare di tutta l’erba un fascio.

    Sulla questione dell’evasione, come premesso, non sono un fiscalista e ho messo i miei dubbi in forma interrogativa, sperando proprio in una risposta del genere.

    Ribadisco i miei complimenti per come la società ha gestito il caso. Un esempio di come un problema si può girare in opportunità di visibilità.

  • Passa a Tre Italia e il credito diminuisce da solo

    Passa a Tre Italia e il credito diminuisce da solo

    Oggi vorrei parlare di Tre Italia, l’operatore di telefonia mobile approdato per ultimo su questo mercato, oramai 10 anni fa.

    Ne parlo poiché nella mia vita ho avuto esperienza con tutti gli operatori (nasco con Wind, passo a TIM e quindi a Vodafone, per tornare poi in TIM) ma mai con la 3. Ne parlo soprattutto perché, essendo passato da poco con questo operatore, ho avuto, fino a ora (e stiamo parlando di 15 giorni) già una pessima esperienza.

    Il mio principale dubbio riguardava la copertura fuori dalla città, ma vivendo comunque per il 90% del tempo a Milano, o zone limitrofe, ho deciso di tentare e dare una chance anche a Tre Italia.

    Raccontiamo i fatti: cerco un nuovo operatore per risparmiare qualcosa e per avere un servizio migliore rispetto a TIM con cui mi trovavo, mi imbatto nell’offerta All-in 400 extra, la quale, riassumendo molto velocemente, al costo di 10 euro mensili mi da:

    • 400 minuti
    • 400 sms
    • 4 GB di traffico

    Che per un malato di Internet come me sono necessari. Inoltre mi son fatto ingolosire dal fatto che questa offerta, ogni 6 mesi, raddoppia minuti ed sms.

    Il costo originale è di 12 euro, che diventano 10 se ti leghi a loro per 30 mesi e attivi entro una tot. data.

    Bene, ho tutto ciò che è necessario per fare l’attivazione e pagare 10 euro… andiamo!!!

    Il passaggio è veloce e indolore, dopo due giorni sono già con l’operatore perfettamente funzionante.

    C’è da fare il passaggio del credito residuo da Tim a 3 Italia, avevo ancora 28 euro di credito, quindi mi adopero subito per recuperare questi soldi. L’operatore mi dice che serve qualche giorno e quindi attendo.

    Dopo pochi giorni, in effetti, mi arriva un sms da Tre con il quale mi dicono che ho a disposizione 11,99 che mi sono stati accreditati… peccato che non c’era nulla sul mio credito.

    SMS di accredito credito residuo
    L’SMS con cui mi comunicavano l’accredito

    Chiamo l’operatore e mi dice che dopo un paio di giorni mi verranno accreditati. In effetti è così, dopo due giorni mi vengono accreditati. Durante la telefonata l’operatore si perde, vede in qualche posto 15,90 euro, non so, fa confusione, ma mi dice che in un paio di giorni mi sarebbero arrivati.

    C’è però un problema: partivamo da 28 euro e siamo arrivati a 11,99… i restanti?

    [ads1]

    L’operatore della Tre mi informa che questi sono arrivati da Tim… va bene, non posso controbattere, chiamo Tim e chiedo estratto conto e sono ancora in attesa. Qui c’è una mancanza di Tim, ma li richiamerò e cercherò di farmelo mandare. Mancano 16 euro, l’operatore della Tre mi ha anche anticipato che probabilmente Tim tratterrà dei costi e che l’operatore britannico trattiene 2 euro. Ma da 2 euro di Tre a 16 di Tim la differenza è un po’ tanta… quindi c’è da capire dove son finiti questi soldi.

    Lasciamo da parte questi “piccoli” dettagli e vediamo altro. Dovrò probabilmente sbrigare la situazione con il mio vecchio operatore (almeno spero che sia veramente così).

    Sin dal primo giorno ho notato degli ammanchi sul conto, piccolissime cifre, parliamo di decine di centesimi, ma la questione mi ha insospettito poiché con praticamente tutto coperto, e solo pochi giorni di attività, era strano aver già speso una quarantina di centesimi.

    Ho così controllato l’APN, per capire se non avevo impostato uno errato, ma si trattava di quello giusto.

    Chiamo ancora l’operatore il quale subito, senza quasi ascoltarmi, mi dice che ho sforato i limiti mensili. Gli spiego che non sono sprovveduto, che ho già controllato e non è normale ci siano ammanchi. Mi chiede se ho un iPhone, rispondo di sì e mi dice che è il messaggio di attivazione di iMessage.

    Ringrazio e chiudo… cerco su Internet e in effetti iMessage all’attivazione manda un sms internazionale che Tre mi fa pagare 30 cents. Mancano ancora 10 cents ma archivio il tutto come risolto.

    Attivazione iMessage con SMS internazionale
    La prova dell’SMS internazionale servito per attivare iMessage

    Passano ancora pochi giorni e trovo nuovamente un ammanco di 9 cents. Controllo su app di Tre e trovo 0,09 euro per spese dovute a App&Store di Tre… faccia perplessa e chiamo ancora l’operatore per capire di cosa si tratta. Mi spiega che c’è un segnalibro e che probabilmente ci son finito dentro per errore e che queste pagine costano 0,09 cents a consultazione.

    Ammanco nel credito per app&store di 3
    Ammanco di 9 cents dovuto a App&Store di 3

    Io però sono certo di non esserci andato e sono abbastanza certo anche della prima volta, quei 10 cents che ancora mancavano e che avevo archiviato.

    Ammanco per App&Store di Tre Italia
    Primo ammanco, di inizio contratto, di altrettanti 9 cents per App&Store di Tre

    Se è un segnalibro ci sarà una pagina Web e quindi ci sarà nella cronologia di Safari… ecco, guardate voi stessi (PS: orologi, borse e collanine non le ho cercate io ma la mia ragazza, giusto per essere chiari :) ).

    Cronologia di navigazione del telefono
    La cronologia di navigazione dove non appare App&Store di Tre Italia

    Nessun accesso a nessuno store il giorno 14… Non è che siamo in presenza di una “truffa di Tre“??? Chiedo eh (e metto in virgolette perché non voglio accusare nessuno)… mi piacerebbe però avere risposte.

    Purtroppo non ho la controprova poiché la cronologia di inizio luglio oramai è tardi per recuperarla.

    Comunque sia, i problemi non finiscono qui. Ricordate che dovevo pagare 10 euro al mese? Bene, da Rid mi arriva la richiesta per 15 euro. Aspetto un paio di giorni per avere nell’estratto conto l’operazione e scopro che si tratta di Tre che mi addebiterà il 21 luglio questi soldi. Ma io dovevo pagare 10…

    Chiamo l’operatore che mi dice che c’è da inviare un fax (UN FAX, UN FAX, nel 2015 UN FAX… sì, un fax) con i documenti e la richiesta di chiarimento o di addebbito/accredito o chissà di quale altra diavoleria. L’operatore dice testuali parole:

    Mandi un fax e la ricontatteremo in giornata

    Il fatto??? Nessuno mi ha contattato e pagherò per il primo mese 15 euro anziché 10 e forse poi me li riaccrediteranno.

    Semplice passare a Tre vero? Offerte convenienti vero? Ricordo male o il loro claim faceva:

    Meglio cambiare no!?

    No… la risposta è no, non è meglio cambiare. 10 giorni almeno 5 telefonate e badate bene perché non è semplice parlare con un operatore Tre. Infatti bisogna chiamare, decidere cosa si vuole, lasciare una “prenotazione” e poi verrete richiamati, attenzione a non perdere la telefonata perché è complesso farsi richiamare.

    Ah, ricordate il dubbio sulla copertura di Tre? Sì!? Bene, a Milano nessun problema, un buon operatore (forse c’è di meglio in giro), ma se vi spostate un po’ di più… addio. Ero in provincia di Varese (attenzione, ho detto Varese, non Appennini né Aspromonte, parlo di Varese, in Lombardia) e il mio cellulare era completamente morto, mentre amici e parenti, con i loro Tim, Vodafone e Wind (perfino Wind che certamente non eccelle) si scambiavano foto e video, io facevo il calimero della situazione…

    Un consiglio? State valutando Tre? Allontanatevi immediatamente da quel sito, chiudete tutto, uscite dal 3Store, cambiate idea…

    PS: ci dovessero essere nuovi sviluppi aggiornerò l’articolo.

