Categoria: Mondo e vita vissuta

  • Bomba d’acqua su Roma

    Bomba d’acqua su Roma

    Anche oggi, come succede oramai spesso, su Roma si è abbattuta una bomba d’acqua. Questi nubifragi sono oramai sempre più frequenti e gli allagamenti nella città sono continui.

    Il prefetto ha detto:

    Scuole chiuse a Roma e in provincia: uscite di casa per lavoro o per situazioni importanti. Il mio consiglio ove non ci siano queste motivazioni è che si può rinviare

    Addirittura è stato aggiunto:

    Una situazione che si dovrebbe presentare senza precedenti, dal punto di vista delle previsioni

    Questo che segue è il grafico con la quantità di acqua, in mm, caduta su Roma negli anni:

    IMG_0364.JPG

    Come si può facilmente notare è vero che negli ultimi cinque anni la media si è alzata, ma non così tanto da giustificare tutta questa differenza con il passato.

    Ma le bombe d’acqua sono istantanee e non durano un anno… Vediamo quindi i giorni di massima precipitazione all’interno degli anni. I seguenti sono i mm di acqua caduta sulla capitale nella giornata più piovosa dell’anno:

    IMG_0365.JPG

    Anche qua, come si può notare ci sono delle giornate critiche, ma non si supera mai i 110mm di pioggia caduta in un giorno.

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    Per dare qualche riferimento: un nubifragio (definito dai mass media bomba d’acqua) si verifica quando cadono più di 30mm d’acqua l’ora per qualche ora. Quindi, mettendo per esempio 3 ore di nubifragio, si ha una bomba d’acqua sopra i 90mm di pioggia. Con i dati appena visti, su Roma, ce ne sarebbero state 2 negli ultimi 10 anni, e anche di poca entità.

    Per dare qualche altro riferimento: l’alluvione alle Cinque Terre superò i 500mm d’acqua in un giorno; l’alluvione a Genova a inizio ottobre ha visto precipitazioni per quasi 400mm in un giorno; sempre a Genova, quello del 2011 vide 500mm di pioggia; l’alluvione di Massa e Carrara del 2012 superò i 200mm in poco più di 2 ore.

    Per fortuna Roma, non avendo mai superato i 100mm, non ha mai visto situazioni del genere.

    Eppure gli allagamenti e le bombe d’acqua, secondo i media e le dichiarazioni dei responsabili politici, a Roma sono state decisamente di più rispetto alle 2-3 che abbiamo contato negli ultimi 10 anni. Solo tra ottobre e novembre di quest’anno sono state 2: a inizio ottobre e inizio novembre.

    Oggi, 6/11/2014, data in cui è stata scattata la foto in cima a questo articolo, dai primi dati sono caduti 50mm di acqua nell’intera giornata, quindi teoricamente non è una bomba d’acqua.

    Allora perché ci sono stati disagi? Perché bastano due gocce d’acqua per allagare una città?

    Una ragione potrebbe essere quella segnalata dal sito di denuncia Roma fa schifo, riassumibile con questa foto:

    IMG_0354.JPG

    Oppure con la manutenzione “superficiale” riassumibile con questa foto:

    IMG_0363.JPG

    Ecco qualche foto di Roma pochi giorni fa… Potrebbe essere questo il motivo dell’allagamento?

  • Consumo di cannabis in Europa

    Consumo di cannabis in Europa

    Innanzitutto un dato:

    • Olanda: 5,4%
    • Italia: 14,6%

    Questa è la percentuale delle persone che fanno uso abituale di cannabis nei due Stati. Per quei pochi che non lo sapessero: Cannabis = Canapa = spinelli = canne = marijuana.

    È evidente che si consuma molto meno in Olanda che in Italia. Però i più attenti avranno già considerato che la capitale dei Paesi Bassi è Amsterdam, città che da decenni oramai tollera l’uso di sostanze stupefacenti.

    Quindi, ricapitolando, in Olanda si fuma nei coffeshop e solo il 5% lo fa, in Italia è illegale e fuma il 15% della popolazione.

    Sono stato ultimamente in Olanda e penso di aver capito il perché di questi numeri, la risposta è stata semplice quanto disarmante:

    Perché in Olanda è legale.

    Inoltre, parlando con italiani che vivono oramai da anni ad Amsterdam, è risultato che dai nostri connazionali bisogna stare alla larga poiché vanno nella capitale dei Paesi Bassi per lavorare stagionalmente (4 mesi) non tanto per soldi quanto per essere liberi di fumare.

    Oltre a ciò è evidente che una gran parte dei giovani che raggiungono l’Olanda, anche solo per un week end, lo fanno per andare a fumare spinelli.

    Ora guardiamo questo altro dato:

    Uso di cannabis in Europa
    Un grafico con le principali Nazioni e l’uso di cannabis in proporzione alla popolazione

    Si tratta dei consumatori abitudinari di spinelli in rapporto al numero di abitanti; il numero che vedete a sinistra è proprio la percentuale.

    Come si può notare l’Italia è tra i maggiori consumatori di marijuana, mentre l’Olanda è tra gli ultimi. Attenzione, questi dati certamente non sono risultati dalla sola libertà di poterlo fare, ma da una serie di variabili favorevoli alla nazione Orange. Tra queste variabili c’è da annoverare una cultura, che noi ci sogniamo, e un rispetto per il prossimo che in Italia è chimera.

    Per i curiosi, questa la classifica dei primi 20 paesi per persone che fumano canne, fornito dall’UNODC:

    NazionePercentuale
    Papua New Guinea29.5
    Palau24.2
    Northern Mariana Islands22.2
    Ghana21.5
    Guam18.4
    Sierra Leone16.1
    Czech Republic15.2
    Andorra14.6
    Italy14.6
    New Zealand14.6
    Nigeria14.3
    United States13.7
    Canada12.6
    Saint Kitts and Nevis11.7
    Dominica10.8
    Grenada10.8
    Antigua and Barbuda10.6
    Australia10.6
    Spain10.6
    Jamaica9.9

    La media europea, che non si trova in classifica, è di 6.8%.

    Risulta evidente come non basti la legalizzazione della cannabis per far scendere questo numero, il quale è un fattore culturale prima di essere un fattore dato dal proibizionismo; ma risulta altresì evidente come nei paesi in cui l’uso di marijuana è illegale la corsa a diventare consumatori abitudinari è maggiore.

    In Olanda, in realtà, a differenza di quanto si pensa, la canapa non è legale. Ci sono delle distinzioni importanti però: è legale l’uso, non la detenzione. Inoltre è molto tollerata la detenzione per uso personale.

    In pratica sotto ai 5 grammi nessuno vi dirà mai nulla; sopra avrete qualche problema. La distinzione che fanno gli olandesi è importante poiché, essendo consentito l’uso, in caso di malore i medici non sono tenuti a segnalare nulla alla Polizia, ciò per far sì che in caso di incidenti una persona vada tranquillamente a farsi curare.

    In Italia la legislazione è differente. Qui da noi è illegale sia l’uso che la detenzione, con questa seconda che è punibile penalmente (mentre l’uso è stato da poco depenalizzato e sono previste solo sanzioni amministrative).

    Ciò fa sì che in Italia se qualcuno sta male per la cattiva assunzione di sostanze, prima di andare a farsi controllare in ospedale deve essere quasi sul punto di morte.

    Da anni si dibatte proprio di questo tema nel nostro Paese e sono nate associazioni, ci sono partiti che hanno fatto di questo tema il cavallo di battaglia e vari personaggi, nel corso degli anni, hanno detto o fatto qualcosa a favore della liberalizzazione.

    Personalmente non credo che l’uso di cannabis, con la liberalizzazione, calerà di tantissimo; ciò per un semplice motivo: in Olanda ci vivono gli olandesi, in Italia gli italiani… allo stesso modo, però, non credo nemmeno che la liberalizzazione possa portare a un aumento di questo numero.

    Però (ci sono tanti però) anche se l’uso dovesse rimanere identico, quindi il nostro bel 14,6% di persone continuerebbe a usare sostanze stupefacenti leggere, con una legislazione sulla tipologia olandese si avrebbe che:

    • le cure in caso di incidenti sarebbero tempestive e i malcapitati non avrebbero difficoltà ad andare a curarsi;
    • si toglierebbe un polmone alla malavita del Bel Paese la quale, proprio sulla commercializzazione di tale sostanza, ha costruito imperi;
    • lo Stato, con la liberalizzazione (e i conseguenti coffeshop) potrebbe controllare ciò che viene venduto e quindi eviterebbe che sostanze chimiche dannose vadano ad allungare e alterare la sostanza principale, spesso con effetti devastanti per chi ne fa uso;
    • l’economia dello Stato stesso se ne avvantaggerebbe poiché una sostanza legalizzata potrebbe essere coperta da monopolio (come accade oggi con il tabacco) o comunque per la vendita bisognerà pagarci su le tasse;
    • l’Italia ne beneficerebbe poiché raccoglierebbe una parte di quei ragazzi che oggi vanno a fare turismo in Olanda per il solo scopo di fumare; sarebbe turismo giovane e quindi salutare per il nostro Paese, oltre a creare un naturale indotto

    Il proibizionismo, così come accadde a inizio 900 per l’alcol, non ha portato al disuso di questa sostanza, quindi è una tattica fallimentare. Per l’alcol si è posto rimedio subito, la cannabis è sotto embargo da 80 anni oramai.

    Fortunatamente negli ultimi due o tre anni molte Nazioni (tra cui l’Italia) si stanno muovendo quantomeno per l’uso di canapa per scopi terapeutici e farmaceutici. Infatti è stato dimostrato che l’uso di cannabis per curare alcune malattie, come per esempio la sclerosi multipla, è un buon rimedio, se non per la cura (in sé e per sé) quantomeno per lenire i dolori e i disturbi.

    A seguito di queste liberalizzazioni sono in tanti a sperare che una manica un po’ più larga possa portare sul mercato una liberalizzazione regolamentata. E la speranza è che questa regolamentazione sia fatta rispettare… ma siamo in Italia, non in Olanda.

    Update: sullo stesso tema ha scritto anche Zingales su l’Espresso.

  • Voltura di ENI Gas e Luce

    Voltura di ENI Gas e Luce

    State per affrontare la voltura di un contratto Eni? In bocca al lupo…

    Vi porto a conoscenza della mia storia, nella speranza che possa servire a qualcuno per evitare qualche passaggio.

    Inizio ad avere a che fare con Eni in Aprile del 2013, quando mi chiama un call center e mi informa delle tariffe di Gas e Luce con l’azienda a sei zampe. Un po’ per dubbi su Enel (mio precedente fornitore) e un po’ ingolosito dalle tariffe vantaggiose, decido di accettare e di passare con entrambi a Eni.

    Mi arrivano a casa i documenti dopo 5 giorni, li firmo e li rimando indietro… il silenzio, non ho più notizie.

    Mi continuano ad arrivare le fatture da Enel che pago regolarmente.

    In Novembre oramai penso che qualcosa è andato per il verso sbagliato e quindi lascio cadere la questione.

    A dicembre, quindi dopo 8 mesi dalla prima telefonata, mi arriva la prima fattura di Eni con periodo di interesse che va dall’1 agosto 2013 al 20 dicembre 2014, quindi penultimo e ultimo bimestre dell’anno. Inutile dire che a quel punto tale fattura è totalmente inaspettata. Chiamo la società sottolineando come io abbia continuato a pagare Enel e che quindi non volevo doppiare il pagamento, anche perché da parte loro non mi era arrivata alcuna comunicazione. La loro risposta è stata che da agosto ero un loro cliente e quindi la fornitura è stata loro compito, di chiamare l’altro fornitore e farmi rimborsare.

    In effetti, chiamando Enel, quest’ultimi ammettono l’errore e mi rimborsano il tutto attraverso un assegno, compresa la cauzione per le aperture dei contratti (assegno arrivato a marzo circa, quindi dopo 3 mesi, giusto per sottolineare quanto sono veloci).

    Comunque, al di là di questi disguidi, che visto quanto successo attribuisco più a Enel che a Eni, la continuazione del contratto è regolare e senza particolari problemi.

    Succede che a giugno del 2014 decido di traslocare, cambiando casa, diventa quindi fondamentale chiudere i servizi attivi nella vecchia abitazione e fare la voltura nella nuova. Il vecchio proprietario della nuova abitazione mi mette a disposizione l’ultima fattura e non posso che essere contento del fatto che il fornitore sia Eni, anche perché fino a quel punto mi ero trovato bene.

    Faccio la prima telefonata il 31 maggio del 2014 nella quale chiedo ufficialmente la voltura di gas e luce. La voltura, per chi non lo sapesse, è quell’azione che consente di cambiare nominativo mantenendo il contratto in essere (in realtà si chiude e si apre immediatamente un altro contratto).

    Il 31 maggio, dicevamo, chiamo e do il POD del punto gas e il PDR del punto luce, comunicando la lettura del puntatore gas. Non comunico quella luce perché con i contatori attuali loro possono fare l’autolettura da remoto. Do il mio vecchio numero cliente, quello della vecchia abitazione, e il numero cliente del vecchio proprietario della nuova casa. Insomma, Eni ha in mano tutto il materiale necessario per fare queste operazioni.

    In quella fase chiedo di non cessare il vecchio contratto ancora per qualche giorno, di poter avere due contratti per circa mezzo mese. La gentile signorina mi dice che va bene ma che mi avrebbero dato un nuovo numero cliente, non vedendoci nulla di male accetto.

    Dopo una settimana mi arriva a casa il contratto gas che firmo e rimando indietro. Mi rendo conto che ho firmato solo gas e la cosa mi insospettisce, ma lascio passare ancora qualche giorno. Nel mentre tengo d’occhio il sito di Eni (questo fatto veramente bene) dove al nuovo numero cliente mi viene assegnato solo il contratto gas.