    Update 1 del 20 luglio 2015: ovviamente a seguito del mio fax non ho ricevuto alcuna chiamata o comunicazione, quindi ho telefonato io nuovamente oggi la Tre dove un maleducato, e decisamente sgradevole, operatore mi ha risposto che è chiaro il perché dei 15 euro: 10 euro per il mensile + 5 euro per l’attivazione.

    Al di là del fatto che io ho già pagato un’attivazione della scheda, dal valore di 10 euro (con 5 di ricarica), comunque ho letto le condizioni della promozione all’arrogante operatore.

    Soprattutto ho letto questo passaggio:

    Costo di attivazione ALL-IN 400 Extra pari a 9€, scontato a 0€ per i nuovi Clienti che richiedono la portabilità del numero

    Al ché ho due domande:

    1. Mi chiedo dove ha studiato matematica l’operatore, poiché a casa mia 10 + 9 fa sempre 19 e mai 15, quindi comunque ci sarebbe un errore;
    2. Anche qualora fosse 15 (o 19, o il prezzo che preferiscono), gli operatori sono messi al corrente su ciò di cui danno assistenza?

    Per completezza di informazioni aggiungo lo screenshot con le condizioni, prese direttamente dal sito dell’operatore.

    Costo di attivazione All in 400 extra
    Le condizioni economiche di All in 400 extra

    Ecco, a quel punto, dopo avergli letto le condizioni, l’arroganza dell’operatore è cambiata.

    Mi è stato detto che è stato autorizzato ad accreditare i 5 euro e che li troverò entro un paio di giorni sul credito del telefonino.

    Aspettiamo e vediamo…

    Update 2, sempre del 20 luglio: per evitare di sbagliare, ed essere sicuro che il mio problema sia chiaro, ho condiviso il link di questo articolo via messaggio diretto a Tre (su invito di Tre stessa che evidentemente non ha piacere a parlare pubblicamente dei problemi che riscontra), la quale dice di non poter aprire i link. Glielo ho accorciato e questa volta messo in pubblico, magari ce la faranno ad aprirlo.

    Ecco il tweet… risponderanno risolvendo?

    Update 3 del 21 luglio: dall’ufficio centrale di Tre, quindi non un call center, si son scomodati dopo la segnalazione attraverso tweet. I problemi son stati risolti e i soldi riaccreditati. Il dipendente di Tre aveva letto benissimo questo post e conosceva bene la questione. Hanno ammesso che era presente un errore (incongruenza) tra i dati del sito e le loro direttive e hanno sottolineato come faranno rimborsi a tutti gli utenti.

    Il gentile operatore mi ha disattivato anche tutte le possibili “distrazioni” come l’App&Store.

  • Costa Crociere trasloca in Germania

    Costa Crociere trasloca in Germania

    Michael Thamm, amministratore delegato di Costa Crociere è stato molto chiaro: l’azienda trasloca e due terzi dei dipendenti andranno ad Amburgo.

    Ciò perché la condanna a 16 anni di carcere per Schettino è il simbolo di una “cultura da estirpare”.

    C’era un tempo in cui gli italiani erano:

    Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori

    Come se il solo Schettino, il solo operato di un uomo (tra i meno eccelsi del Paese), fosse sufficiente a giustificare una migrazione di un’azienda.

    Eppure in quella sala, dove il manager pronunciava quelle parole, non uno che sia alzato a chiedere:

    Signor Thamm, ma cosa sta dicendo? Non è che c’è un chiaro intento politico in questa mossa? Non è che i tedeschi vogliono ciò che è fiore all’occhiallo degli italiani?

    Niente, nessuno. Eppure la stessa Carnival, quando acquisì la società genovese, dovette imparare come si gestiscono le crociere. Eppure la Costa è sempre stata considerata nel mondo come una delle migliori società turistiche. Basta un incidente provocato da incuria di pochi umani a giustificare il trasloco per qualche migliaio di lavoratori?

    La classe politica, che ancora una volta non è all’altezza della situazione, sonnecchia…

    PS: lo so che non significa nulla, ma ad Amburgo non c’è nemmeno il mare, c’è solo un canale che sbocca poi sul mare; così, giusto per completare le informazioni, giusto per capire come sia il colmo togliere a Genova la Costa per darla ad Amburgo.

  • Il Fatto Quotidiano e Facebook

    Il Fatto Quotidiano e Facebook

    Oggi ho letto un articolo del quotidiano diretto da Marco Travaglio in cui si metteva in evidenza come in Facebook si lavora male.

    L’articolo non mi ha convinto ma in mancanza di altre fonti dirette non avrei potuto controbattere.

    Stasera però ho letto interventi di amici, che nel social di Zuckerberg ci lavorano, e i commenti sono quantomeno sarcastici sull’articolo.

    Il dubbio l’ho avuto anche stamane: come si fa a pensare che i dipendenti di Facebook si possano lamentare per le pietanze abbondanti in mensa? Come si fa a dare voce a una moglie (evidentemente) annoiata che si lamenta perché le chiedono consigli?

    Piuttosto perché al Fatto Quotidiano non mettono in evidenza come si stanno per quotare in borsa con dei numeri esigui sui visitatori del sito e di conseguenza sul conto economico?

    Chissà se il buon Travaglio risponderà alle polemiche oppure come al solito farà un proprio monologo senza possibilità di risposta…

  • Chiude Pompi a Roma

    Chiude Pompi a Roma

    Leggo della chiusura di Pompi a Roma e non mi stupisco…

    Per i non romani: Pompi è il regno del tiramisù in città. 57 anni di attività a piazza Re di Roma sempre contraddistinti da quello che, a detta di tutti, è il miglior dolce nella capitale.

    Al suo posto aprirà un locale cinese. Il proprietario del locale avrebbe preso questa decisione perché quello che un tempo era una miniera d’oro oggi perde 4.000 euro al giorno. Chiude polemizzando con il municipio e ha anche ragione…

    Quando arrivai a Roma nel 2004 non c’erano tantissime regole in capo ai locali notturni, le aperture erano possibili fino a notte fonda e la chiusura era regolata dalla presenza di clienti. Anche nelle strade, là dove c’era un’attività che produceva guadagno, i vigili urbani spesso chiudevano un occhio.

    In quegli anni i locali come Pompi facevano affari d’oro e i turisti, provenienti da tutto il mondo, versavano nelle casse di questi locali migliaia di euro. A tal punto che un bar come Pompi è arrivato ad avere 60 dipendenti. Stiamo parlando quindi di una piccola impresa, non più di un semplice bar.

    Intorno al 2008 l’amministrazione comunale guidata da Alemanno decide di far chiudere i locali alle 2 di notte (legge copiata anche nel resto d’Italia), pena una multa salata. Ci sono locali che si allineano e locali che invece decidono di pagare poiché il guadagno è maggiore.

    La motivazione è semplice: disturbo della quiete pubblica.

    Piazza Re di Roma, sede di Pompi, è in un’area ad alta presenza di automobili e proprio per questo motivo spesso i frequentatori del bar parcheggiavano in doppia fila o in modo da lasciare l’auto recando meno disturbo possibile, ma comunque violando il codice della strada.

    [ads1]

    Ai vigili inizia a non andare bene, dal 2009 fioccano le multe e i clienti diminuiscono. Il comune installa anche un salvagente centrale che in pratica impedisce totalmente di parcheggiare. È la fine del parcheggio selvaggio e con esso anche dei clienti del locale.

    Oggi la decisione della chiusura. Rimangono a casa 60 persone, i cittadini perdono un locale a loro caro ma almeno i residenti saranno contenti…

    Peccato che Pompi è solo un esempio e che lo stesso si replica in altri migliaia di casi e non solo a Roma. L’Italia sta respingendo il turismo, il divertimento e sta danneggiando il lavoro solo per il quieto vivere.

    Mentre altre città vivono grazie al turismo noi odiamo gli stranieri perché vengono a sporcare e a far casino. Poi chiediamoci perché non c’è più lavoro…

    Chiudo citando il proprietario del locale:

    ora i residenti avranno tanto tempo e la quiete necessaria per imparare il cinese

    Inoltre qualche gran genio, anziché capire il messaggio, ha fatto polemica per il contenuto del cartello.

    Update: in considerazione del fatto che ho ricevuto qualche critica per questo post, devo sottolineare che forse, in effetti, sono stato poco chiaro. Non intendevo minimamente dire che il parcheggio in doppia fila è corretto, assolutamente no. Quello che ho voluto dire, ma forse era poco chiaro, è che il comune, secondo me, dovrebbe tutelare attività del genere è in zone ad alto traffico forse andrebbero creati dei parcheggi e delle zone ad hoc. Come fatto con il parcheggio sotto piazza di Spagna, forse anche a Re di Roma (così come a San Giovanni o a Ponte Milvio durante le partite) va creato qualcosa di simile, per due motivi: far si che i residenti parcheggino in tranquillità e tutelare attività che altrimenti verranno danneggiate.

    In altre città si tutelano i posti di lavoro e le attività che li creano, trovando soluzioni funzionali ai problemi; qui da noi si trova la soluzione più semplice che danneggia un po’ tutti.

    Questione differente invece per la regola delle 2, la quale, secondo me, è semplicemente una regola stupida.

  • Voltura di ENI Gas e Luce

    Voltura di ENI Gas e Luce

    State per affrontare la voltura di un contratto Eni? In bocca al lupo…

    Vi porto a conoscenza della mia storia, nella speranza che possa servire a qualcuno per evitare qualche passaggio.

    Inizio ad avere a che fare con Eni in Aprile del 2013, quando mi chiama un call center e mi informa delle tariffe di Gas e Luce con l’azienda a sei zampe. Un po’ per dubbi su Enel (mio precedente fornitore) e un po’ ingolosito dalle tariffe vantaggiose, decido di accettare e di passare con entrambi a Eni.

    Mi arrivano a casa i documenti dopo 5 giorni, li firmo e li rimando indietro… il silenzio, non ho più notizie.

    Mi continuano ad arrivare le fatture da Enel che pago regolarmente.

    In Novembre oramai penso che qualcosa è andato per il verso sbagliato e quindi lascio cadere la questione.

    A dicembre, quindi dopo 8 mesi dalla prima telefonata, mi arriva la prima fattura di Eni con periodo di interesse che va dall’1 agosto 2013 al 20 dicembre 2014, quindi penultimo e ultimo bimestre dell’anno. Inutile dire che a quel punto tale fattura è totalmente inaspettata. Chiamo la società sottolineando come io abbia continuato a pagare Enel e che quindi non volevo doppiare il pagamento, anche perché da parte loro non mi era arrivata alcuna comunicazione. La loro risposta è stata che da agosto ero un loro cliente e quindi la fornitura è stata loro compito, di chiamare l’altro fornitore e farmi rimborsare.

    In effetti, chiamando Enel, quest’ultimi ammettono l’errore e mi rimborsano il tutto attraverso un assegno, compresa la cauzione per le aperture dei contratti (assegno arrivato a marzo circa, quindi dopo 3 mesi, giusto per sottolineare quanto sono veloci).

    Comunque, al di là di questi disguidi, che visto quanto successo attribuisco più a Enel che a Eni, la continuazione del contratto è regolare e senza particolari problemi.

    Succede che a giugno del 2014 decido di traslocare, cambiando casa, diventa quindi fondamentale chiudere i servizi attivi nella vecchia abitazione e fare la voltura nella nuova. Il vecchio proprietario della nuova abitazione mi mette a disposizione l’ultima fattura e non posso che essere contento del fatto che il fornitore sia Eni, anche perché fino a quel punto mi ero trovato bene.

    Faccio la prima telefonata il 31 maggio del 2014 nella quale chiedo ufficialmente la voltura di gas e luce. La voltura, per chi non lo sapesse, è quell’azione che consente di cambiare nominativo mantenendo il contratto in essere (in realtà si chiude e si apre immediatamente un altro contratto).

    Il 31 maggio, dicevamo, chiamo e do il POD del punto gas e il PDR del punto luce, comunicando la lettura del puntatore gas. Non comunico quella luce perché con i contatori attuali loro possono fare l’autolettura da remoto. Do il mio vecchio numero cliente, quello della vecchia abitazione, e il numero cliente del vecchio proprietario della nuova casa. Insomma, Eni ha in mano tutto il materiale necessario per fare queste operazioni.

    In quella fase chiedo di non cessare il vecchio contratto ancora per qualche giorno, di poter avere due contratti per circa mezzo mese. La gentile signorina mi dice che va bene ma che mi avrebbero dato un nuovo numero cliente, non vedendoci nulla di male accetto.

    Dopo una settimana mi arriva a casa il contratto gas che firmo e rimando indietro. Mi rendo conto che ho firmato solo gas e la cosa mi insospettisce, ma lascio passare ancora qualche giorno. Nel mentre tengo d’occhio il sito di Eni (questo fatto veramente bene) dove al nuovo numero cliente mi viene assegnato solo il contratto gas.

    Verso il 15 di giugno, quindi dopo 15 giorni dal trasloco, chiamo Eni per chiedere lumi (è proprio il caso di dirlo) sul contratto luce e per chiudere il vecchio contratto che oramai non mi serve più.

    Esordisco nella telefonata chiedendo la disdetta di gas e luce nella vecchia abitazione, la risposta è che dovevo fissare un appuntamento sul posto per la chiusura dei contatori; sottolineo che non ho più le chiavi per accedere ai contatori e il call center mi dice che allora non si può fare nulla perché serve che io abbia le chiavi. Ma come? C’è un contratto a nome mio e io non ho il potere di disdirlo? Ebbene sembrerebbe di sì… la soluzione è quella di far fare la voltura alla proprietaria di casa o alla nuova inquilina.

    Sorvolo su questo punto con l’intento di informarmi bene prima di controbattere e chiedo quindi perché non mi sia stato attivato il contratto luce nella nuova casa. La risposta immediata è stata:

    ha rimandato indietro il contratto che le abbiamo mandato?

    La risposta:

    sì, ma ho l’impressione che quello sia solo per il gas, mentre io parlo della luce

    La sua risposta:

    Mandi indietro quello gas, noi poi lo prenderemo in carico e chiuderemo l’attivazione

    La risposta non mi convince ma va bene… mi informerò meglio e poi eventualmente richiamo.

    Per quanto riguarda la chiusura del contratto non trovo granché, non penso ci sia una legge che mi obblighi a essere sul posto per la chiusura, ma noto che praticamente tutti gli operatori chiedono la stessa cosa, quindi penso che sia vero, che c’è bisogno di me.

    Nel mentre mi chiama anche la proprietaria della vecchia casa la quale mi chiede l’ultima fattura per poter far fare la voltura alla nuova inquilina, quindi penso che la questione sia risolta così: anziché chiudere il contratto ci sarà qualcun altro che farà la voltura e per me la questione è risolta.

    Rimane la questione voltura della luce nella nuova abitazione. Faccio passare qualche altro giorno e verso la fine di giugno richiamo. Solita domanda:

    Ho fatto richiesta di voltura, forse mi avete fatto quella gas ma non quella luce, anche perché su Internet vedo il gas oramai attivo ma della luce non c’è traccia

    Risposta:

    Lei ha inviato i documenti che le abbiamo mandato?

    Inizio a pensare che sia la prima domanda che fanno di default e rispondo di sì, che però i documenti sono del gas e non della luce, per la quale non ho mai ricevuto nulla. Il tipo mi dice di attendere qualche altro giorno per la presa in carico della pratica e poi, se non ho ricevuto informazioni, di richiamare.

    Comunque mi tranquillizza, dicendomi che vede la documentazione che gli ho mandato e che quindi è solo una questione tecnica.

    Non sono completamente convinto, anche perché questa volta questo tipo fa confusione tra il mio vecchio contratto e il nuovo, ma mi tocca aspettare ancora. Siamo già a fine giugno, quindi a un mese da quando sono entrato in casa.

    Faccio passare ancora qualche giorno e chiamo di nuovo, siamo intorno al 10 luglio. Solita formula introduttiva, soliti dati comunicati: numero cliente, PDR, vecchio cliente, nomi, ecc. e solita spiegazione di quanto successo.

    [ads1]

    Il tipo parte subito dicendomi che vede la richiesta di voltura di gas e luce, finalmente mi pare di vederla in fondo al tunnel, ma mi dice che è stata fatta da una persona a me sconosciuta. Sottolineo che c’è un errore e lui mi spiega che nella mia vecchia casa è stata fatta la richiesta che è in lavorazione. Rispondo che non chiamo per quello ma per la nuova casa, che non so chi sia la persona che è entrata al posto mio nella vecchia casa e né mi interessa.