    Verso il 15 di giugno, quindi dopo 15 giorni dal trasloco, chiamo Eni per chiedere lumi (è proprio il caso di dirlo) sul contratto luce e per chiudere il vecchio contratto che oramai non mi serve più.

    Esordisco nella telefonata chiedendo la disdetta di gas e luce nella vecchia abitazione, la risposta è che dovevo fissare un appuntamento sul posto per la chiusura dei contatori; sottolineo che non ho più le chiavi per accedere ai contatori e il call center mi dice che allora non si può fare nulla perché serve che io abbia le chiavi. Ma come? C’è un contratto a nome mio e io non ho il potere di disdirlo? Ebbene sembrerebbe di sì… la soluzione è quella di far fare la voltura alla proprietaria di casa o alla nuova inquilina.

    Sorvolo su questo punto con l’intento di informarmi bene prima di controbattere e chiedo quindi perché non mi sia stato attivato il contratto luce nella nuova casa. La risposta immediata è stata:

    ha rimandato indietro il contratto che le abbiamo mandato?

    La risposta:

    sì, ma ho l’impressione che quello sia solo per il gas, mentre io parlo della luce

    La sua risposta:

    Mandi indietro quello gas, noi poi lo prenderemo in carico e chiuderemo l’attivazione

    La risposta non mi convince ma va bene… mi informerò meglio e poi eventualmente richiamo.

    Per quanto riguarda la chiusura del contratto non trovo granché, non penso ci sia una legge che mi obblighi a essere sul posto per la chiusura, ma noto che praticamente tutti gli operatori chiedono la stessa cosa, quindi penso che sia vero, che c’è bisogno di me.

    Nel mentre mi chiama anche la proprietaria della vecchia casa la quale mi chiede l’ultima fattura per poter far fare la voltura alla nuova inquilina, quindi penso che la questione sia risolta così: anziché chiudere il contratto ci sarà qualcun altro che farà la voltura e per me la questione è risolta.

    Rimane la questione voltura della luce nella nuova abitazione. Faccio passare qualche altro giorno e verso la fine di giugno richiamo. Solita domanda:

    Ho fatto richiesta di voltura, forse mi avete fatto quella gas ma non quella luce, anche perché su Internet vedo il gas oramai attivo ma della luce non c’è traccia

    Risposta:

    Lei ha inviato i documenti che le abbiamo mandato?

    Inizio a pensare che sia la prima domanda che fanno di default e rispondo di sì, che però i documenti sono del gas e non della luce, per la quale non ho mai ricevuto nulla. Il tipo mi dice di attendere qualche altro giorno per la presa in carico della pratica e poi, se non ho ricevuto informazioni, di richiamare.

    Comunque mi tranquillizza, dicendomi che vede la documentazione che gli ho mandato e che quindi è solo una questione tecnica.

    Non sono completamente convinto, anche perché questa volta questo tipo fa confusione tra il mio vecchio contratto e il nuovo, ma mi tocca aspettare ancora. Siamo già a fine giugno, quindi a un mese da quando sono entrato in casa.

    Faccio passare ancora qualche giorno e chiamo di nuovo, siamo intorno al 10 luglio. Solita formula introduttiva, soliti dati comunicati: numero cliente, PDR, vecchio cliente, nomi, ecc. e solita spiegazione di quanto successo.

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    Il tipo parte subito dicendomi che vede la richiesta di voltura di gas e luce, finalmente mi pare di vederla in fondo al tunnel, ma mi dice che è stata fatta da una persona a me sconosciuta. Sottolineo che c’è un errore e lui mi spiega che nella mia vecchia casa è stata fatta la richiesta che è in lavorazione. Rispondo che non chiamo per quello ma per la nuova casa, che non so chi sia la persona che è entrata al posto mio nella vecchia casa e né mi interessa.

    Finalmente ci mettiamo sulla stessa lunghezza d’onda e mi dice che per il mio nuovo contratto vede la voltura gas in lavorazione e che non ha documenti per la voltura luce. Finalmente capisco che è quello che pensavo sin dall’inizio il problema. Chiedo come risolvere e mi viene detto che mi sarà inviato il nuovo contratto luce power da firmare, di avere pazienza per circa 2 settimane. Chiudo fiducioso…

    Verso il 15 di luglio è periodo di fatture, mi arriva quella del gas per la nuova casa e quella luce e gas nella vecchia casa. Mi rendo conto che sto pagando ancora per casa vecchia, fino al 30 luglio, pagamento in anticipo su consumi che potrei fare.

    Chiamo ancora e spiego la mia situazione per la vecchia casa, che c’è una voltura e che quindi la fattura non è corretta. Qui succede quello che non mi sarei mai aspettato: la signora controlla e mi dice che vede la voltura in lavorazione, che finché non viene definitivamente chiusa i consumi sono a carico mio ma che sono le 18 e lei deve correre a prendere il treno, quindi mi chiede di richiamare.

    Stupito e incredulo chiudo e richiamo immediatamente: rispiego il tutto e anche il nuovo tipo mi dice che c’è in lavorazione la pratica e che appena terminata avremmo fatto i conti totali, mi consiglia lui stesso di non pagare e attendere.

    Infatti faccio così e dopo circa 5 giorni mi arriva una nuova fattura con circa 270 euro di saldo ai quali vengono però presi i consumi di giugno e luglio, cioè quando io non abitavo più nella vecchia casa. Si tratta comunque di soli 7 euro e soprassiedo.

    Verso inizio agosto (siamo a due mesi dall’ingresso in casa), non essendomi arrivato nulla da firmare chiamo nuovamente e trovo una persona che mi sembra sveglia. Spiego il tutto e questa persona si mette a disposizione, mi dice che per la luce non vedono nulla e mi spedisce in diretta una mail con il contratto da firmare e mandare per fax. Per il vecchio contratto mi dice che c’è il saldo di 262 euro che mi devono essere rimborsati e mi chiede dove voglio ricevere l’assegno, comunico il nuovo indirizzo di casa e quindi sono fiducioso di avercela fatta.

    Vado in ferie e torno a casa verso il 20 agosto, mi aspettavo di trovare una conferma di contratto, un assegno o qualcosa nella buca delle lettere ma non trovo nulla.

    Guardo su Internet e vedo che la situazione è ancora di solo gas attivo e nessuna traccia della luce. Chiamo e spiego la situazione, mi dicono che il contratto firmato è arrivato ma non è stato preso in carico, chiedo di accelerare con questo lavoro e mi dicono che ora la pratica andrà avanti. Onestamente mi dimentico di chiedere per l’assegno, comunque per la questione luce il tipo mi dice di richiamare tra un paio di settimane.

    Ne faccio passare 3 e richiamo verso la metà di settembre. Chiedo a che punto siamo e mi viene detto che la pratica è in lavorazione, che è stata spedita al fornitore di zona e che quindi attendono anche loro risposte, di richiamare dopo una settimana.

    Lascio passare (ho anche altro da fare nella vita) e oggi ricevo una telefonata dal vecchio proprietario di casa il quale mi avvisa di:

    • aver ricevuto una fattura da Eni di piccola entità per la sola luce
    • di aver chiamato il fornitore il quale gli ha comunicato che:
      • il contratto è ancora a nome suo
      • che se vuole risolvere la questione deve disdire completamente il contratto

    Per fortuna il vecchio proprietario di casa è una persona intelligente e quindi non ha chiesto la chiusura del contratto ma mi ha chiamato per chiedere come mai. Se avesse disdetto il contratto oggi probabilmente mi sarei ritrovato senza luce e anziché la voltura sarei stato costretto a fare il subentro. Dopo aver spiegato quanto successo al vecchio prorietario, chiamo Eni questa volta decisamente incacchiato.

    Mi viene detto che il contratto risulta a mio nome dal 21 settembre, quindi le forniture da questa data mi saranno contabilizzate sul mio numero cliente.

    Alla mia domanda sul come mai su Internet ancora non vedo il contratto a nome mio il call center ha glissato e sulla risposta al vecchio proprietario mi ha detto che non è responsabile di quanto detto da una sua collega.

    Chiedo anche che fine ha fatto il mio assegno e mi viene detto che lo riceverò a fine ottobre.

    Per ora almeno il contratto nella mia vecchia casa sembra essere cessato, anche se io non ho visto ancora i soldi del saldo dato da anticipi su gas non consumato e cauzioni versate.

    Sul nuovo contratto, considerando che fino a oggi il sito di Eni è stato puntuale, sono pronto a scommettere che il 21 settembre in realtà non è successo nulla e sono straconvinto che dovrò chiamare nuovamente il numero 800.900.700, premere 5 per modifiche di contratto e 9 per parlare con un operatore che, al solito, non saprà dirmi nulla e fare altrettanto…

    Stay tuned… la storia con Eni non finisce qua e aggiornerò questo articolo con quanto continuerà a succedere.

    Update: intorno al 6 ottobre Eni ha attivato un nuovo contratto, con nuovo numero cliente.

    Update 2: il 10 ottobre mi ha chiamato un impiegato interno della società fondata da Enrico Mattei, nella quale mi si chiedeva se è tutto ok, se i problemi sono stati risolti e mi spiegava minuziosamente quanto successo dal primo all’ultimo momento.

    Semplice cura del cliente, avranno letto questo articolo oppure questo tweet:

    Non lo so e non lo saprò mai, ma la situazione è stata aggiustata.

    Mi dovrebbe arrivare l’assegno tra qualche mese e dovrò rimborsare personalmente il vecchio proprietario di casa.

    Update 3: ENI in data 22/10/2014 è stata condannata a risarcire più di 10.000 utenti proprio per i ritardi.

  • Ice Bucket Challenge le regole e i risultati

    Ice Bucket Challenge le regole e i risultati

    Riporto le tre semplici regola dell’Ice Bucket Challenge:

    1. fai un video in cui citi chi ti ha nominato e nomini, a tua volta, tre persone;
    2. ti versi addosso un secchio d’acqua gelida (mettici dentro dei cubetti di ghiaccio), ovviamente filmando sempre il tutto;
    3. fai una donazione a un’associazione che studia la SLA (questo non c’è bisogno che si veda nel video, ma è bene che tu lo prometta).

    Semplice: accendi la video camera, reciti qualcosa del tipo

    Sono stato nominato da Caio, nomino a mia volta Tizio, Sempronio e Ciccio e questo è per sensibilizzare sulla SLA. (Ti versi il secchio di acqua gelida in testa) Prometto di fare una donazione per la SLA

    È difficile?

    Evidentemente per i nostri dirigenti sì.

    Questo quanto fatto da Marianna Madia, Ministro per la Pubblica Amministrazione e la semplificazione.

    Evidentemente il Ministro per la semplificazione ha preferito semplificare il percorso.

    Lei però non è il nostro unico dirigente ad aver fatto una cosa del genere: ecco Leoluca Orlando, sindaco di Palermo.

    L’ha pubblicato su una pagina FB che recita “il Sindaco lo sa fare”… evidentemente è così.

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    Ma gli errori sono anche trascurabili se compensati da buona donazione per la causa SLA. Immaginiamo che la Madia e Orlando si siano fatti perdonare compensando bene con quest’ultima.

    L’iniziativa in America funziona, infatti pochi giorni fa l’Asl Association ha riferito di aver ricevuto circa 75 milioni di dollari in donazioni contro i 2,5 di un anno fa.

    Il punto è che in Italia oramai l’Ice bucket è moda, lo fanno tutti ma in tanti si dimenticano della terza regola “fare una donazione a favore della lotta alla SLA”. Aisla, fondazione che si occupa della ricerca, facente parte del gruppo Fondazione italiana per la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica (AriSLA), ha dichiarato di aver ricevuto solo 200 mila euro.

    Certo è che servirebbero i dati dell’AriSLA e non dell’Aisla, ma comunque 200 mila euro sono veramente pochi. Certo, il contesto italiano è differente da quello americano, i siti USA sono ottimizzati per ricevere donazioni mentre quelli italiani richiedono il bonifico e un’email e ci sono certamente altre mille scusanti…

    Però facendo un calcolo veloce: gli abitanti USA sono 314 milioni e suddividendo la raccolta si ha che ogni americano ha versato 0.2388$ per la causa. In Italia, con 61 milioni di abitanti i 200 mila euro fanno sì che ognuno di noi abbia versato alla causa 0.0035€. In pratica gli americani hanno versato 68 volte quello che abbiamo versato noi italiani.

    Attendiamo dati ufficiali e più completi, ma con quelli che abbiamo in mano facciamo una pessima figura.

    Italiani popolo di moda ma non di sostanza?

  • Rotatorie con semafori a Milano

    Rotatorie con semafori a Milano

    Piola, Piazzale Loreto, Piazzale Lodi… cosa hanno in comune questre quattro piazze di Milano?

    Semplice, fanno perdere tempo agli automobilisti.

    Si tratta di tre piazze famose nel capoluogo lombardo, ogni automobilista le conosce e non solo perché si tratta di tre snodi importanti ma perché queste tre rotatorie (sono rotatorie intorno a una piazza) hanno una caratteristica comune: nella rotonda ci sono i semafori.

    Ecco, facciamo un passo indietro e cerchiamo su Wikipedia “rotatoria”:

    La rotatoria o rotonda o rondò alla francese (scrittura corretta in lingua francese “rondeau”), è un tipo di intersezione a raso (cioè le strade che afferiscono ad essa sono poste sullo stesso piano senza intersecarsi) fra due o più strade. Assolve alla funzione di moderazione e snellimento del traffico.

    Aggiungendo poco più giù:

    Contrariamente alle vecchie isole spartitraffico circolari, come già detto, la nuova rotatoria funziona con un controllo del flusso che avviene semplicemente dando la precedenza ai veicoli che hanno impegnato l’anello. Il confronto fra un incrocio con semaforo, o una rotonda di tipo tradizionale con precedenza a destra e la rotatoria con precedenza ai veicoli che la percorrono presenta indubbi vantaggi.