    Finalmente ci mettiamo sulla stessa lunghezza d’onda e mi dice che per il mio nuovo contratto vede la voltura gas in lavorazione e che non ha documenti per la voltura luce. Finalmente capisco che è quello che pensavo sin dall’inizio il problema. Chiedo come risolvere e mi viene detto che mi sarà inviato il nuovo contratto luce power da firmare, di avere pazienza per circa 2 settimane. Chiudo fiducioso…

    Verso il 15 di luglio è periodo di fatture, mi arriva quella del gas per la nuova casa e quella luce e gas nella vecchia casa. Mi rendo conto che sto pagando ancora per casa vecchia, fino al 30 luglio, pagamento in anticipo su consumi che potrei fare.

    Chiamo ancora e spiego la mia situazione per la vecchia casa, che c’è una voltura e che quindi la fattura non è corretta. Qui succede quello che non mi sarei mai aspettato: la signora controlla e mi dice che vede la voltura in lavorazione, che finché non viene definitivamente chiusa i consumi sono a carico mio ma che sono le 18 e lei deve correre a prendere il treno, quindi mi chiede di richiamare.

    Stupito e incredulo chiudo e richiamo immediatamente: rispiego il tutto e anche il nuovo tipo mi dice che c’è in lavorazione la pratica e che appena terminata avremmo fatto i conti totali, mi consiglia lui stesso di non pagare e attendere.

    Infatti faccio così e dopo circa 5 giorni mi arriva una nuova fattura con circa 270 euro di saldo ai quali vengono però presi i consumi di giugno e luglio, cioè quando io non abitavo più nella vecchia casa. Si tratta comunque di soli 7 euro e soprassiedo.

    Verso inizio agosto (siamo a due mesi dall’ingresso in casa), non essendomi arrivato nulla da firmare chiamo nuovamente e trovo una persona che mi sembra sveglia. Spiego il tutto e questa persona si mette a disposizione, mi dice che per la luce non vedono nulla e mi spedisce in diretta una mail con il contratto da firmare e mandare per fax. Per il vecchio contratto mi dice che c’è il saldo di 262 euro che mi devono essere rimborsati e mi chiede dove voglio ricevere l’assegno, comunico il nuovo indirizzo di casa e quindi sono fiducioso di avercela fatta.

    Vado in ferie e torno a casa verso il 20 agosto, mi aspettavo di trovare una conferma di contratto, un assegno o qualcosa nella buca delle lettere ma non trovo nulla.

    Guardo su Internet e vedo che la situazione è ancora di solo gas attivo e nessuna traccia della luce. Chiamo e spiego la situazione, mi dicono che il contratto firmato è arrivato ma non è stato preso in carico, chiedo di accelerare con questo lavoro e mi dicono che ora la pratica andrà avanti. Onestamente mi dimentico di chiedere per l’assegno, comunque per la questione luce il tipo mi dice di richiamare tra un paio di settimane.

    Ne faccio passare 3 e richiamo verso la metà di settembre. Chiedo a che punto siamo e mi viene detto che la pratica è in lavorazione, che è stata spedita al fornitore di zona e che quindi attendono anche loro risposte, di richiamare dopo una settimana.

    Lascio passare (ho anche altro da fare nella vita) e oggi ricevo una telefonata dal vecchio proprietario di casa il quale mi avvisa di:

    • aver ricevuto una fattura da Eni di piccola entità per la sola luce
    • di aver chiamato il fornitore il quale gli ha comunicato che:
      • il contratto è ancora a nome suo
      • che se vuole risolvere la questione deve disdire completamente il contratto

    Per fortuna il vecchio proprietario di casa è una persona intelligente e quindi non ha chiesto la chiusura del contratto ma mi ha chiamato per chiedere come mai. Se avesse disdetto il contratto oggi probabilmente mi sarei ritrovato senza luce e anziché la voltura sarei stato costretto a fare il subentro. Dopo aver spiegato quanto successo al vecchio prorietario, chiamo Eni questa volta decisamente incacchiato.

    Mi viene detto che il contratto risulta a mio nome dal 21 settembre, quindi le forniture da questa data mi saranno contabilizzate sul mio numero cliente.

    Alla mia domanda sul come mai su Internet ancora non vedo il contratto a nome mio il call center ha glissato e sulla risposta al vecchio proprietario mi ha detto che non è responsabile di quanto detto da una sua collega.

    Chiedo anche che fine ha fatto il mio assegno e mi viene detto che lo riceverò a fine ottobre.

    Per ora almeno il contratto nella mia vecchia casa sembra essere cessato, anche se io non ho visto ancora i soldi del saldo dato da anticipi su gas non consumato e cauzioni versate.

    Sul nuovo contratto, considerando che fino a oggi il sito di Eni è stato puntuale, sono pronto a scommettere che il 21 settembre in realtà non è successo nulla e sono straconvinto che dovrò chiamare nuovamente il numero 800.900.700, premere 5 per modifiche di contratto e 9 per parlare con un operatore che, al solito, non saprà dirmi nulla e fare altrettanto…

    Stay tuned… la storia con Eni non finisce qua e aggiornerò questo articolo con quanto continuerà a succedere.

    Update: intorno al 6 ottobre Eni ha attivato un nuovo contratto, con nuovo numero cliente.

    Update 2: il 10 ottobre mi ha chiamato un impiegato interno della società fondata da Enrico Mattei, nella quale mi si chiedeva se è tutto ok, se i problemi sono stati risolti e mi spiegava minuziosamente quanto successo dal primo all’ultimo momento.

    Semplice cura del cliente, avranno letto questo articolo oppure questo tweet:

    Non lo so e non lo saprò mai, ma la situazione è stata aggiustata.

    Mi dovrebbe arrivare l’assegno tra qualche mese e dovrò rimborsare personalmente il vecchio proprietario di casa.

    Update 3: ENI in data 22/10/2014 è stata condannata a risarcire più di 10.000 utenti proprio per i ritardi.

  • Benzinaio di Lipari, tu alzi il PIL italiano

    Benzinaio di Lipari, tu alzi il PIL italiano

    Oh, caro amico benzinaio di Lipari, tu che hai l’unica pompa in tutta l’isola, sì, proprio tu, a te rivolgo questa mia lettera.

    Caro amico, tu non lo sai, ma con il tuo piccolo distributore mantieni il PIL alto in Italia e favorisci lo sviluppo turistico nel Bel Paese.

    Tu, proprio tu che rifornisci scooter noleggiati dai turisti, auto degli abitanti e, soprattutto, barche di passaggio.

    E che barche… solo quest’anno si sono avvistate sull’isola gli yacht di Marchisio, Messi e lo sceicco di Abu Dhabi con la sua Topas (non è la fidanzata ma il nome della nave caro amico).

    Addirittura qualcuno giura di aver visto anche Steve Jobs (o quantomeno la sua imbarcazione).

    Caro amico benzinaio lo so che stai soffrendo con me… lo so che hai avuto problemi con i rifornimenti rimanendo senza un goccio di carburante e so anche che il tuo piccolo distributore non può far rifornimento alla Topas…

    Che ci puoi fare? Soffro con te…

    A proposito… Mi devi ancora 1 euro perché al self service mancava la carta per il resto ( :D )

    Ecco, dopo la mia lettera un po’ scherzosa, cerco di fare una riflessione un po’ più seria.

    Leggo a pagina 4 di MilanoFinanza di oggi che sulle Eolie sono rimasti senza carburante. Non so se sia stato proprio il caso dell’unica pompa sull’isola di Lipari o in qualche altro punto dell’arcipelago, ma il fatto, sostanzialmente, non cambia.

    Le Eolie sono isole piccole e i turisti hanno bisogno del carburante. Lasciare all’asciutto questi posti significa limitare il turismo.

    Ma se il ragazzo che rimane a piedi con lo scooter è un problema relativo; se il noleggiatore che non può fittare i mezzi, nel mese più importante dell’anno, ha qualche problema maggiore.

    Se tutto ciò è vero, è anche vero che un disagio del genere può creare veri e propri problemi ai ricchi, a quelli che quando vanno in giro si fanno seguire da una scia di soldi, a quelli che dovremmo attirare maggiormente sulle nostre terre meravigliose e non creargli disagi; sono loro che con i loro soldi possono alzare (sul serio) il PIL italico.

    La Topas è una nave da 140 metri (lo definiscono yacht), che trasporta uno sceicco di Abu Dhabi, probabilmente lo stesso che ad Acireale ha acquistato la Perla Jonica, una struttura turistica da 400 camere, la quale dovrebbe diventare una struttura super lusso.

    Io immagino che lo sceicco abbia fatto rifornimento prima di partire, anche perché con il costo della benzina in Italia sarebbe un folle (ricco sì, ma fesso no). Ma se così non fosse? Se invece la Topas avesse avuto bisogno di rifornimento alle Eolie? Quanto carburante imbarcherà una bestia del genere e quanto sarebbe il guadagno per un’azienda che lo ridistribuisce.

    [ads1]

    Ma soprattutto, e questo è ciò che mi fa più male, se avesse avuto bisogno e avesse scoperto che non esiste un distributore in grado di far fare rifornimento al suo gioiello, lo sceicco cosa avrebbe fatto/pensato?

    Secondo me se fosse un affarista avrebbe creato lui il distributore (attento amico benzinaio, concorrenza in arrivo); oppure l’alternativa è che sarebbe andato via disgustato dalla poca professionalità e poca organizzazione italica.

    Ecco, i soldi, in Italia (e soprattutto al Sud), non dovrebbero arrivare solo con gli stanziamenti europei. Secondo me è il caso che si inizi a creare qualcosa di funzionale, che si investa.

    Mi rivolgo all’Eni, poiché mi pare di ricordare che il distributore a Lipari fosse AGIP, e le chiedo se le sembra possibile, nel 2014, lasciare l’unico benzinaio dell’isola con una struttura di qualche decennio fa. Il distributore che rifornisce scooter, auto e (piccole) barche con l’erogatore di inizi anni ’90, con solo due pompe attive. Quella è una piccola miniera e potrebbe essere molto più grande. Inoltre quella è la risorsa più sottovalutata ma, allo stesso tempo, più importante per il turismo sull’isola… come si fa a lasciarla a secco nei primi giorni di agosto?

    È complesso capire che il Turismo, quello con la T maiuscola, quello che sta arricchendo la Spagna e la Croazia, quello che ci permetterebbe di stare meglio e non subire le crisi cicliche che avvengono, si crea e si mantiene con l’organizzazione, con la professionalità e facendo stare bene chi ti sta portando i soldi fin dentro casa?

    Chiedetelo alla costiera romagnola, uno dei pochissimi casi di organizzazione turistica funzionante in Italia. La Romagna non ha nulla: il mare fa schifo, la sabbia sembra fango, non hanno storia e architettura degna di città importanti, eppure… sì, con l’organizzazione e la professionalità hanno flussi turistici importanti ogni anno, da decenni oramai.

    Allora, cosa manca alla Sicilia, alle Eolie, alla Puglia, alla Calabria, insomma al sud Italia per attrarre questi turisti? Cosa manca all’Italia per meglio sviluppare il turismo?

    E il problema non è solo al sud. Roma, nonostante sia la capitale del turismo italiano (e forse anche nel mondo), ha ampi margini di miglioramento, su tantissimi aspetti. Dai mezzi pubblici agli alberghi.

    Ma tornando ai posti di mare, mi chiedo se Montecarlo abbia problemi simili alle Eolie. Oppure se le isole spagnole (Ibiza, Formentera, Palma di Mallorca o anche alle Canarie) abbiano problemi simili.

    E allora, se ce l’ha fatta la Spagna, la quale oggi vive di turismo e con questo ci sta superando in tutti i parametri che misurano la ricchezza di un paese, perché l’Italia no? Perché l’Italia non ce la può fare?

    Chiudo con una citazione di Paolo Panarei sempre su MF di oggi:

    si vuol capire che lo sviluppo di un Paese passa attraverso la capacità di attrarre capitali per gli investimenti ma anche per soddisfare le volontà di piacere dei ricchi e super ricchi?

    Update: un carissimo amico siciliano mi ha inviato uno stralcio di un quotidiano regionale in edicola il 13 agosto. Eccolo:

    IMG_2622.JPG

    Evidentemente qualcosa si muove e sembra che un nuovo distributore sarà aperto.

  • I treni Intercity al sud Italia

    I treni Intercity al sud Italia

    Cosa immaginate quando pensate a un treno Intercity? Ecco, dimenticatelo…

    La data è quella del 31 dicembre, il viaggio dalla Calabria, dove ho passato le festività natalizie, a Taranto, dove avrei passato il capodanno. L’unico mezzo che collega la zona in cui mi trovavo a Taranto è il treno Intercity 562 di Trenitalia.

    Vecchia conoscenza per me poiché già in estate, grazie a questo treno, arrivai a destinazione con circa due ore di ritardo e nonostante due rimborsi richiesti, mai ho ricevuto risposta. Il treno in compenso era pulito, abbastanza nuovo, confortevole insomma.

    Torniamo però al 31 dicembre… nonostante la brutta esperienza estiva (solo per il ritardo) ho voluto riprovare l’ebbrezza di viaggiare in Intercity sperando di non passare, a causa di nuovo ritardo, la mezzanotte di capodanno in treno.

    Con qualche timore, quindi, ho fatto il biglietto su Internet (trovato con tariffa SuperEconomy a 9 euro, ma il prezzo pieno è 45 euro) e mi sono recato il stazione. Qua è stato un susseguirsi di emozioni e di sorprese poiché il treno è arrivato in perfetto orario ma, al posto di ciò che immaginate con un Intercity, c’era il treno che vedete in foto, cioè una littorina.

    Littorina
    Il treno Littorina con il quale ho viaggiato dalla Calabria a Taranto, per 400 Km e 5 ore di viaggio

    Il motivo per cui Trenitalia fa pagare biglietti da Intercity e fa viaggiare in treni regionali (per non dire a vapore) è semplice e riguarda una normativa del dicembre 2012 quando si è deciso che il comando di apertura e chiusura delle porte del treno deve essere centralizzato e comandato dalla cabina.

    Questa normativa ha fatto sì che vari treni elettrici fossero adeguati, soprattutto e per primi i treni a lunga percorrenza, i treni notte e le frecce. Ecco che per esempio sono scomparsi definitivamente gli ultimi treni espresso che fino a dicembre 2012 hanno viaggiato, sostituiti da Intercity già logori per il lavoro fatto su altre linee.

    C’è un problema però, come detto sono stati adeguati i treni elettrici, con l’installazione di componenti elettronici e software, non i treni a diesel, e considerando che la linea ionica non è ancora elettrificata (altro scandalo) tali sistemi non possono essere inseriti sui treni con più vagoni ma sulle littorine sì (in realtà su queste già esisteva qualcosa del genere). In pratica, una locomotrice D445 (immagine a seguito) non potrà più capeggiare un treno composto da più carrozze. E considerando che queste locomotrici erano le uniche in grado di trasportare un treno degno di questo nome su rete non elettrificata, la costa ionica rimane senza treni se non i già detti littorina.

    Locomotrice D445
    Locomotrice D445, alimentata a diesel, quindi adatta a percorsi senza elettricità.

    Insomma, per la costa ionica non rimane altro che accontentarsi dei treni a unica carrozza. Residui degli anni ’80.

    Treno ALn668
    Treno ALn668, più comunemente nominato littorina

    Ma non è nemmeno tutto poiché quando è arrivato il treno ed è sceso il controllore ho chiesto se fosse quello il treno per tutta la durata del viaggio e considerato che stiamo parlando i 400Km e 5 ore di viaggio sono rimasto parecchio perplesso nel sentire rispondere di sì con tutta la tranquillità del mondo.

    Ovviamente, lo stesso capo treno, facendo il proprio lavoro, è passato durante il viaggio per controllare i biglietti. Dopo aver esibito il mio, ho chiesto se per il rimborso del biglietto (non certo per i 9 euro ma per una questione di principio) dovesse rilasciarmi lui una dichiarazione o bastava presentarmi in biglietteria. Ma il capotreno, stupito dalla domanda, mi chiede:

    Rimborso per cosa?

    Ho trattenuto a stento la risata e ho fatto notare che non stavamo viaggiando su un Intercity e lui ha risposto che bastava andare in biglietteria. La domanda che mi ha fatto, e soprattutto la naturalezza della sua sorpresa, mi ha fatto sospettare che questo treno è un habitué e non si tratta di un caso eccezionale dovuto ai pochi viaggiatori.

    Continuo il viaggio, non certo nella comodità, senza un posto assegnato (ho pagato sul biglietto una parte dovuta alla prenotazione), con un rumore di sottofondo e un cambio di marcia degno di una monoposto di formula 1 e dopo circa un’ora ecco una nuova sorpresa.