    Uno dei vantaggi è:

    tempi di attesa ridotti del 70% con eliminazione totale dei tempi morti di sicurezza, normalmente dati da un semaforo; minor inquinamento acustico e atmosferico, per la ridotta e più costante velocità e per l’abbattimento degli ingorghi interni all’anello e l’eliminazione delle lunghe attese ai semafori che ne controllavano gli accessi;

    Tra gli aspetti negativi della rotatoria rispetto a un incrocio a semafori:

    Rispetto a un incrocio semaforizzato, le rotatorie occupano generalmente più spazio e comportano maggiori costi di realizzazione.

    Insomma, riassumendo quanto letto, una rotonda (rotatoria o rondò come la vogliate chiamare) costa di più, ma si fa perché snellisce il traffico, fa evitare i tempi morti, fa risparmiare energia al comune (necessaria invece per far funzionare i semafori), fa inquinare meno perché le auto ferme al semaforo emettono “gas inutili”.

    Allora, visto tutto ciò, la domanda che pongo a quei grandissimi ingegneri che lavorano nell’ufficio urbanistica di Milano è: perché? Perché riempire le rotatorie di semafori?

    Chi non fosse di Milano deve sapere che qui prima si fa la rotatoria e quando ancora non è terminata si iniziano a mettere i semafori. Ma perché?

    Forse la peggiore è proprio Piazzale Piola dove se sei fortunato trovi il rosso all’immissione in rotatoria, ne trovi due a metà rotatoria e se sei proprio nella tua giornata perfetta lo trovi rosso anche all’uscita dalla rotatoria. Perché?

    I Milanesi non sanno usare i rondò e quindi diventano necessari i semafori? Nel comune vengono prese “mazzette” per installare i semafori e i sensori che beccano chi passa con il rosso? Aiutatemi a capire il perché voi che lo sapete.

  • Cartelli stradali per cinesi

    Cartelli stradali per cinesi

    Circa un mese fa Milano Finanza, noto quotidiano economico e finanziario italiano, ha lanciato una campagna pubblicitaria per portare all’attenzione dei più un possibile disagio per i turisti.

    Nello specifico si parlava dei cartelli di servizio e indicazioni stradali per cittadini cinesi, asiatici in generale o per chi ha un altro set di caratteri differenti dai nostri.

    Questa la campagna del quotidiano:

    Cartelloni per cinesi
    La pagina che Milano Finanza dedica alla campagna a favore della sensibilizzazione per far installare indicazioni in varie lingue

    Come si può leggere, il quotidiano ha deciso di puntare tutto sui cinesi, ma lo stesso problema potrebbero averlo i Russi, Koreani, Giapponesi, Arabi e altre popolazioni.

    Devo dire che inizialmente, quando notai la campagna, diedi poco peso lasciando da parte la questione con il commento: “abbiamo tanti problemi sugli italiani, forse è il caso di risolvere prima quelli”. Mi sbagliavo e il tutto mi è stato chiaro pochi giorni fa quando, passando dalla fiera di Rho, ho notato un gruppo di imprenditori cinesi (mi son sembrati imprenditori ma potevano essere anche semplici turisti o addetti ai lavori) che, arrivati con il treno, cercavano la strada sul piano anti incendio.

    I cartelloni con l’indicazione “Fiera” oppure “Metro” ci sono e sono chiarissimi per gli italiani e per chi adotta il nostro stesso sistema di scrittura, ma per loro quello era totalmente sconosciuto e quindi le info le cercavano sull’unico cartello che presentava dei disegni.

    A quel punto ho fatto una piccola riflessione: se io mi trovassi a Pechino o a Tokyo con i cartelli scritti unicamente nel loro linguaggio, io cosa capirei? Come troverei la strada? Credo che mi troverei molto in difficoltà.

    E a seguire subito un’altra riflessione: a quanto ho capito quello a cui ho assistito è stato un antipasto del prossimo Expo 2015 Milano, grazie al quale i cinesi arriveranno a flotte nel capoluogo lombardo, e non solo loro. È il caso di accoglierli così?

    Siamo la nazione più desiderata dai turisti, potremmo vivere solo di quello, è normale che nelle nostre città non ci siano indicazioni nelle principali lingue? Fateci caso, le indicazioni sono solo in italiano e di tanto in tanto in Inglese.

    Eppure Paesi maggiormente sviluppati, come possono essere la Germania e la Francia (immagino anche gli USA ma non ci sono mai stato e quindi non posso testimoniarlo) le indicazioni le hanno già in Inglese, Francese, Spagnolo, Arabo, Cinese e di tanto in tanto anche in italiano.

    Non è il caso anche per noi di adottare altre lingue sulla cartellonistica?

    A volte mi rendo conto che alcuni cartelli (come per esempio le ZTL per l’accesso in auto al centro delle città) sono complesse da capire anche per me, che sono italiano e penso anche sveglio (quantomeno l’età è dalla mia parte): spesso per capire se puoi entrare o non entrare in una strada ti devi fermare sotto al cartello per leggere ogni riga, per evitare quelle che a volte sembrano delle truffe fatte ad hoc.

    E allora, in un contesto del genere, considerando che potremmo vivere di turismo, non è che con questa lacuna stiamo allontanando investimenti, turisti, grandi eventi e quindi soldi che tornerebbero utili proprio per noi italiani?

  • I treni Intercity al sud Italia

    I treni Intercity al sud Italia

    Cosa immaginate quando pensate a un treno Intercity? Ecco, dimenticatelo…

    La data è quella del 31 dicembre, il viaggio dalla Calabria, dove ho passato le festività natalizie, a Taranto, dove avrei passato il capodanno. L’unico mezzo che collega la zona in cui mi trovavo a Taranto è il treno Intercity 562 di Trenitalia.

    Vecchia conoscenza per me poiché già in estate, grazie a questo treno, arrivai a destinazione con circa due ore di ritardo e nonostante due rimborsi richiesti, mai ho ricevuto risposta. Il treno in compenso era pulito, abbastanza nuovo, confortevole insomma.

    Torniamo però al 31 dicembre… nonostante la brutta esperienza estiva (solo per il ritardo) ho voluto riprovare l’ebbrezza di viaggiare in Intercity sperando di non passare, a causa di nuovo ritardo, la mezzanotte di capodanno in treno.

    Con qualche timore, quindi, ho fatto il biglietto su Internet (trovato con tariffa SuperEconomy a 9 euro, ma il prezzo pieno è 45 euro) e mi sono recato il stazione. Qua è stato un susseguirsi di emozioni e di sorprese poiché il treno è arrivato in perfetto orario ma, al posto di ciò che immaginate con un Intercity, c’era il treno che vedete in foto, cioè una littorina.

    Littorina
    Il treno Littorina con il quale ho viaggiato dalla Calabria a Taranto, per 400 Km e 5 ore di viaggio

    Il motivo per cui Trenitalia fa pagare biglietti da Intercity e fa viaggiare in treni regionali (per non dire a vapore) è semplice e riguarda una normativa del dicembre 2012 quando si è deciso che il comando di apertura e chiusura delle porte del treno deve essere centralizzato e comandato dalla cabina.

    Questa normativa ha fatto sì che vari treni elettrici fossero adeguati, soprattutto e per primi i treni a lunga percorrenza, i treni notte e le frecce. Ecco che per esempio sono scomparsi definitivamente gli ultimi treni espresso che fino a dicembre 2012 hanno viaggiato, sostituiti da Intercity già logori per il lavoro fatto su altre linee.

    C’è un problema però, come detto sono stati adeguati i treni elettrici, con l’installazione di componenti elettronici e software, non i treni a diesel, e considerando che la linea ionica non è ancora elettrificata (altro scandalo) tali sistemi non possono essere inseriti sui treni con più vagoni ma sulle littorine sì (in realtà su queste già esisteva qualcosa del genere). In pratica, una locomotrice D445 (immagine a seguito) non potrà più capeggiare un treno composto da più carrozze. E considerando che queste locomotrici erano le uniche in grado di trasportare un treno degno di questo nome su rete non elettrificata, la costa ionica rimane senza treni se non i già detti littorina.

    Locomotrice D445
    Locomotrice D445, alimentata a diesel, quindi adatta a percorsi senza elettricità.

    Insomma, per la costa ionica non rimane altro che accontentarsi dei treni a unica carrozza. Residui degli anni ’80.

    Treno ALn668
    Treno ALn668, più comunemente nominato littorina

    Ma non è nemmeno tutto poiché quando è arrivato il treno ed è sceso il controllore ho chiesto se fosse quello il treno per tutta la durata del viaggio e considerato che stiamo parlando i 400Km e 5 ore di viaggio sono rimasto parecchio perplesso nel sentire rispondere di sì con tutta la tranquillità del mondo.

    Ovviamente, lo stesso capo treno, facendo il proprio lavoro, è passato durante il viaggio per controllare i biglietti. Dopo aver esibito il mio, ho chiesto se per il rimborso del biglietto (non certo per i 9 euro ma per una questione di principio) dovesse rilasciarmi lui una dichiarazione o bastava presentarmi in biglietteria. Ma il capotreno, stupito dalla domanda, mi chiede:

    Rimborso per cosa?

    Ho trattenuto a stento la risata e ho fatto notare che non stavamo viaggiando su un Intercity e lui ha risposto che bastava andare in biglietteria. La domanda che mi ha fatto, e soprattutto la naturalezza della sua sorpresa, mi ha fatto sospettare che questo treno è un habitué e non si tratta di un caso eccezionale dovuto ai pochi viaggiatori.

    Continuo il viaggio, non certo nella comodità, senza un posto assegnato (ho pagato sul biglietto una parte dovuta alla prenotazione), con un rumore di sottofondo e un cambio di marcia degno di una monoposto di formula 1 e dopo circa un’ora ecco una nuova sorpresa.

    Non si vede benissimo, ma sul mio posto stava piovendo. In pratica la pioggia dell’esterno stava filtrando nel tetto del treno e stava invadendo il mio posto e quello di fronte, sfiorando pericolosamente le valigie.

    Per fortuna qualche viaggiatore era già sceso e quindi ho potuto cambiare posto. Ho ovviamente avvisato il nuovo capotreno (nel mentre era cambiato) che mi ha risposto:

    Eh lo sappiamo, l’abbiamo segnalato

    Mentre mi gira le spalle e se ne va. Del tipo: “cosa ti lamenti, lo sappiamo, è inutile che lo segnali, tanto nulla cambia”.

    A questo punto, dopo aver girato il video scrivo su Facebook e allego anche la foto. Il messaggio lasciato fa un giro inaspettato e viene ripreso immediatamente da una fanpage su Taranto, che si lamenta di come viene collegata la città pugliese, e attraverso questa arriva (con qualche altro passaggio nel mezzo) a Roberto Galati, presidente Associazione Ferrovie in Calabria il quale in una lettera aperta rilasciata pochi giorni dopo l’accaduto scrive (riporto quasi per intero):

    A nome dell’Associazione Ferrovie in Calabria che rappresento, vorrei segnalare ai lettori della testata ed alle autorità politiche regionali, una inaccettabile contraddizione ai danni dei viaggiatori del treno InterCity 562-559 Reggio Calabria Centrale – Taranto, istituito lo scorso giugno 2013, che ormai da mesi, nel silenzio delle istituzioni, viene perpretata.

    […]Dal dicembre 2012 una normativa di sicurezza prevede che il comando di apertura/chiusura delle porte di salita e discesa delle carrozze passeggeri, sia centralizzato e controllato dalla cabina di guida della locomotiva titolare del convoglio (e quindi, ovviamente, dai macchinisti). Tale provvedimento ha portato all’adeguamento tecnologico di gran parte del parco carrozze e locomotori elettrici di Trenitalia, tramite l’installazione di condotte elettriche e centraline di vario tipo. […] Per le “nostre” ormai anziane locomotive diesel del gruppo “D445”, assegnate al Deposito Locomotive di Reggio Calabria ed utilizzate lungo la linea Jonica, non ancora elettrificata, non c’è stato nulla da fare: i programmi di Trenitalia non prevedono l’applicazione del sistema di controllo porte compatibile con le vetture “lunga percorrenza”, ovviamente non poco costoso, in quanto ritenuto antieconomico.

    […]Paradossalmente, infatti, è stato istituito a giugno 2013 il treno InterCity in questione, che unisce Reggio Calabria Centrale a Taranto, studiato in modo tale da garantire una coincidenza con un treno InterCity Notte da/per Milano Centrale nella città pugliese. In tal modo viene permesso agli abitanti della Jonica di raggiungere parte del Centro/Nord Italia con un solo cambio, dopo le innumerevoli proteste degli ultimi anni.

    […]gli standard minimi per un treno InterCity (e relativa tariffa non poco salata…) sono a mala pena garantiti. La Calabria Jonica si ritrova con il primo InterCity della storia, effettuato con materiale prettamente destinato ai treni a breve distanza.

    […]innumerevoli problemi di affidabilità delle locomotive D445 (dovuti, pare, alla mancanza di personale in grado di effettuare una adeguata manutenzione) ed al sistema di controllo delle porte delle carrozze, portano addirittura alla sostituzione di un materiale già di per sé non adeguato… con uno ancora peggiore. La prevista composizione con locomotiva e vetture, viene infatti sostituita da una vecchia “littorina” ALn668, dotata di soli 68 posti a sedere, rumorosa e spesso con aria condizionata guasta.

    Gli standard qualitativi di un InterCity diventano lontani anni luce. Le tariffe però rimangono ben chiare, ovviamente, e quindi da InterCity: la tratta Reggio Calabria Centrale – Taranto (che ricordiamo essere lunga 472 km), a prezzo pieno e senza offerte, costa 45,50 €. Ben 45,50 Euro per viaggiare sulla stessa scomoda littorina utilizzata sui treni Regionali: a tal proposito, Reggio Calabria Centrale – Taranto in treno Regionale, anche se con vari cambi, costa 20,20 Euro.