    Non si vede benissimo, ma sul mio posto stava piovendo. In pratica la pioggia dell’esterno stava filtrando nel tetto del treno e stava invadendo il mio posto e quello di fronte, sfiorando pericolosamente le valigie.

    Per fortuna qualche viaggiatore era già sceso e quindi ho potuto cambiare posto. Ho ovviamente avvisato il nuovo capotreno (nel mentre era cambiato) che mi ha risposto:

    Eh lo sappiamo, l’abbiamo segnalato

    Mentre mi gira le spalle e se ne va. Del tipo: “cosa ti lamenti, lo sappiamo, è inutile che lo segnali, tanto nulla cambia”.

    A questo punto, dopo aver girato il video scrivo su Facebook e allego anche la foto. Il messaggio lasciato fa un giro inaspettato e viene ripreso immediatamente da una fanpage su Taranto, che si lamenta di come viene collegata la città pugliese, e attraverso questa arriva (con qualche altro passaggio nel mezzo) a Roberto Galati, presidente Associazione Ferrovie in Calabria il quale in una lettera aperta rilasciata pochi giorni dopo l’accaduto scrive (riporto quasi per intero):

    A nome dell’Associazione Ferrovie in Calabria che rappresento, vorrei segnalare ai lettori della testata ed alle autorità politiche regionali, una inaccettabile contraddizione ai danni dei viaggiatori del treno InterCity 562-559 Reggio Calabria Centrale – Taranto, istituito lo scorso giugno 2013, che ormai da mesi, nel silenzio delle istituzioni, viene perpretata.

    […]Dal dicembre 2012 una normativa di sicurezza prevede che il comando di apertura/chiusura delle porte di salita e discesa delle carrozze passeggeri, sia centralizzato e controllato dalla cabina di guida della locomotiva titolare del convoglio (e quindi, ovviamente, dai macchinisti). Tale provvedimento ha portato all’adeguamento tecnologico di gran parte del parco carrozze e locomotori elettrici di Trenitalia, tramite l’installazione di condotte elettriche e centraline di vario tipo. […] Per le “nostre” ormai anziane locomotive diesel del gruppo “D445”, assegnate al Deposito Locomotive di Reggio Calabria ed utilizzate lungo la linea Jonica, non ancora elettrificata, non c’è stato nulla da fare: i programmi di Trenitalia non prevedono l’applicazione del sistema di controllo porte compatibile con le vetture “lunga percorrenza”, ovviamente non poco costoso, in quanto ritenuto antieconomico.

    […]Paradossalmente, infatti, è stato istituito a giugno 2013 il treno InterCity in questione, che unisce Reggio Calabria Centrale a Taranto, studiato in modo tale da garantire una coincidenza con un treno InterCity Notte da/per Milano Centrale nella città pugliese. In tal modo viene permesso agli abitanti della Jonica di raggiungere parte del Centro/Nord Italia con un solo cambio, dopo le innumerevoli proteste degli ultimi anni.

    […]gli standard minimi per un treno InterCity (e relativa tariffa non poco salata…) sono a mala pena garantiti. La Calabria Jonica si ritrova con il primo InterCity della storia, effettuato con materiale prettamente destinato ai treni a breve distanza.

    […]innumerevoli problemi di affidabilità delle locomotive D445 (dovuti, pare, alla mancanza di personale in grado di effettuare una adeguata manutenzione) ed al sistema di controllo delle porte delle carrozze, portano addirittura alla sostituzione di un materiale già di per sé non adeguato… con uno ancora peggiore. La prevista composizione con locomotiva e vetture, viene infatti sostituita da una vecchia “littorina” ALn668, dotata di soli 68 posti a sedere, rumorosa e spesso con aria condizionata guasta.

    Gli standard qualitativi di un InterCity diventano lontani anni luce. Le tariffe però rimangono ben chiare, ovviamente, e quindi da InterCity: la tratta Reggio Calabria Centrale – Taranto (che ricordiamo essere lunga 472 km), a prezzo pieno e senza offerte, costa 45,50 €. Ben 45,50 Euro per viaggiare sulla stessa scomoda littorina utilizzata sui treni Regionali: a tal proposito, Reggio Calabria Centrale – Taranto in treno Regionale, anche se con vari cambi, costa 20,20 Euro.

    La via d’uscita sembra attualmente inesistente: l’InterCity, tipologia di treno finanziata direttamente dal Ministero del Tesoro, non può essere trasformato in Regionale, molto più economico ed adeguato al tipo di convoglio utilizzato, perché gli oneri finanziari per il mantenimento del servizio, dovrebbero essere trasferiti dallo Stato alle tre Regioni attraversate dal convoglio (vale a dire Calabria, Basilicata e Puglia). Neanche a dirlo, tutte e tre non sembrano attualmente in grado di farsene carico. E così, si continua a pagare un prezzo da InterCity, mentre agli effetti pratici… si viaggia in Regionale.

    […]Si chiede un rinnovamento immediato del parco di automotrici utilizzate per i treni Regionali, con parziale svecchiamento dello stesso, tramite consegna di mezzi di costruzione relativamente più recente; […] elettrificazione dell’intera tratta Jonica entro e non oltre 5 anni.

    Insomma, anche grazie alla mia piccola lamentela qualcosa si è smosso. Alla fine il treno è stato puntualissimo e siamo arrivati a Taranto alle 18.55 anziché alle 19, quindi anche con 5 minuti di anticipo. Ovviamente ho richiesto il rimborso (anche fossero 10 centesimi li voglio per principio) e nessuna risposta mi è stata ancora data, né su questo viaggio né su quello della volta scorsa.

    In definitiva: Trenitalia sa bene cosa sta succedendo, non gli interessa aggiustare la situazione e anche se i cittadini si lamentano attraverso gli organi di controllo, con smobilitazioni e manifestazioni di protesta o con la semplice richiesta per riavere ciò che gli spetta, comunque Trenitalia non risponde.

    Foto di proprietà di Ferrovie In Calabria.

  • Telecom va venduta… anzi no

    Telecom va venduta… anzi no

    Non sono impazzito, non completamente almeno… il pazzo è colui il quale prima chiede la cessione di Telecom Italia e poi, quando questo avviene, dice che è un disastro.

    Ricapitolando, ecco cosa scriveva nel 2010 Beppe Grillo:

    Telecom deve essere venduta al più presto a Telefonica o a qualche grande gruppo internazionale prima che gli attuali azionisti ne spolpino anche le ossa. Telecom è morta, ma si possono espiantare i suoi organi e salvare l’occupazione ancora rimasta.
    […]
    Telecom è morta, per salvare l’occupazione residua va venduta al più presto a Telefonica e la dorsale deve ritornare in mani pubbliche dando ad ogni operatore le stessa possibilità e non a un unico soggetto.

    Questo succedeva ad Aprile 2010… ora il Beppe nazionale pubblica un nuovo post, sul proprio blog, nel quale scrive:

    L’Italia perde un altro pezzo, Telecom Italia. Le telecomunicazioni diventano spagnole. Un disastro annunciato da un saccheggio continuato, pianificato e portato a termine con cinismo di quella che era tra le più potenti, innovative e floride società italiane. Fondamentale per le politiche di innovazione del Paese. In passato, anni fa, avevo previsto questa fine ingloriosa con la cessione a Telefonica.

    E no caro Beppe, non avevi previsto, avevi richiesto.

  • Brutta esperienza con Groupon

    Brutta esperienza con Groupon

    Per tanto tempo ho cercato di capire se un’azienda come Groupon potesse realmente mantenersi guadagnando un margine su tutti gli acquisti effettuati dai propri clienti. Magari sì, ma non fino al punto di riuscire a quotarsi in borsa e fare gli utili che produce, questa era la mia idea e capivo che qualcosa mi sfuggiva, ma non capivo cosa…

    Sulla mia pelle sono arrivato al punto di capire dove sta il giochino: cioè tutti i coupon che non vengono sfruttati e nella tecnica usata dal sito per far in modo da incassare il più possibile.

    Ma andiamo con ordine e vediamo cosa mi è successo.

    Circa un anno fa acquisto questo un coupon (questo che linko) presso un centro benessere, nel dettaglio il coupon recitava:

    Soggiorno di coppia di una notte in camera doppia con colazione, una cena di 3 portate con vino, accesso alla spa e un trattamento fango a 99 € invece di 260. Relax in agriturismo nell’Oltrepo Pavese

    La società che lo erogava Ca’ de Figo, Località Cascina Fico, a Varzi (PV).