    La via d’uscita sembra attualmente inesistente: l’InterCity, tipologia di treno finanziata direttamente dal Ministero del Tesoro, non può essere trasformato in Regionale, molto più economico ed adeguato al tipo di convoglio utilizzato, perché gli oneri finanziari per il mantenimento del servizio, dovrebbero essere trasferiti dallo Stato alle tre Regioni attraversate dal convoglio (vale a dire Calabria, Basilicata e Puglia). Neanche a dirlo, tutte e tre non sembrano attualmente in grado di farsene carico. E così, si continua a pagare un prezzo da InterCity, mentre agli effetti pratici… si viaggia in Regionale.

    […]Si chiede un rinnovamento immediato del parco di automotrici utilizzate per i treni Regionali, con parziale svecchiamento dello stesso, tramite consegna di mezzi di costruzione relativamente più recente; […] elettrificazione dell’intera tratta Jonica entro e non oltre 5 anni.

    Insomma, anche grazie alla mia piccola lamentela qualcosa si è smosso. Alla fine il treno è stato puntualissimo e siamo arrivati a Taranto alle 18.55 anziché alle 19, quindi anche con 5 minuti di anticipo. Ovviamente ho richiesto il rimborso (anche fossero 10 centesimi li voglio per principio) e nessuna risposta mi è stata ancora data, né su questo viaggio né su quello della volta scorsa.

    In definitiva: Trenitalia sa bene cosa sta succedendo, non gli interessa aggiustare la situazione e anche se i cittadini si lamentano attraverso gli organi di controllo, con smobilitazioni e manifestazioni di protesta o con la semplice richiesta per riavere ciò che gli spetta, comunque Trenitalia non risponde.

    Foto di proprietà di Ferrovie In Calabria.

  • Cattiva editoria e informazione drogata

    Cosa può essere più falso di una notizia falsa? Nulla credo… è quello che è successo nella scorsa settimana.

    L’artefatto: su oneCinema decidiamo di pubblicare un innocuo Pesce D’aprile, “Belen Rodriguez dice sì a Tinto Brass per il seguito di Così fan tutte“; una notizia evidentemente falsa, data il primo aprile, con un link fonte verso un fantomatico, quanto inesistente, Time New Gossip, con il tag April Fool. Segnali sufficienti per far capire che si tratta di uno scherzo, eppure c’è chi non lo capisce, arriva con 5 giorni di ritardo e rilancia.

    Il fatto: la notizia viene ripresa subito da un’agenzia stampa e il giro è semplice, ne iniziano a parlare tutti: Panorama, Studio Aperto (minuto 15.18), Rete 4 (secondo minuto), Blogosfere, Nanopress, Virgilio, Yahoo, Unione Sarda, insomma, tutti i maggiori editori italiani.

    Tutti ne parlano, tutti lo dicono ma nessuno linka, nessuno dice da chi è partita, ecco quindi che una bufala prende la forma di notizia vera, fino quasi a diventarlo. Le smentite sono arrivate da Belen Rodriguez e Tinto Brass, altrimenti qualcuno aspettava veramente il film.

    Appena ci rendiamo conto di ciò che abbiamo creato pubblichiamo un post nel quale sottolineiamo che si è trattato di uno scherzo, mandiamo il link agli editori italiani e alle agenzie di stampa. Risultato? Qualcuno legge e capisce, altri ci accusano di aver pubblicato un pesce d’aprile in ritardo.

    Ora la conclusione mi sembra ovvia: il pesce d’aprile, naturalmente, l’abbiamo pubblicato l’1 aprile, tanti editori sono arrivati in ritardo, non hanno linkato un concorrente e non si sono preoccupati di verificare (si fa così informazione?); nonostante la smentita, gli stessi editori non hanno letto nulla, hanno nuovamente scritto, senza essere informati, sbagliando di nuovo.

    Addirittura l’AGI (Agenzia Giornalistica Italiana, non il pizzicagnolo sotto casa) riesce a interpellare il portale Cinemotore (che non esiste) e fa diventare Belen Rodriguez di nazionalità Colombiana, e non Argentina. Ovviamente TGCom non si fa sfuggire l’occasione e rilancia, facendo grossolani errori.

    Qualche editore si è salvato, è il caso di Blogo che nonostante ci sia cascato poi ha ammesso l’errore (se solo linkasse un po’ di più gli italiani), ADNKronos, Rumors.it e pochissimi altri.

    Da ciò cosa si può dedurre? Gli editori italiani, grandi e piccoli, scrivono senza leggere, non sono informati, non linkano, non citano, stanno nel loro giardino e se qualcuno gli fa notare gli errori si rivoltano contro, accusando e attaccando… come è successo con uno degli editori nominati, il quale, avvisato del fatto, ci ha anche risposto via email definendoci “dementi”.

    Per la cronaca, Radio Kiss Kiss ha riportato la notizia dicendo che un blog (anche qua non si nomina mai chi…) ha pubblicato in ritardo il pesce d’aprile. Ho chiamato in trasmissione, mi hanno detto che mi avrebbero richiamato per farmi intervenire ma ancora non ho ricevuto nessuna chiamata… serve qualche altra conferma? Attendiamo i settimanali scandalistici, non si sa mai…

    Segnalazione doverosa: ci sono tantissimi altri siti medio/piccoli che ci sono cascati e che si sono comportati come i grandi, per una questione di spazio non posso riportarli tutti, ma basta fare una ricerca per farsi un’idea.

    Questa è l’editoria in Italia? Queste sono le persone che fanno informazione? Questa è La Repubblica? Questo è Panorama? Questo è Virgilio? Siamo in buone mani… signori, buon pesce d’aprile e il prossimo anno state attenti, alzeremo il tiro ;)

    Maggiori informazioni possono essere trovati su Webnews, il quale inquadra alla perfezione lo stato attuale dell’editoria, sul blog dello stesso Webnews, su oneTiVu, oneWeb2.0 e ovviamente su oneCinema.

  • Ho visto un mostro

    Sì, vero, su Google Maps. Mica esiste solo il mostro di Lock Ness… anche noi abbiamo il nostro bel mostro. Si trova al largo delle coste di Napoli ed è risaputo che i Napoletani, popolo di furbi (non me ne vogliano gli amici Partenopei), lo tenevano nascosto, aspettando il momento per spacciarlo per il mostro originale, quello che c’è a Lock Ness. Tanto alla fine, mica è così distante Lock Ness da Napoli… il mostro si poteva sempre spostare, stufo dell’umore freddo degli Inglesi. E non mi venite a dire che Lock Ness è un lago, con quei tentacoli lì il mostro, come minimo, sa correre.

    Mica gliel’avevano detto ai Napoletani che Google Maps li avrebbe definitivamente inchiodati. No cari amici, il mostro di Lock Ness rimane in UK, voi al massimo potete vendere la storia del mostro di Napoli.

    Mostro di Napoli

    Eccolo, il mostro che ho avvistato.

    Come si vede, la differenza con quello di Lock Ness è che in UK stava nuotando un po’ più in superficie, quindi l’immagine è più nitida:

    Mostro di Lock Ness

    Mentre a Napoli nuotava un po’ più in profondità, quindi i tentacoli non si vedono bene.

    Però lo sappiamo, in Italia, e soprattutto a Napoli, le cose vengono fatte bene, quando ci si impegna le cose riescono meglio. Quindi non ci basta averne uno di mostri, ma ne vogliamo tre. Infatti, quello di cui abbiamo appena parlato è il neonato di una coppia. In questa foto si vede bene tutta la famiglia:

    Mostri

    Visti?

    Ecco, io ora mi chiedo come faccia un editore come il Corriere della Sera (lasciando stare TGcom, La Stampa, Repubblica e Ansa) ad andare dietro a buffonate del genere. Mi chiedo se non riprenderanno anche questa notizia. Ehi, Corriere, ho trovato altri mostri…

  • Museo degli Uffizi a Firenze e il caldo

    Sabato scorso sono stato a Firenze, città che mi piace visitare, di tanto in tanto, poiché la reputo tra le più belle in Italia; un giro qua, un giro là e decido di visitare nuovamente, dopo parecchi anni, gli Uffizi.

    Al di là della fila fatta per entrare che è qualcosa di vergognoso, finalmente all’interno inizia il giro tra statue e quadri. Prima però il dovuto passaggio al metal detector, al quale chiedo se nel museo si possono fare foto (specificando che non ho intenzione di usare il flash), la risposta è uno scontato no (che sa tanto di diritti alle opere più che di deterioramento delle opere).

    Dicevamo, inizio il giro e da subito sento un caldo non normale in un posto del genere. Mi dico: “sarà normale, controllato, figurati se ci sono di questi problemi”; arrivo nella sala di Tiziano (se non ricordo male) e il caldo aumenta, a tal punto da farmi uscire dalla stanza, senza visitare circa la metà delle opere.

    Ora mi chiedo: non mi fanno utilizzare la macchina fotografica con la scusa del deterioramento delle opere (e ripeto: senza flash) e poi la temperatura all’interno non è controllata? In quella sala ci saranno stati almeno 30 gradi (oltre a una quantità di persone che superava qualsiasi limite di decenza); una situazione del genere non danneggia le opere ad olio? Ammetto di essere abbastanza ignorante in materia, ma da quello che ne posso capire mi sa che agli Uffizi qualcosa non funziona come dovrebbe…

  • Bruno Vespa, sa perché non guardo la TV?

    Arrivo un po’ tardi (un bel po’, è passato quasi un mese) ma solo oggi posso scrivere… La questione è quella esposta da Giacomo su Bruno Vespa.

    Il tutto, per chi non conoscesse i fatti (penso in pochi ormai) è riassunto in questo video.

    Non voglio aggiungere altro rispetto a quanto già detto da tutta la blogosfera. Ma voglio fare una domanda al caro Bruno (non penso la leggerà anche se mi piacerebbe, così che possa capire le idiozie uscite in quella puntata di Porta a Porta): sa perché non guardo più la TV (soprattutto in seconda serata)? Beh… la risposta è semplice: perché ci sono sempre programmi, con delle simpatiche signorine, che hanno come unico obiettivo quello di riuscire a far telefonare, a dei simpatici signori, verso dei numeri ad alto costo. E visto il video (visto quanto lei stesso fa di tutta l’erba un fascio), non posso che constatare che anche il suo programma non è da meno. Mi sbaglio? Beh, forse anche lei sui blog ;)

    Un ultima domanda: visto che i blog “servono solo per rimorchiare” (più o meno è questo il riassunto del video), perché scrive per il blog di Grazia?

    UPDATE: come segnalato anche da Giacomo, il video è stato rimosso da YouTube, complimenti…

  • Buzz marketing

    Sempre più spesso si sente parlare di Buzz Marketing; si tratta di un modello di pubblicità basato sul passaparola “spontaneo”. Cosa significa ciò?

    Immaginiamo di incontrare un amico e di dirgli, tra informazioni più o meno interessanti, anche che abbiamo acquistato l’ultimo smartphone della Nokia e che è assolutamente fantastico. Ovviamente il nostro amico tenderà a fidarsi e quindi se si trovasse nella situazione di dover scegliere un cellulare/smartphone, molto probabilmente valuterà, attentamente, anche il modello da noi indicato. E se questo modello ci è stato regalato dalla stessa Nokia proprio per parlarne bene? Ecco cosa è il Buzz Marketing: celare dietro una discussione amichevole un po’ di pubblicità (pubblicità occulta).

    Ecco quindi la corsa da parte dei produttori a inviare prodotti gratuitamente agli opinion leader, che quindi dovranno parlare di questi prodotti sui loro blog/siti. Questo è il caso di Luca Conti che parla di un Nokia su Pandemia.

    Se posso dare una mia opinione, questa fatta da Luca mi sembra un esempio errato di Buzz. Se mi fai capire che Nokia ti ha mandato volontariamente il Tablet, io non lo comprerò mai. Anche perché so che ne parli bene proprio perché ti è stato regalato.

    Penso sia molto più utile fare una pubblicità nascosta, un po’ come ho fatto io con la Renault nel post in cui parlo di pubblicità comparativa (tengo a precisare che io non ho preso nulla da quel post che era realmente spontaneo, anzi, se la Renault mi volesse togliere qualche rata tra quelle che devo pagare fino a fine 2008… :) non mi offendo mica).

    Insomma… se vogliamo fare buzz marketing, penso che lo dovremmo fare bene e cercare di arrivare al punto in cui qualsiasi strategia di marketing vorrebbe arrivare: non far capire all’utente qual è la pubblicità e fargli passare tutto come contenuto, magari pure buono.

  • C’era una volta il Barcamp

    Non so all’estero come stanno andando, ma in Italia ho come l’impressione che i Barcamp stiano morendo; e pensare che nemmeno un anno fa si svolgeva il RomeCamp, un successo sia per quanto riguarda gli interventi che i partecipanti (si trattava di uno dei primi BarCamp in Italia).

    Ieri sono stato al PiùBlogCamp a Roma, evento organizzato da Splinder (se non ho capito male, o forse era solo lo sponsor principale…). Diciamo che le partecipazioni c’erano sulla carta, in teoria ci dovevano essere 150 persone, onestamente non ho visto tutta questa partecipazione, forse quando la sala era super affollata c’erano 30/40 persone. Inoltre l’evento era organizzato in un buco al Palazzo dei congressi, all’interno dell’evento Più Libri Più liberi.

    Gli interventi (gli Speeches) erano pochissimi rispetto alla prima edizione del Barcamp a Roma, in quell’occasione ci sono state persone che volevano fare un intervento ma non c’era più spazio. In più erano di bassissima qualità eccetto qualcuno.

    Insomma… se non si è capito, sono rimasto deluso. Per fortuna anche questa è stata un ottima occasione per vedere e rivedere vecchi amici.