    Chiamo subito per prenotare e riscontro immediatamente dei problemi, in pratica pochissima disponibilità nel week end, con prenotazioni che vanno a distanza di qualche mese. La mia idea era un’altra: riuscire a chiudere la questione in massimo un mese, e quindi declino e dico che richiamerò.

    Lo faccio dopo una settimana e qua inizia il calvario: risponde sempre una donna che parla male l’italiano e mi dice che per prenotare devo chiamare la mattina dopo, cosa che faccio per due giorni senza risposta. Richiamo nel tardo pomeriggio e il discorso è sempre lo stesso. Così per una settimana circa… esausto lascio stare il coupon e quasi me ne dimentico. Quando manca un mese alla scadenza riprovo a telefonare per prenotare e la scena è sempre la medesima: “chiami domani mattina” e nessuno risponde.

    A questo punto contatto Groupon e il customer care mi dice che faranno delle verifiche, mi fanno aspettare un’altra settimana e alla scadenza di questa mi rimborsano il coupon sul loro conto.

    Mi dico che tutto sommato il comportamento di Groupon è corretto e che purtroppo lavorano con partner non sempre affidabili… magari potrebbero verificarli meglio ma mi rendo conto che è complesso portare al setaccio tutti i negozi e i commercianti.

    Mi ritrovo quindi con circa 99 euro sul conto Groupon da spendere… trovo questi due coupon:

    • Menu di Pesce a 39 €
    • Lussuosa SpA a 49 €

    Totale 88 € e me ne rimangono 11 sul conto, che decido di riutilizzare appena possibile. Tutto ciò succedeva circa a gennaio/febbraio.

    Lascio passare qualche giorno e chiamo la lussuosa SpA per prenotare.

    Il coupon recita:

    Esclusivo percorso spa per 2 persone con piscina riscaldata panoramica, idromassaggio, docce emozionali, sauna, bagnoturco, scrub, cascata di ghiaccio, massaggio, prosecco e frutta da 49 € invece di 220 presso l’hotel di lusso B4 Milano

    La risposta è che nel week end hanno pochi posti e che la prenotazione va per le lunghe. Capisco quindi che è un abitudine comportarsi così. Questa volta non è Ca’ de Figo ma Wellness and Beauty Spa by Angelo Caroli a Milano. Anche qua dico che richiamerò perché non riesco a programmare a 4 mesi e riattacco.

    Richiamo a inizio maggio circa e la risposta è che non hanno posto nel week end fino a ottobre (5 mesi), sottolineo che il 9 ottobre il mio coupon sarebbe scaduto e la gentile signorina mi dice che me lo fa valere per il 12 ottobre.

    Al ché prenoto per una Spa a distanza di 5 mesi, ma ovviamente, per farmi valere il coupon, la spa mi chiede il codice e così lo riscatterà entro il 9 ottobre… insomma, se dovessi avere dei problemi il 12 o se la Spa non dovesse essere seria io mi ritrovo senza nulla in mano.

    Voglio comunque essere fiducioso, e sono sicuro che da qua a ottobre non ci saranno problemi e la gentile struttura comunque, fuori dai termini, nonostante i 5 mesi di prenotazione, mi ospiterà e mi servirà come promesso.

    Quindi su questo punto, per quanto sia fastidioso prenotare con 5 mesi di preavviso, forse ci siamo.

    Andiamo ora al coupon della cena, il quale recita:

    Menu di pesce per 2 o 4 persone con bollicine di benvenuto, 5 antipasti, primo e secondo a scelta e vino a partire da 39 € invece di 110,50 all’Osteria dei Pirati di Marco Predolin in zona Piazza Cinque Giornate

    A erogare il servizio l’Osteria dei Pirati in Via Antonio Fogazzaro 9 a Milano.

    Finalmente per questo ristorante è presente MyTable (questo il sito), servizio per la gestione delle prenotazioni.

    Provo a guardare le prenotazioni e non ne trovo nei week end… mi dico che sicuramente è un errore del sito e mi riprometto di chiamare il locale per prenotare. Impossibile che un locale a Milano abbia tutti i week end occupati. Lo faccio a distanza di un mesetto circa e la risposta è che è vero, per i week end i posti son pochi.

    A questo punto contatto Groupon e mi impunto, le condizioni del coupon parlavano di prenotazione disponibile tutti i giorni eccetto lunedì, quindi se voglio il week end non vedo perché non dovrei averlo… tra le altre cose siamo oramai vicini a giugno, quindi alla scadenza del coupon e rischio seriamente di perdere i soldi. Groupon mi risponde che dipende dal locale e che se c’è posto nella settimana loro non mi possono rimborsare. Io insisto e non ho risposte… il coupon scade.

    Chiedo il rimborso del coupon poiché non mi è stato possibile prenotare a causa dell’indisponibilità dei posti. La risposta è negativa… nessun rimborso. Quindi a chi vanno i soldi del coupon? Al partner no perché non ha erogato il servizio, a me no perché non mi rimborsano… ecco, bellamente intascati da Groupon.

    Per me questa è già una bella “mossa scorretta”, ma come se non bastasse, gli 11 euro sul conto rimanenti hanno una scadenza e sono scaduti. Quindi ho perso anche gli 11 euro.

    Cioè, in definitiva:

    • pagato più di un anno fa oramai circa 99 €
    • impossibilitato a prenotare un week end su una struttura per problemi con la struttura riconosciuti da Groupon stessa
    • Rimborso su conto Groupon e non su carta di credito
    • Credito su conto Groupon che ha una scadenza, rischiando di perdere i soldi spesi
    • Nuovo coupon con cena nel quale mi viene impossibili prenotare nel week end, eppure nelle condizioni non era esplicitato
    • Perdo il coupon della cena e nessuno mi rimborsa un bel niente… soldi volatizzati a favore di Groupon
    • Coupon della Spa a forte rischio, essendo prenotato a cinque mesi di distanza ed essendo in una data successiva a quella di scadenza del coupon
    • Cattiva gestione del customer care di Groupon stesso che è stato sgradevole e a tratti maleducato

    A questo punto cerco in rete per trovare persone “sventurate” come me e scopro che ne tratta:

    Insomma, direi che Groupon si presenta come una “truffa”… probabilmente gestiscono una buona percentuale dei coupon correttamente, ma una piccola parte finiscono a far cassa.

    State per acquistare da Groupon? Allontanatevi immediatamente, è un consiglio.

    Update (scritto il 13 gennaio 2014): dopo essere stato alla lussuosa Spa non posso che fare l’update di questo articolo poiché è successo ancora qualcosa. Questa volta non mi hanno dato buca, non completamente almeno.

    In pratica avevano problemi con un massaggiatore e quindi non ci hanno potuto fare i massaggi. Ci hanno però dato un ulteriore buon per rifare il tutto, da prenotare entro il 31 dicembre.

    Chiamo a inizio dicembre e mi dicono che dal primo gennaio questa Spa sarà chiusa e se voglio il trattamento lo posso fare ma in un’altra struttura, a Lambrate. Accetto e prenoto per l’8 marzo (quindi altri 4 mesi).

    Update 1: Dopo un anno da questo articolo l’AgCom pubblica un comunicato con degli impegni presi dalla società di coupon.

  • Privatizzazione Rai

    Privatizzazione Rai

    Torno a occuparmi di emittenti televisive, e questa volta non per un abbonamento andato male ma per dati economici italiani…

    Notizia di pochi giorni fa che il governo Greco ha deciso di chiudere l’emittente pubblica ERT e licenziare 2.800 dipendenti che sono in esubero; ieri invece è arrivata la notizia che la chiusura è stata sospesa.

    Proprio da questa notizia son partiti in MedioBanca per calcolare quanto recupererebbe lo Stato nella privatizzazione della Rai.

    E da questa ennesima notizia son partito io per approfondire quanto ci costa il carrozzone Rai. A prima vista mi son sorpreso di notare come l’emittente pubblico italiano sia in attivo, con un bel guadagno, infatti, spulciando i bilanci del 2011 (2012 non sono ancora disponibili), dalla pagina 100, si nota come i ricavi siano 2.824.900.000, insomma quasi tre miliardi di euro, mentre le spese sono 2.517.100.000, insomma due miliardi e mezzo di euro, con una differenza di 300 milioni di euro… mica male.

    Poi sono entrato nel dettaglio e mi son reso conto che questa lettura molto veloce mi aveva ingannato. È vero che i numeri son questi, quindi che i ricavi sono nettamente superiori rispetto alle spese, ma è anche vero che tra i ricavi rientra il canone televisivo obbligatorio che tutti siamo tenuti a pagare. Questo il dettaglio:

    Ricavi2.838,9
    Costi operativi2.517,1
    VoceGuadagno
    Canoni di abbonamento1.708,4
    Pubblicità883,9
    Altri ricavi232,5

    Insomma, grazie ai 1.708.400.000 di euro (un miliardo e 700 milioni) che raccolgono dal canone l’azienda riesce ad andare in attivo, togliessimo quelli avremmo un buco di 1.386.700.000 di euro (un buco di un miliardo e quasi 400 milioni).

    Conferma ennesima che la Rai è un carrozzone e che servono delle ottimizzazioni, per evitare di continuare a pagare, noi cittadini, gli sprechi della TV pubblica.

    Giusto per fare un esercizio di stile, proviamo a confrontare i dati della Rai con quelli Mediaset (per l’emittente privata esiste già il bilancio 2012, ma utilizzo comunque il 2011 per fare un confronto corretto).

    *Dati in milioni di euroRaiMediaset
    Ricavi2.8394.250
    Costi operativi2.5172.424
    Margine operativo lordo (EBITDA)3221.269
    Ammortamenti e svalutazioni3451.288
    Risultato operativo (EBIT)-23,5539

    Nonostante le maggiori svalutazioni di Mediaset, che pesano soprattutto sui diritti dei programmi televisivi, comunque il risultato operativo alla fine è in attivo. Se guardiamo quello Rai andiamo in passivo.

    Qualcuno obietterà che Mediaset ha anche il ramo Premium, TV a pagamento. La risposta è semplice: perché Rai non ha fatto qualcosa di simile? E poi, a maggio 2012, quando venivano presentati i risultati, Lettera43 scriveva:

    A pesare sono state soprattutto le perdite della tivù a pagamento – che ha registrato ricavi stabili a 131,1 milioni – che hanno eroso i profitti di quella commerciale. Tuttavia, secondo il nuovo standard contabile adottato dal gruppo, non è facile capire quanto incida la perdita di Mediaset Premium.

    Insomma, la TV a pagamento drenava risorse nel 2011 e non ne dava, siamo ancora nella fase di investimento.

    Quindi una TV che va in attivo è possibile? Guardando Mediaset sembrerebbe di sì…

  • Mediaset Premium Play

    È appena terminata la partita al San Siro tra Inter e Juventus e insieme a lei la mia esperienza con Mediaset Premium.

    Fino a oggi mi sono trovato benino con i servizi dell’emittente televisiva, nulla di eclatante ma un servizio sufficiente. Sono cliente (o meglio dire ero a questo punto) da circa 5 anni e oggi c’è stata l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso.

    In pratica sono riuscito a vedere il primo tempo della partita, nell’intervallo ho spento l’iPad, attraverso il quale, con l’App Premium Play, stavo fruendo del servizio, per fare, anche io, un piccolo intervallo. Al ritorno, quando ancora mancavano 5 minuti per la ripresa, accendo l’App e noto che sono stato sloggato (capita di tanto in tanto), provo a fare il login e noto che non va. Spengo l’App, apro il browser e sul sito di Mediaset Premium vengo rediretto verso questa pagina che linko: tooMany user, troppi utenti online, riprovare tra un po’… Per un evento live?

    Va beh, mi metto l’anima in pace e inizio a provare e riprovare… dopo 15 minuti, al 55esimo della partita, non essendo ancora riuscito a entrare chiamo il servizio clienti, 199.309.309 (notare numerazione speciale) al quale una voce mi dice che c’è da attendere perché le linee sono cariche… anche qui? Però mi consola il fatto che evidentemente non sono l’unico. Dopo ben 8 minuti mi risponde un tecnico che mi chiede qual è il problema, glielo spiego e, come immaginavo, mi informa che non ci può fare nulla. Chiudo la telefonata e noto che mi è costata la bellezza di 5 euro, i quali, aggiunti ai 40 che pago mensilmente per il servizio, mi fanno incazzare ancora di più.

    Arrivo alla decisione quando oramai, stanco di provare il login, mancano 10 minuti di partita e quindi il secondo tempo è bello che andato: io ho trovato folla e porta chiusa al login sull’App per vedere un servizio che, badate bene, ho già pagato in anticipo? Bene, Mediaset troverà la porta della mia banca chiusa quando proverà a prendere i soldi. Login sull’home banking e revoca per il RID di RTI Mediaset.

    Arriverà il momento in cui mi chiameranno per dirmi che accidentalmente hanno notato che la mia banca blocca il pagamento e che serve una mia azione e in quel momento sottolineerò come: mi aspettavo di fruire correttamente di un servizio già pagato e che, visto il problema tecnico che può capitare, mi aspettavo comprensione e uno sconto sul servizio di questo mese. Farò io a quel punto un’offerta per rimanere loro cliente: 20 euro al mese per sempre per avere tutto. Loro non accetteranno e sarà in quel momento che avranno perso anche quei 20 oltre a un cliente e quindi a un +1 sui numeri che comunicano alla concessionaria pubblicitaria.

    Mediaset… è stato un “piacere”, provo l’alternativa Sky sperando sia un po’ più seria.

    Update: oggi, martedì 2 aprile 2013, provo a connettermi su Premium Play, nella speranza di non avere problemi di carico almeno la sera della Champions, e scopro con amarezza che la partita dell’unica italiana rimasta in competizione non sarà disponibile per abbonati Play ma è fruibile solo attraverso Digitale Terrestre. Insomma, 40 € al mese (ricordo) ed è la seconda partita che salto.

  • TIM non vende il nuovo iPhone

    Il nuovo iPhone 3G S, come saprete, è stato lanciato da Apple a inizio Giugno. Ottimo device, con qualche carenza hardware largamente compensata dal software.

    La novità di quest’anno è che il nuovo smartphone è venduto, oltre da TIM e Vodafone anche da Apple Store e H3G. Ecco, io mi vorrei soffermare sul primio operatore nominato: TIM.

    A inizio Luglio faccio il passa a TIM per poter prendere il contratto da 15 € al mese (tutto compreso 2.0), passaggio conluso dopo circa 15 giorni e senza alcun problema. Vado nel centro TIM, dove avevo fatto il passaggio, e chiedo dell’iPhone 3G S da 16 GB (che 15 giorni prima avevano), la risposta è negativa. Inizio a girare più negozi: “Saturn, Fnac, Media World, piccoli centri TIM, ecc”. Nulla, nessun negozio ha il nuovo iPhone 3G S.

    Da Fnac mi dicono di chiamare il martedì e il venerdì poiché sono i giorni di consegna, cosa che faccio con regolarità ormai da 2 mesi. Risultato? Non ho ancora visto l’iPhone.

    Ora sai che c’è? Mi sa che mi faccio un bel Nokia N900 (e vedrò l’N97 mini) e mando a quel paese prima TIM e poi Apple. Migliore hardware e Symbian (o Maemo) non son da meno del Mac OS presente sull’iPhone.

    Ultima nota su TIM: 30 cents al minuto son veramente tanti, se ho scelto questa compagnia è solo perché l’iPhone, tutto sommato, mi costava quasi 100 € in meno (soldi che avrei restituito per la tariffa un po’ più alta), ma vista come è andata a finire con l’iPhone “VE saluto”.

  • Stile IKEA

    Ci sono delle cose che entrano nello stile e non si possono cambiare… questo succede anche da IKEA. Non so se siete mai andati a mangiare in uno dei ristoranti, bar, fast food che sono presenti da IKEA e soprattutto non so se avete notato quello che è un dato di fatto: ti fanno montare qualsiasi cosa.

    Non sapevo funzionasse così e sono andato nel bar per un gelato, pago e ricevo in cambio solo la cialda, quindi, da perfetto ignorante chiedo: “e il gelato?”. Ovviamente il ragazzo al bar mi ha risposto che dovevo metterlo io alla macchinetta (?).

    Avevo anche sete ma per paura di non saper montare l’idrogeno e l’ossigeno ho preferito evitare. :D

    Parlando con gli amici di questa cosa ho scoperto che fanno lo stesso con l’hot dog, ti danno il panino con il wurstel e tu devi metterci su ketchup e/o maionese.

    Bah… Solo un metodo per velocizzare i lavori (leggi assumere di meno) o un’azione per rimanere coerenti con lo stile?