  • Le nostre leggi per favorire il nostro sviluppo

    Oggi volevo parlare della situazione Italiana di Android e nello specifico delle leggi Italiane che invece di favorire lo sviluppo fanno in modo, sempre e solo, di avere giri e rigiri burocratici in modo da riuscire a ritardare tutto.

    Leggere di Stefano Hesse che scrive:

    Le regole sulle manifestazioni a premio prevedono una serie di obblighi burocratici di notevole impatto per le aziende ed in particolare per le imprese che non hanno sede in Italia.

    mi mette una tristezza unica. Pensare che i nostri sviluppatori, le nostre aziende (perché alla fine ci sono anche aziende che potevano essere interessate a uno sviluppo in tal senso, penso per esempio a un’azienda di sicurezza che potrebbe essere interessata a sviluppare un antivirus, o a un azienda VoIP che vorrebbe sviluppare il proprio client, ecc) e chiunque volesse partecipare al concorso non lo può fare solo per questioni burocratiche mi mette una tristezza unica. In special modo se poi penso che, nella stessa Italia, ci sono casi eclatanti di scandali e frodi… Allora tutta questa burocrazia a cosa serve? Solo come impedimento?

  • Pubblicità comparativa, uno spot che fa rumore

    Sicuramente la ricorderete tutti, una pubblicità andata in TV per pochissimo tempo ma che ha fatto “rumore”. No, non c’erano strilli e urla, era chiara, lineare e limpida. Si trattava di una delle prime pubblicità comparative, sicuramente una delle meglio riuscite. Rivediamola:

    La pubblicità comparativa della Renault, che nel 2006 si aggiudicò ben 8 EuroNcap per la sicurezza. 8 modelli della Renault erano più sicure della concorrenza. Tra tutte spiccavano la nuova Clio III e la Megane.

    Questo tipo di pubblicità può essere una marcia in più per qualsiasi azienda, la cosa fondamentale è che sia: onesta, reale ed eticamente corretta. Questo della Renault è uno spot che mette in evidenza alcuni dati oggettivi e neutrali. Ricordo la prima volta che ho visto questa pubblicità in TV: stavo facendo altro, ma il suono (la voce) subito ha attirato la mia attenzione… insomma, uno spot ben fatto che ha fatto scuola.

    Altre pubblicità comparative le possiamo trovare negli spot Get a Mac di Apple. Ecco un esempio:

    Già in questo caso si cerca l’esasperazione e i dati non sono oggettivi. Si scherza su Windows (chiamandolo PC- dimenticando Linux) in un modo che, secondo me (al di la della bellezza e dell’efficacia), è poco corretto.

    Un altro spot comparativo, che la butta più sul ridere (più di Apple), è realizzata da una nota bibita:

    La pubblicità comparativa non è certo una novità, si usava già negli anni 80, per la precisione nel 1987, ma non era consentito fare comparazioni con un’altra marca specifica.

    Ecco invece una comparazione che ha fatto discutere tantissimo e che ha fatto scalpore

    Si mettono a confronto i mezzi di trasporto, il tifoso del Real Madrid va allo stadio con la metro, quello dell’Atletico Madrid va in auto. Il risultato è che quello del Real arriva in tempo e quello dell’Atletico, dopo aver infranto praticamente tutte le regole della strada, arriva in ritardo. Questo spot che è andato in onda sugli schermi della metro di Madrid, ha fatto scalpore e ha scatenato l’ira dei tifosi dell’Atletico. Se ciò venisse fatto da un’azienda, con uno spot su grande scala (in TV), sarebbe pressapoco un fallimento.

  • Un viso al blogger…

    Forse arrivo per ultimo ma anche io ero presente allo IAB e anche io, come hanno già sottolineato in tanti, ho avuto il piacere di “conoscere” persone nuove. Metto il conoscere tra virgolette perché in realtà queste persone sono già conosciute, ma solo online.

    Questo è il caso per esempio di Lafra (Francesca Casadei) che collabora con me su oneWeb20, oppure il caso di Francesca Gugliucci (collabora su oneMarketing) o ancora Daniele Cerra, Francesco Federico e parecchi altri.

    Poi ci sono quelli che già conoscevo e che ho avuto il piacere di rivedere, come per esempio: Stefano Gorgoni, Johnnie Maneiro, Elena Farinelli, Massy, Miriam Bertoli, Davide Pozzi (TagliaErbe) e altri ancora.

    Insomma… un evento per conoscersi e per rivedersi. Scambiare due chiacchiere, sentire uno speech fatto da un amico/a o bere una birra insieme. Alla faccia di chi dice che viviamo in un mondo SEM (Solitudine, Esibizionismo, Mercato), o che afferma che un blog è solo un diario segreto per frustati che si sentono soli.

    Mi spiace di non essere riuscito a beccare, per i corridoi Milanesi, Leonardo Bellini e Marco Ziero, due amici che avrei voluto rivedere. Va be, sarà per la prossima :)

    Ovviamente l’evento è stato bello, ben organizzato e l’aria che si respirava era veramente piacevole. Tanto da convincermi a tornare il prossimo anno e da sperare in una versione Romana.

  • iPhone, perché lo voglio acquistare

    Per chi non lo sapesse (penso in pochi) l’iPhone è lo smartphone di Apple, già in vendita in America e presto anche in Europa. I primi a partire saranno Germania, Francia e Inghilterra. Gli altri, compresa l’Italia, devono ancora aspettare un po’.

    In Italia il problema sembra sia la mancanza di un operatore in grado di offrire quello che Apple chiede. Praticamente i rumor nel tempo hanno dato Apple vicina a un accordo con tutti e tre gli operatori mobili presenti sul territorio nostrano, vale a dire Tre, Tim, Vodafone e Wind. In realtà ancora nulla di preciso si sa.

    Sicuramente si tratta di un ottimo dispositivo che oltre a innovare ha avuto il grande merito di scuotere il mercato degli smartphone/cellulari che nell’ultimo periodo stava un po’ morendo.

    Mi piacerebbe acquistare il dispositivo della mela e i motivi sono semplici:

    • Devo cambiare cellulare
    • Vorrei uno smartphone poiché mi serve più del semplice cellulare
    • Mi serve un navigatore per l’auto
    • Voglio vedere questo fantastico mondo Apple che utti raccontano

    Ma cosa al momento non mi piace e mi potrebbe spingere a non comprarlo?

    • Dispositivo bloccato con un solo operatore
    • Dispositivo bloccato per non installare software di terzi
    • Prezzo alto
    • Impossibilità di installare un antenna gps

    Per quanto riguarda i motivi di acquisto penso siano chiari. Forse qualche dubbio potrebbe nascere leggendo i motivi che mi spingerebbero a non comprarlo.

    Se il dispositivo sarà bloccato con un solo operatore non lo comprerò perché non mi piace l’idea di essere vincolato alle offerte/tariffe di una sola azienda. Poi magari sarà proprio quella che sceglierò ma non voglio essere bloccato dall’inizio. Soprattutto in prospettiva di cambiare operatore.

    Per quanto riguarda i programmi installabili sopra la situazione è stata chiarita. Da Febbraio sarà possibile sfruttare l’SDK per installare altri software. Ma è da vedere cosa significa installare altri software sopra, fino a che livello sarà possibile farlo.

    Il prezzo, da quando detto da Steve Jobs, CEO dell’azienda di Cupertino, varierà e visto il ribasso di 200 dollari dopo soli pochissimi mesi, mi sa che la tendenza sarà quella di un continuo ribasso e di continue nuove versioni. Avere in mano uno smartphone che dopo due mesi dall’acquisto non vale più nulla non mi va. Quindi è da capire meglio questa situazione.

    Uno dei motivi per cui acquisto l’iPhone è il fatto che mi serve un navigatore satellitare, per l’auto, quindi appena acquistato lo smartphone voglio installare sopra il software e l’antenna GPS.

    Che ne dite? Acquisterò l’iPhone oppure ho messo troppi veti?

  • Un pensiero sulla classifica BlogBabel

    La questione è semplice: il cambio di algoritmo che ha portato a un cambio della classifica di BlogBabel. L’algoritmo di BlogBabel, infatti, nell’ultimo mese ha subito due cambiamenti radicali che hanno portato uno stravolgimento della classifica aggregata.

    Nello specifico sono stati tolti dei valori come, per esempio, Google blog, yahoo e altri. Ora io non voglio discutere sull’algoritmo in se, anche perché ognuno decide cosa farne del proprio servizio, quale è la strada migliore per portare a dei miglioramenti; però noto i risultati e non posso che storcere il naso.

    Eh si… perché mentre Nelli si chiede se il nofollow l’ha fatta scendere in classifica (cosa ovviamente errata) noto come, nella classifica aggregata, ci siano dei controsensi veramente forti. Giusto per citarne qualcuno, con il massimo rispetto per tutti, tutti progetti validi:

    Insomma… mi sembrano risultati strani, se non assurdi. Ma da una lettura veloce delle FAQ noto che:

    La classifica è attendibile?

    La classifica aggregata no. Nella classifica aggregata sono compresi tutti i blog, compresi quelli che non dispongono di tutti i parametri valutati. Ad esempio, certi blog non dispongono di FeedBurner e blog molto giovani non hanno PageRank. La posizione nella classifica aggregata si basa su indicatori eterogenei e non è quindi formalmente attendibile.

    Le singole classifiche sono attendibili, perché si basano su indicatori omogenei, presenti per tutti i blog analizzati. Ad esempio:

    • Classifica sui link in ingresso 30gg
    • Classifica sui link in ingresso 180gg
    • Classifica sui link in ingresso
    • Classifica FeedBurner (per i blog che lo usano)
    • Classifica Google PageRank (per i blog che hanno PageRank)

    Continuiamo a offrire la classifica aggregata perchè rappresenta un pratico punto di ingresso alle informazioni di BlogBabel e un riepilogo di immediata comprensione, pur con i suoi limiti.

    A parte il fatto che (in teoria) la classifica aggregata, proprio perché tiene conto di più valori dovrebbe essere quella più attendibile. La classifica di FeedBurner è attendibile… è grazie, è in base al numero di iscritti ai feed per ogni singolo blog, ma a questo punto me la vado a leggere su feedburner stesso e non su blogbabel.

    La classifica aggregata dovrebbe essere, a mio avviso, la classifica principale.

    Comunque, anche sulle altre classifiche, eccetto feedburner e PageRank che sono esterni e quindi non da considerare, trovo:

    Insomma, risultati assurdi che non rispecchiano, secondo me, la realtà.

    C’è un gruppo di discussione, dove addirittura si è proposto di togliere anche FeedBurner, solo perché una persona ha trovato il metodo di fregarlo (gli risultavano 70000 iscritti ai feed). Come se i link (unico vero parametro su cui si basa ora) non fossero facilmente modificabili. Non penso ci si metta tanto a creare uno spam engine che si basa su WordPress e crea automaticamente post con link dentro, o in modo manuale, registrarsi a wordpress.com con vari account e creare giornalmente post fittizi con l’unico obiettivo di recuperare link. Anzi, se la devo dire tutta, è più facile trovare link che modificare i risultati restituiti da feedburner.

    La mia idea è che prima queste modifiche all’algoritmo, BlogBabel aveva un senso di esistere, al momento no, non è indicativo e si basa su parametri facilmente modificabili. Inoltre, come detto anche dagli stessi autori, la classifica aggregata non è attendibile.

    Infine, per concludere questo post, chiedo scusa, nuovamente, ai siti che ho preso come esempio negativo, non penso che siano brutti progetti, ma solo che si trovano troppo in alto rispetto a quello che valgono, sono stati sopravvalutati (anche se hanno le potenzialità per arrivarci da soli).

    Il post ha il solo scopo critico per migliore il progetto e non per sotterrarlo (critico solo quello che voglio migliorare). Ripeto che la classifica, come era prima, ha qualche senso, e se si tornasse alla situazione di partenza, sicuramente blogbabel potrebbe essere un indice di massima per la situazione della blogosfera italiana.

  • Intervista a Linus Torvalds

    È una soddisfazione dire che ho fatto un’intervista a Linus Torvalds, il creatore del sistema operativo Linux.

    Dopo l’annuncio fatto ieri da Giacomo, l’intervista è stata pubblicata oggi su oneOpenSource.it, sito del network oneBlog.it del quale sono responsabile.

    Oltre alla versione tradotta in Italiano abbiamo pubblicato anche la versione originale in Inglese per chi desidera arrivare alla radice.

    Hanno collaborato con me per l’intervista: Mario, Francesco e Giacomo. Non posso non ringraziare tutti e tre per il lavoro fatto insieme.

  • I parcheggiatori abusivi

    Chi non ha mai avuto a che fare con un parcheggiatore abusivo? Chi vive nelle grandi città li incontra quasi tutti i giorni e puntualmente gli lascia qualche spicciolo.

    La maggior parte di questi nemmeno ti aiutano a trovare il parcheggio, è solo una specie di assicurazione che fai: tu gli dai qualche spicciolo, massimo un euro, e loro non ti graffiano la macchina. Semplice no? In altri posti questo si chiama Pizzo, nelle grandi città parcheggiatore abusivo.

    Il bello non è che questi esistono, il bello è che le autorità, chi dovrebbe garantire la sicurezza delle città, sa dell’esistenza di questi, sa chi sono, ma non fa nulla… li lascia fare. Insomma, il classico “famoli vivere” all’Italiana.

  • Caro benzina

    Arriva l’estate e come al soliti arriva il caro benzina. Ma cosa è il caro benzina? Semplicemente un aumento dei prezzi del carburante. La cosa che fa storcere il naso, però, è che il caro benzina, l’aumento del prezzo del greggio arriva sempre dall’inizio di Luglio a metà Settembre, proprio nei mesi in cui gli Italiani si spostano per andare in ferie.

    Ma da cosa deriva questo caro benzina? Semplice, aumento del prezzo del petrolio che compriamo dagli americani e dagli arabi. Inoltre sulla benzina pesa un bel 65% che sono tasse che vanno allo stato. In questo momento in cui la benzina è a 1.37, ben 0.94 euro al litro vanno allo stato e il restante alla compagnia che vende la benzina. Un bell’affare per lo stato.

    In questo momento i prezzi sono a livelli che non si erano mai visti, ben 1.37 euro per la benzina, 1.19 per il diesel. Prezzi assurdi mai raggiunti.

    C’è da considerare anche un’altra cosa: noi compriamo il petrolio in dollari e in questo momento il dollaro è debole. Per acquistare un euro ci vuole 1.38 dollari. Quindi un litro di petrolio, nonostante l’aumento, costa di meno. Per esempio: un anno fa il cambio era a 1.26, quindi per acquistare un litro di petrolio, se questo costa 1 dollaro, ci volevano 0.80 euro. Oggi, allo stesso prezzo (1 dollaro per un litro) ci costerebbe 0.73 euro. Di quanto è aumentato il petrolio? Non lo so, ma per arrivare da 0.73 a 0.80 vuol dire che c’è stato un aumento del 10%, e in questo caso il prezzo sarebbe rimasto uguale ma visto che un litro di benzina costa circa 0.08 euro in più, allora vuol dire che il petrolio è aumentato di più del 10%.

    Insomma, tutti questi numeri per far capire che l’aumento della benzina è strano, ed è strano soprattutto il fatto che ciò avviene sempre in estate. In più il 65% di tasse sono troppe. Ma non vi aspettate che lo stato faccia qualcosa per diminuire il prezzo della benzina. Più questa aumenta più soldi entrano nelle casse dello stato.

    C’è anche chi combatte da anni questa lotta ma è ardua…

  • Studio sul Codice da Vinci

    Ecco un bell’articolo che cerca di studiare, in modo più approfondito, il fenomeno Codice da Vinci.

    Nell’articolo si parla di come il codice da Vinci, prima il libro e poi di conseguenza il film, si siano riusciti a inserire e a fare tanto successo. Oltre a fare l’analisi, l’autore di questo articolo che è Salvatore Balducci, parla di falsi storici e dice che alcuni punti del codice da vinci non sono possibili.

    L’autore parla, punto per punto, del codice da Vinci, facendo l’analisi su questi punti:

    • La presunta love-story tra Gesù Cristo e la Maddalena
    • I ritrovamenti di Qumram, gli Esseni e Gesù
    • Vangeli canonici e Vangeli apocrifi
    • Costantino ha deciso quale sarebbe stato il canone dei Vangeli?
    • Il Santo Graal ha a che vedere con la discendenza carnale di Cristo e della Maddalena?
    • L’esistenza del cosiddetto “Priorato di Sion”

    L’articolo cerca di indagare su questi punti. Cerca di spiegare cosa è possibile e cosa no.

    In conclusione inserisce qualche riga degna di nota sull’ideologia del Codice da Vinci

    Il successo de Il Codice Da Vinci, è certamente uno degli avvenimenti letterari più significativi degli ultimi decenni. Le cause di un tale successo risiedono anche negli argomenti trattati dal romanzo: Il Codice infatti ripropone, sebbene a suo modo, quelle tematiche del mistero, del sacro, della ricerca della verità che toccano infondo tutti gli uomini e che anche nel nostro mondo, apparentemente così banale e materialista, non smettono di affascinare e attrarre.

    C’è un aspetto, tuttavia, di questo straordinario successo editoriale che non può non suscitare polemiche, e che potremmo definire il volto ambiguo del fenomeno Da Vinci: stiamo parlando del processo attraverso cui questo fortunato romanzo sembra aver assunto nella mente di molti una credibilità degna del miglior libro di storia. Allo sviluppo di questo atteggiamento, per altro, non è alieno lo stesso autore, che in maniera decisamente capziosa lascia intendere, fin dalla presentazione, che il Codice sarebbe basato su realtà storiche, su fatti accaduti, su una lettura veritiera e attendibile di avvenimenti antichi e recenti.

    L’aspetto più inquietante (per non dire disonesto) di questa “operazione” è però l’intenzione, tutt’altro che nascosta, di veicolare attraverso questa presunta “verità”, quella che è in realtà un’ideologia, una visione della realtà che, peraltro, lungi dal costituire una scoperta o una rivelazione come la stessa pubblicità del libro e del film lasciano intendere, si basa invece su vecchi pregiudizi e dichiarati falsi storici.

    È auspicabile, dunque, che i lettori del romanzo di Dan Brown e coloro che andranno in questi giorni a vedere il film, possano informarsi meglio sui contenuti di quest’opera, al fine di elaborare una visione più critica, e quindi più libera, intorno al fenomeno Da Vinci.

    I “FALSI STORICI” DEL CODICE DA VINCI
    Il romanzo di Dan Brown contiene delle evidenti imprecisioni storiche, quando non dei falsi veri e propri. Questo dato di fatto è in contraddizione con la “veridicità” dichiarata e sbandierata dall’autore. Gli errori del Codice Da Vinci, peraltro, non hanno neppure il pregio dell’originalità e si ritrovano già tutti in quel milieu culturale occultistico e New Age da cui Dan Brown attinge a piene mani. È una cultura questa che si segnala spesso per la dozzinalità con la quale è solita affrontare argomenti che invece, per la loro importanza, meriterebbero ben altro rispetto e attenzione.

    In specifico, le principali questioni su cui il Codice Da Vinci offre una visione storicamente (e artatamente?) falsata della realtà sono soprattutto le seguenti:

    La presunta love-story tra Gesù Cristo e la Maddalena

    Una delle ragioni che hanno determinato il successo del libro di Dan Brown è la presunta rivelazione, quasi un gossip storico-religioso, sulla presunta relazione tra Gesù Cristo e Maria Maddalena: rapporto che sarebbe stato volontariamente nascosto dalla Chiesa Cattolica, timorosa secondo l’autore di perdere il suo potere “tirannico e maschilista”.

    In realtà, in questo come in altri casi, l’autore non fa altro che saccheggiare a piene mani una letteratura precedente che già di per se non brilla di particolare serietà. In specifico, il precedente più immediato risale al saggio scritto dai giornalisti inglesi Baigent, Leigh e Lincoln, dal titolo Il Santo Graal (trad. it. Fabbri Editori, Milano 2004): un curioso zibaldone di notizie parzialmente storiche, di illazioni, fantasie ed elucubrazioni in cui si ritrova di tutto, dai Templari al Graal ai misteri invero un po’ adulterati di Rennes Le Chateau, e dove compare anche, per la prima volta, la leggenda inedita (e del tutto moderna, proprio perché letteralmente “inventata” dai tre autori del libro) di un Cristo sposo della Maddalena la quale, una volta giunta nelle terre che attualmente formano la Francia, avrebbe dato origine ad una discendenza da cui si sarebbe originata la dinastia franca dei Merovingi. Secondo gli autori del libro, a cui Dan Brown deve “l’intuizione” fondamentale che percorre tutto il suo romanzo, lo “scabroso” segreto sarebbe stato nascosto dalla Chiesa ufficiale che avrebbe anche manipolato i Vangeli cancellando il ricordo di questa unione.

    In realtà, se i Quattro Vangeli non citano il matrimonio tra Gesù e la Maddalena è semplicemente …perché non c’è mai stato. Gli autori dei Vangeli, in effetti, hanno citato nei loro testi cose ben più “scandalose” e imbarazzanti di questa (es. il triplice rinnegamento di Pietro, che sarebbe poi diventato il capo della Chiesa, e che sarebbe stato utile non ricordare in sede scritta; la continua incomprensione che gli Apostoli avevano dell’insegnamento del Maestro, ecc.). Addirittura, gli autori del Santo Graal e sulla loro scia Dan Brown affermano che i Quattro Vangeli ufficiali (naturalmente interpolati e manipolati dalla Chiesa) avrebbero screditato la figura della Maddalena a favore di Pietro, quando nella realtà sembra essere avvenuto tutto l’incontrario: Pietro infatti viene spesso mostrato dagli evangelisti come timoroso e lento nel comprendere gli insegnamenti del Maestro, mentre la Maddalena è indicata addirittura come la prima creatura ad aver incontrato Cristo dopo la Resurrezione! Infine, gli stessi “vangeli apocrifi” così cari a Dan Brown non accennano da nessuna parte ad un matrimonio di Gesù con la Maddalena o con qualsiasi altra donna (solo il Vangelo di Filippo, in un frammento ritrovato mutilo, afferma che la Maddalena era koinonos, ovvero “amica” di Gesù, utilizzando lo stesso termine usato per indicare gli stessi apostoli). Sarebbe davvero curioso, peraltro, che una tale notizia possa essere stata ignorata per millenni e abbia atteso solo il libro di Dan Brown per essere “rivelata” al pubblico.

    I ritrovamenti di Qumram, gli Esseni e Gesù

    Nel guazzabuglio di Dan Brown non potevano mancare i ritrovamenti di Qumram, eletti cavallo di battaglia da tutti quegli autori che rivendicano un’immagine di Gesù diversa da quella tramandata dalla Chiesa.

    In realtà, la verità è molto più semplice: i cosiddetti “rotoli di Qumram” sono una serie di testi risalenti ad un periodo che va dal I sec. A.C. al I sec. D.C., ritrovati alla fine degli anni 40 in alcune grotte del Deserto di Giudea, in Palestina. Solo nella grotta n° 5, dove sono stati trovati solo testi in greco e forse non appartenenti agli Esseni, qualche studioso pensa di aver rintracciato un frammento di Vangelo). Nonostante le illazioni fantasiose di tanti autori che negli anni si sono sbizzarriti sull’argomento, spesso poco informati quanto dotati di fervida inventiva, i rotoli non dicono nulla di Gesù ma contengono solo la biblioteca di una comunità semi-monastica ebraica, appunto gli Esseni, costituita da testi dell’Antico Testamento e regolamenti della comunità stessa. Alcune somiglianze tra l’insegnamento di Gesù e quello degli Esseni aveva fatto supporre, all’inizio della scoperta, un collegamento tra questa comunità e la Chiesa cristiana primitiva, collegamento presunto che era stato subito sfruttato da alcuni autori in chiave propagandistica per affermare che “era stata scoperta la verità su Gesù”, “che “l’insegnamento di Gesù non era poi così originale come affermato dalla Chiesa” e che “Gesù era in realtà solo un maestro esseno”.

    In realtà, col proseguo degli studi, è emersa sempre più, accanto a certe analogie, anche la radicale differenza esistente tra l’insegnamento degli Esseni e quello di Gesù. Gli Esseni erano fautori di una religiosità rigidamente precettistica e legalistica: l’insegnamento di Gesù è invece un continuo inno al superamento di una religione cavillosa verso una dimensione più intima (l’Amore che trascende la Legge, il sabato che è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato). Gli Esseni erano ferocemente discriminatori contro gli stranieri, i “peccatori” e tutte le categorie umane biasimate ed emarginate dall’Ebraismo ufficiale dell’epoca: Gesù, al contrario, condannava il peccato ma aiutava il peccatore, cenava con pubblicani e prostitute, compiva miracoli anche verso gli stranieri non appartenenti alla stirpe ebraica (i samaritani, il Centurione, la Cananea).

    Vangeli canonici e Vangeli apocrifi

    Dan Brown, sulla scia di una lunga scuola di critica anticristiana e anticattolica, cita a spron battuto i vangeli cosiddetti “apocrifi” contrapponendoli ai Quattro ritenuti canonici dalla Chiesa. In realtà, né Dan Brown né altri come lui sembrano conoscere realmente il contenuto di quegli apocrifi che sbandierano come un vessillo: questi testi, infatti, non contengono affatto pruriginose rivelazioni nascoste dalla Chiesa ma, per lo più, solo tarde rielaborazioni di concetti e immagini già presenti nei Canonici.

    In realtà, se la Chiesa primitiva, (non Costantino, come afferma falsamente Dan Brown), ha voluto scegliere fra i molti testi esistenti solo i 4 di Marco, Matteo, Luca e Giovanni, lo ha fatto perché si tratta dei testi più antichi (quindi più vicini all’epoca di Gesù) e più storicamente attendibili.

    Un semplice confronto tra Vangeli Canonici e cosiddetti Vangeli Apocrifi può chiarire le ragioni della scelta: i Canonici sono scritti in un linguaggio semplice, “cronachistico”, austero, che rifugge alle elaborazioni di fantasia e non tiene celati anche temi e avvenimenti che potevano apparire imbarazzanti alla Chiesa primitiva. Lo stesso capo degli Apostoli, Pietro, viene visto come un uomo “dalla dure cervice”, spesso incapace di comprendere il Maestro; gli apostoli vengono presentati come uomini comuni, coi loro pregi ma anche coi loro innegabili difetti e le loro paure; la Maddalena e le donne vengono indicate come le prime ad aver avuto l’esperienza di Gesù risorto (e questo dato, se contestualizzato alla mentalità maschilista del Medio Oriente antico, è un sicuro indice di storicità). Oltretutto se, come dicono i vari Dan Brown, i Vangeli fossero stati “aggiustati” dalla Chiesa, queste ed altre notizie sarebbero state evidentemente cancellate.
    Viceversa, gli apocrifi sono pieni di immagini e vicende dove la fantasia galoppa: lo stile é quello della letteratura devozionale, molto colorito ma poco attendibile. In alcuni di questi testi, Gesù bambino appare con un piccolo superman che fulmina i suoi compagnetti con la forza dei “poteri”; in altri c’è una sovrabbondanza di miracoli spiritualmente insignificanti, che non sono visti come nei Canonici come “segni” ma come esternazione insensata di forza.

    Infine, noi possediamo copie molto antiche dei Vangeli Canonici, che ci confermano la loro attendibilità in quanto vicini temporalmente agli eventi narrati: il Papiro Rylands, contenente parti del Vangelo di Giovanni, è datato verso il 120 d.C. (cioè, pochi anni dopo la morte dell’autore); il Papiro Bodmer II, non oltre il 150 d.C., contiene quasi tutto il Vangelo di Giovanni; addirittura, se fossero confermate le interpretazioni di molti studiosi che attribuiscono il frammento 7Q5 trovato in una grotta vicino Qumram al Vangelo di Marco, avremmo la prova che almeno uno dei Canonici era già stato scritto solo pochi decenni dopo la vicenda terrena di Gesù! Viceversa, i codici contenenti gli apocrifi sono tutti molto più tardi: il Vangelo di Tommaso, uno dei più noti, ha un solo codice del IV sec.

    È stato Costantino a decidere quale sarebbe stato il canone dei Vangeli?

    Chiunque abbia un minimo di conoscenze di storia del Cristianesimo, sa benissimo che il canone dei Quattro Vangeli è già conosciuto molto prima di Costantino. La stragrande maggioranza dei Padri della Chiesa (i primi scrittori cristiani) citano continuamente i Canonici e si ricordano di qualche apocrifo solo per confutarne la credibilità o biasimarne gli eccessi di fantasia (deliramenta li chiama Tertulliano). Origine, un secolo prima di Costantino, afferma chiaramente che i Quattro Canonici sono gli unici vangeli utilizzabili dalla Chiesa. Il Canone Muratoriano, 190 circa d.C. (un secolo e mezzo prima di Costantino), presenta l’elenco completo di tutti i libri del Nuovo Testamento. Il fatto che una persona di discreta cultura come Dan Brown ignori tutto ciò è alquanto improbabile e getta un ragionevole dubbio sulla sua buonafede.

    Il Santo Graal ha a che vedere con la discendenza carnale di Cristo e della Maddalena?

    Anche su questo punto, Dan Brown non fa che riprendere in maniera acritica i temi sviluppati ne Il Santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln. Questi tre giornalisti sono i pubblicizzatori di quella bizzarra ed inedita esegesi che leggerebbe il termine Saint Graal come la corruzione di Sangre Real, Sangue Reale, interpretandolo alla lettera come “il sangue” di Gesù tramandatosi attraverso la discendenza di Maria Maddalena.

    Di fatto, i tre inglesi riprendono a loro volta le colorite invenzioni dell’occultista francese Pierre Plantard, sedicente studioso e falsario dichiarato, inventore anche dell’inesistente società segreta del Priorato di Sion (vedi il nostro: “L’esistenza del cosiddetto Priorato di Sion”). E’ il Plantard che per la prima volta configura una discendenza carnale di Gesù e della Maddalena che, attraverso la dinastia poi spodestata dei Merovingi, giungerebbe fino ai nostri giorni nell’ultimo rampollo che sarebbe, guarda combinazione, il Plantard medesimo.

    In realtà, il Santo Graal è uno dei più bei simboli della tradizione cristiana europea. Figura eterna del Cuore Puro che, come la Sacra Coppa, dev’essere vuoto di sé e limpido per contenere la Grazia divina (il Sacro Sangue), la sua Cerca rappresenta l’immagine d’ogni cammino spirituale e ha mosso generazioni d’europei ispirando poeti, cavalieri e santi come Galgano e Francesco d’Assisi.

    L’esistenza del cosiddetto “Priorato di Sion”

    Nella prefazione al Codice Da Vinci, Dan Brown afferma che “il Priorato di Sion, società segreta fondata nel 1099, è una setta realmente esistita” e che addirittura, secondo certe pergamene note come Les Dossiers Secrets scoperte nel 1975 presso la Bibliothèque National di Parigi, avrebbe annoverato fra i suoi membri una straordinaria carrellata di personaggi illustri, quali Isacc Newton, Botticelli, Victor Hugo e, per l’appunto, Leonardo Da Vinci. Questo oscuro cenacolo avrebbe custodito per secoli l’imbarazzante segreto della discendenza regale di Gesù e della Maddalena e quindi della discendenza regale di Sion e di Israele (Gesù era infatti discendente della stirpe regale di Davide).

    Dan Brown, con questa affermazione iniziale, vuole donare alla sua opera quell’aura d’autenticità che tanta parte ha avuto nel successo del romanzo. Peccato che il Priorato di Sion sia un palese falso storico, per ammissione del suo stesso creatore, il solito Pierre Plantard, che ammise spontaneamente di aver inserito di sua mano le famose pergamene nell’archivio della biblioteca parigina, per avallare le sue pretese di discendenza da Gesù e dai Merovingi.

    Queste sono solo alcune delle questioni che il Codice Da Vinci affronta in maniera scorretta e falsa. Molte altre potrebbero trovare posto in queste pagine: basti pensare alle vere e proprie calunnie, al limite del codice penale, proferite contro l’Opus Dei; o alle pseudo interpretazioni del Cenacolo di Leonardo Da Vinci in cui si pretenderebbe di vedere nell’immagine dell’apostolo Giovanni, raffigurato giovane come afferma la tradizione e quindi imberbe, ancora una volta le sembianze della Maddalena (ma allora non si spiegherebbe perché i personaggi raffigurati intorno a Gesù siano 12, come gli apostoli, e non 13, come sarebbe stato logico se fosse stata inserita anche la presunta “moglie”).

    L’IDEOLOGIA DEL CODICE DA VINCI

    Tuttavia, l’aspetto più ambiguo dell’opera di Dan Brown non è costituito, di per sé, dalle sole imprecisioni storiche (che potrebbero anche, in un altro contesto, configurarsi come “licenze” artistiche) quanto dall’obbiettivo fin troppo evidente di avvalorare, per mezzo di questi stessi questi falsi, quella che è una visione ideologica della realtà. Ed è molto chiaro che la posizione ideologica che qui si vuole caldeggiare è quella di una critica distruttiva e faziosa del Cristianesimo e in particolare della Chiesa Cattolica. Giocando sulla diffusa disinformazione riguardo alle questioni storiche e religiose, Dan Brown cerca col suo libro di avvalorare nelle masse l’immagine di una Chiesa che ha sempre e coscientemente ingannato l’umanità, di un Cristianesimo originario dimenticato e tradito: e per far questo, l’autore sa fin troppo bene muoversi sulla linea sottile che separa il reale dal romanzesco, il gioco letterario dalla critica storica.

    Spingendoci oltre, possiamo tranquillamente affermare che è proprio il palese anticristianesimo espresso nel Codice Da Vinci ad aver assicurato a questo romanzo la copertura editoriale e mediatica che ne ha favorito il successo a livello mondiale. Rimasto per anni un autore sconosciuto, Dan Brown é riuscito a conquistare la notorietà solo dopo aver scritto un libro anticattolico. Un opera del genere, in effetti, non poteva non conquistarsi la simpatia di quei poteri forti che, oggi più che mai, operano nella direzione di un sempre maggiore sradicamento della cultura dei popoli, di un appiattimento della coscienza di massa che si vuole disorientata, privata d’ogni punto di riferimento, immersa nell’indifferentismo, nel materialismo o in un vago ed evanescente “spiritualismo” da supermarket. In quest’ottica, la Chiesa Cattolica con la sua visione radicalmente altra rispetto al relativismo dominante, con la sua millenaria tradizione, con la sua cultura irriducibile alle mode sottilmente imposte dai padroni della cultura, non può non essere vista che come un ostacolo e un nemico: un nemico da colpire con qualunque mezzo.

  • Il libro del codice da Vinci

    Il libro del codice da Vinci

    Il codice da Vinci, libro di Dan Brown, è stato presentato in più di 40 lingue diverse. Per parecchie edizioni le copertine erano diverse.

    Ecco le principali in italiano, inglese e spagnolo.

    Il codice da Vinci

    Codice da Vinci copertina
    La Copertina italiana del Codice da Vinci

    Questa è la copertina del codice da Vinci in Italiano, quella che tutti noi conosciamo quello che abbiamo visto in tutte le librerie.

    Distribuito da Mondadori che ha l’ha pubblicato 2 volte, la prima volta, nel 2003, nella collana Omnibus, 528 pagine al prezzo di € 18,60. La seconda volta, nel 2005, il codice da vinci è stato inserito nella collana i miti, 520 pagine. In mezzo, nel 2004, è stata realizzata una versione del codice da vinci illustrato, con immagini, mappe, simboli e riproduzioni di quadri che sono protagonisti, insieme a Robert Langdon, dell’intricato mistero che ruota attorno ai segreti dei Templari e del Santo Graal.

    La traduzione per la versione italiana del libro è stata curata da Riccardo Valle.

    Il codice da Vinci in Italia ha fatto un gran successo e non poteva essere altrimenti visto che qui c’è la chiesa, il vaticano, questa è la nazione che ha dato i natali a Leonardo da Vinci, nato in Toscana.

    The da Vinci Code

    Copertina inglese del libro
    La copertina UK del Codice da Vinci (The Da Vinci Code)

    Questa a destra è la copertina apparsa sulla versione Inglese del codice da Vinci.

    Si nota subito la differenza grafica con la versione italiana della Mondadori. Questo fa pensare che l’autore Dan Brown abbia creato diverse grafiche oppure ha lasciato libera inventiva alla casa editrice in ogni nazione.

    Si nota subito come la Monna Lisa sia nascosta, a differenza delle altre versioni, qui traspare solo lo sguardo, dietro uno strappo di un giornale o di un libro, quasi a far capire che il codice da Vinci è solo un romanzo.

    In più si nota come ci sia la nota “Author of Angels & Demons”, dall’autore di Angeli e Demoni, l’altro suo romanzo che ha fatto grande successo in America ma che nel resto del mondo è uscito solo dopo “Il codice da Vinci”. Casa editrice Doubleday Books.

    El codigo da Vinci

    Copertina Spagnola codice da vinci
    La copertina del libro in Spagna

    Questa è la versione spagnola del codice da Vinci, appunto El codigo da Vinci. Qui si nota come Monnalisa sia in trasparenza e sovrastata da delle porte, come se il messaggio dell’autore sia “Entrate nel mistero”.

    Questa tra le altre copertine, del codice da vinci, è quella che somiglia di più a quella italiana. Si può notare come il titolo sia scritto con lettere al contrario come per dire “questo è un segreto da decrifrare”.

    Sicuramente chi ha realizzato la copertina per questa versione del codice da Vinci, voleva colpire il lettore.

    La differenza grafica è sostanziale con le altre due.

    In questa versione del libro non appare la dicitura “Dall’autore di Angeli e demoni”, infatti nelle nazioni a cui si riferiva questa copertina il codice da Vinci è uscito prima dell’altro libro di Dan Brown.

    La traduzione è stata curata da Juanjo Estrella.

    Da Vinci code

    Copertina francese codice da vinci
    La copertina in Francia del libro

    La copertina del codice da vinci francese, Code Da Vinci, è identica alla versione Inglese, anche se la casa editrice è diversa.

    La copertina della versione francese, naturalmente trasmette le stesse cose di quella Inglese.

    Forse l’unica nota che rende la copertina del libro sempre più somigliante a quella di un romanzo è la scritta Pocket che campeggia accanto al nome dell’autore, su sfondo blu.

    La traduzione è a cura di Daniel Roche.

    Nonostante la copertina francese sia uguale a quella inglese, manca la dicitura, dall’autore di Angeli e demoni, il motivo è semplicemente perché anche in Francia, dove il codice da vinci ha avuto un grande successo, Angeli e demoni è uscito dopo, come nel resto del mondo.

  • Saunière e i segreti di Rennes-le-Château

    La chiesa di Rennes-le-Château è molto antica, fu consacrata ufficialmente nel 1059; secondo varie leggende sarebbe stata edificata per accogliere il sepolcro di Magdala (sposa di Sigisberto IV, figlio di Dagoberto II ultimo re merovingio).

    Nel 1885 il parroco Bérenger Saunière iniziò il restauro della chiesa, soprattutto grazie alla donazione di ben tremila franchi da parte della contessa di Chambord (importante aristocratica austriaca, vedova del defunto pretendente al trono di Francia).

    Prendendo in considerazione le opinioni di alcuni autori, durante la fase di restauro, Saunière trovò all’interno di un pilastro posto sotto l’altare, tre rotoli di legno attorno ai quali erano conservate delle pergamene (in realtà gli unici testimoni in grado di provare quanto è accaduto, furono cacciati alla vista dei documenti).

    Non solo, il parroco Saunière focalizzò la sua attenzione su una pesante lastra ai piedi dell’altare; con l’aiuto di due muratori riuscì a sollevare la pietra e ai suoi occhi apparve l’entrata di una “ola” (cripta) che custodiva un vaso di ceramica con all’interno degli “oggetti brillanti” (probabilmente dei lingotti).

    L’unica prova di questa scoperta è un’annotazione sul taccuino del parroco: “21 settembre 1891: scoperta di un sepolcro”.

    Da quel momento Saunière passò le sue notti a scavare nel cimitero del villaggio, in particolar modo nelle vicinanze della tomba di Marie de Nègres d’Ables (sposa di François d’Hautpoul, deceduta nel 1781), convinto di poter trovare degli indizi in grado di condurlo a un tesoro.

    Nel 1896 Saunière diede il via a lavori piuttosto costosi come la decorazione della Chiesa (affidata a una grande manifattura di Tolosa), l’acquisto di terre e la costruzione di una grande villa (Villa Betania) e di una torre-biblioteca (Torre Magdala).

    L’unico vero mistero che ruota intorno a Rennes-le-Château sarebbe in realtà legato al finanziamento di questi lavori. Dove avrà reperito tutto quel denaro necessario per realizzare i suoi progetti?

    Quattro sarebbero le principali ipotesi in merito:

    • Il traffico di messe: leggenda razionalista, avanzata dallo storico R. Descadeillas e dallo scrittore J.J. Bedu grazie alle preziose annotazioni presenti nel taccuino di Saunière. Il parroco associava la celebrazione di una messa a un evento particolare (es. il riposo dell’anima di un fedele defunto), ricevendo in cambio soldi o doni in natura.
    • Il segreto dell’abate Bigou: Saunière avrebbe trovato un tesoro materiale e spirituale, nascosto in una stanza segreta dell’abate Bigou (predecessore a capo della parrocchia e confessore di Marie de Nègres d’Ables), il quale avrebbe affermato di essere in possesso del tesoro dei tesori, confidatogli da Marie e finito nelle mani di Saunière.
    • Il tesoro dei catari (nel Codice da Vinci vi sono diversi riferimenti in merito ai catari): Rennes-le-Château si trova in piena regione catara e i catari, proprio come i Templari e come i membri del Priorato di Sion, avrebbero nascosto il loro tesoro (le prove delle nozze fra Maria Maddalena e Gesù), proprio nel punto in cui sorge la chiesa, con lo scopo di proteggerlo dalla Chiesa cattolica e dal re di Francia.
    • Il tesoro del Tempio di Gerusalemme: Saunière avrebbe scoperto il tesoro del Tempio di Salomone (l’Arca dell’Alleanza con all’interno le tavole della Legge), nascosto dai Visigoti a Rennes-le-Château, in seguito alla distruzione del Tempio in Terra Santa da parte di Nabucodonosor.

    L’unica cosa certa è che Saunière, prima della sua morte nel 1917, cancellò l’epitaffio di Marie de Nègres d’Ables come se volesse far scomparire qualsiasi indizio che potesse condurre altre persone sulle tracce del “tesoro”…

  • Il Priorato di Sion

    Il Priorato di Sion viene citato in molti libri, alcuni di fantasia, altri, come il codice da Vinci, Romanzi con un qualcosa di reale.

    Una delle liste dei Gran Maestri del Priorato di Sion è questa:

    • Ugo de Blancheford (1150-1151)
    • Bernard de Tremblay (1151-1153)
    • Guillaume de Chanaleilles (1153-1154)
    • Evrard de N…? (1154-1154)
    • Andrè de Montbard(1155-1156)
    • Bertrand de Blanchefort (1156-1169)
    • Philippe de Milly (1169-1170)
    • Eudes de Saint-Amand (1170-1180)
    • Arnaud de Toroge (1181-1184)
    • Gérard de Rideford (1184-1188)
    • Jean de Gisors (1188-1220)
    • Marie de Saint-Clair (1220-1266)
    • Guillaume de Gisors (1266-1307)
    • Edouard de Bar (1307-1336)
    • Jeanne de Bar (1336-1351)
    • Jean de Saint-Clair (1351-1366)
    • Blanche d’Evreux (1366-1398)
    • Nicolas Flamel (1398-1418)
    • Renato d’Angiò (1418-1480)
    • Iolande de Bar (1480-1483)
    • Sandro Filipepi alias Botticelli (1483-1510)
    • Leonardo da Vinci (1510-1519)
    • Carlo III, Duca di Borbone-Montpensier (1519-1527)
    • Ferdinand de Gonzague (1527-1556)
    • Michel de Notre-Dame alias Nostradamus (1556-1566)
    • Duc de Longueville e Nicolas Froumenteau (1566-1575)
    • Louis de Nevers (1575-1595)
    • Robert Fludd (1595-1637)
    • Johann Valentin Andrea (1637-1654)
    • Robert Boyle (1654-1691)
    • Isaac Newton (1691-1727)
    • Charles Radclyffe (1727-1746)
    • Carlo di Lorena (1746-1780)
    • Massimiliano di Lorena (1780-1801)
    • Charles Nodier (1801-1844)
    • Victor Hugo (1844-1885)
    • Claude Debussy (1885-1918)
    • Jean Cocteau (1918-1963)
    • Pierre Plantard (1963-1981)
    • Umberto Eco (1981-—)

    Secondo voi, il Priorato di Sion è realmente esistito? Questi nomi erano veramente i Gran Maestri? Che cosa faceva questo Priorato di Sion?

  • Legge il codice da Vinci ed annulla il matrimonio

    Si dovevano sposare la prima domenica di Giugno ma tutto è stato annullato a causa del codice da Vinci. Questa la scusa del fidanzato che ha mollato in tronco la fidanzata. Lui professore universitario americano, lei ricercatrice di Trento, 32 anni.

    Quando ormai era tutto pronto, ristorante prenotato da tempo, con tanto di caparra, casa già arredata, chiesa prenotata, ecc., lui legge il Codice da Vinci e decide che non vuole avere più nulla a che fare con una cattolica. Molto probabilmente è una scusa e lei gli ha fatto causa per il mancato matrimonio e chiede un risarcimento di 170mila euro.

    Il codice civile prevede un risarcimento per chi rompe la promessa di matrimonio ed è tenuto al risarcimento dei danni, ossia le spese sostenute a causa della promessa. Pare che le spese siano di 70mila euro per ristorante, abito, chiesa, viaggio di nozze, ecc. Inoltre la donna chiede altri 100mila euro per danni morali.

    Lui ha spiegato che il codice da Vinci di Dan Brown gli aperto gli occhi è gli ha fatto vedere un mondo che fino ad oggi era a lui sconosciuto. Quindi rifiuta la ragazza che è una cattolica credente e convinta.

    Sembra che fosse così credente da rifiutare i rapporti sessuali prima del matrimonio. Da quanto si è appreso sembra che l’uomo, dopo averla lasciata, si è anche lamentato di questi rifiuti.

    Può un libro fare un effetto del genere? Il motivo del rifiuto è veramente dovuto al codice da Vinci o quella è stata una scusa per scappare?

    A voi i commenti…

  • Film Codice da Vinci criticato

    Film Codice da Vinci criticato

    Nella proiezione del 16 Maggio, per la stampa, il film del Codice da Vinci non è stato applaudito, anzi, alcune scene chiave, hanno scaturito delle grandi risate.

    Non si apre come ci si aspettava, il film non è piaciuto ai critici. Anche se tante volte gli stessi critici non ci azzeccano, vedi Harry Potter, questa è quasi una bocciatura per il film sul codice da Vinci. Ora, il risultato finale, è in mano ai botteghini, la pubblicità è stata enorme, sopratutto da parte della Chiesa.

    Forse, il codice da Vinci, soffre del morbo che soffrono quasi tutti i film tratti da romanzi, leggere è immaginare le proprie scene è molto più bello che vedere un film in cui le scene sono quelle viste da un regista. Ciò per il codice da Vinci è ampiamente possibile visto che il libro è stato letto da tantissime persone (sono state vendute 40 milioni di copie), quindi tanti storceranno il naso. Tanti invece preferiranno il film al libro.

    Lo stesso film ieri ha aperto il festival del cinema di Cannes. Per questo motivo si trovano in Francia Tom Hanks (Robert Langdon), Tautou (Sophie Neveu), Paul Bettany (Silas), Jean Reno (Capitano Fache), Alfred Molina (vescovo Aringarosa) oltre al regista Ron Howard.

    Sono arrivati tutti su un treno, dipinto con una grande Monna Lisa fuori. Il treno è la prima volta che viaggia, anche la linea è nuova, si tratta della nuova linea Londra – Cannes, che non poteva pretendere pubblicità migliore. Naturalmente il treno si chiamerà Da Vinci (guarda un po…).

    I prcedenti sono contro Il codice da Vinci, nel 1988, il film “L’ultima tentazione di Cristo”, che era sulla falsa linea del codice da Vinci, anche esso considerato un film blasfemo fece il flop al botteghino, invece nel 2004 il film “La passione di Cristo”, film girato a Matera, che racconta la Pasqua, piacque tantissimo. Tra questi ricordiamo anche i film che andarono in TV, come il film su Giovanni Paolo II, il film su padre Pio, ecc. che ebbero tutti un gran successo.

    Da questi dati sembra emergere che il popolo dei libri ama il mistero, l’oscuro, il segreto ed è dubbiosa nei confronti della Chiesa, il popolo dei film ama i capolavori sulla chiesa, quelli che la mettono in buona luce.

    Staremo a vedere, comunque questa, per Il Codice da Vinci, è una vigilia calda e di aspettative, quasi sicuramente domani i Cinema saranno pieni, ma poi? Il film piacerà? Il passaparola porterà nuove persone al cinema? Sarà come per Harry Potter che i critici presero una cantonata o questa volta ci hanno azzeccato? Staremo a vedere.

  • Manifesto codice da vinci su una chiesa

    A Roma, quando una chiesa è in restauro, sulla parte esterna dell’impalcatura, si mettono mega manifesti che pubblicizzano alcuni prodotti.

    Ciò che è successo ultimamente ha però dell’incredibile, infatti sulla chiesa di San Pantaleo, nei pressi di piazza Vittorio è stato affisso un mega manifesto sul film del codice da vinci che uscirà in tutti i cinema il 19 Maggio.

    Il rettore della parrocchia, padre Adolfo Garcia Duran, ha subito protestato e il Vicariato ha chiesto che il cartellone venga tolto da dove si trova.

    Viene spiegato che l’affissione è stata fatta senza interpellare tutte le parti interessate e l’agenzia che cura queste pubblicità ha dato per tacito consenso le parti mancanti all’appello.

    Naturalmente la cosa non poteva passare inosservata, la chiesa sta facendo una crociata contro il codice da Vinci e contro Dan Brown, che oltre a questo libro ha scritto anche Angeli e Demoni che attacca la chiesa cattolica. Quindi mettere un mega manifesto del film sul codice da vinci sulla facciata di una chiesa, forse è un azzardo…

  • Robert Langdon

    Robert Langdon

    Robert Langdon, protagonista prima di Angeli e Demoni e poi del codice da vinci (In Italia sono usciti in modo invertito ma in America prima è uscito Angeli e Demoni e poi il Codice da Vinci, chi ha letto il codice da Vinci avrà notato che Dan Brown da quasi per scontato che Robert Langdon sia conosciuto), perspicace persona che si salva la vita con facilità in mezzo a tenti pericoli, che riesce a salvare Vittoria e il Vaticano.

    Ma chi è in realtà Robert Langdon? Robert Langdon è un professore universiatario, di simbologia religiosa, dell’Università di Harvard in Cambridge, Massachusetts.

    La sua specialità è l’iconografia classica, simboli dell’epoca precristiana, l’arte degli dei e l’interpretazione di antichi simboli cifrasi.

    Ha scritto dozzine di libri quali: The Symbology of Secret Sects (La simbologia delle sette segrete), The art of Illuminati (L’arte degli illuminati), The lost language of Ideograms (Il linguaggio degli ideogrammi perduto), ed è in corso di scrittura Symbols of the lost Sacret Feminine (Simbolismo del sacro Femminino perduto).

    Naturalmente questo è quanto emerge dai testi di Dan Brown in cui è il protagonista, stiamo sempre parlando di Angeli e Demoni e del codice da Vinci

    La Random House, casa editrice dei libri di Dan Brown ha anche creato una pagina ufficiale su Robert Langdon.

    Naturalmente questo studioso non esiste è solo frutto dell’immaginazione dell’autore del codice da Vinci o forse è come gli piacerebbe vedersi. Un po’ come faceva Leonardo da Vinci che in ogni quadro c’era qualcosa di suo.

  • Dove informarsi sul codice da Vinci

    In questi giorni sto leggendo tantissimo sul codice da vinci e devo dire che ne sto leggendo di cotte e di crude. Si possono troavre informazioni in edicola, nelle librerie, in tv e sullo stesso internet.

    Da dove è iniziata la mia ricerca? Naturalmente se uno si vuole informare inizia da internet, dal motore di ricerca google facendo ricerche mirate sul tema, ecco quindi la prima ricerca: codice da vinci, già qui si possono raccogliere parecchie informazioni.

    Poi naturalmente ho continuato facendo la ricerca codice e poi ancora codici, ma come si può notare queste ricerche non hanno dato un gran che allora ho cercato da vinci, questo già era più a tema ma ancora non era abbastanza, il mio voler sapere sul codice da vinci mi spingeva a fare altre ricerche, ho cercato Leonardo da Vinci scrittore a cui si è ispirato l’autore di libri Dan Brown.

    Ho trovato tantissimo materiale e ho iniziato a studiare. Poi non mi sono fermato solo a google e ho continuato cercando informazioni sul codice da vinci su altri siti trovando questo studio sull’ultima cena che mi sembra molto interessante e questo che però è scritto in inglese.

    Naturalmente l’informazione sul codice da vinci non arriva solo da internet, solo ieri per pura casualità passavo in edicola e mi ha colpito un libro inchiesta di Claudio Brachino dal nome Alla ricerca del Graal il libro era venduto insieme al DVD di Simon Cox dal titolo I segreti del codice da vinci casa editrice del tutto è la Mondadori, la stessa che ha venduto il libro Il codice da Vinci, i due, DVD più libro, erano insieme a TV sorrisi e canzoni.

    L’ho acquistati e ho letto il libro che è molto interessante e vi consiglio di leggerlo, il DVD lo devo ancora guardare, chissà se svela veramente i segreti o è un altro autore alla ricerca di fama? Ve lo saprò dire tra qualche giorno.

    Per quanto riguarda la TV, ho visto uno speciale sul codice da vinci che percorreva tutta la storia su Rete 4 e in libreria oltre al libro stesso del codice da vinci scritto da Dan Brown si possono trovare tante altre informazioni, libri, pro e contro il codice da vinci.

    Ora se volete veramente informare non vi resta altro da fare che andare e vedere tutto ciò che vi ho segnalato. Sono sicuro che vi arricchirete.

  • Biografia Leonardo da Vinci

    Biografia Leonardo da Vinci

    Leonardo da Vinci (Leonardo di Ser Piero d’Antonio) nasce il 15 Aprile del 1452 nel borgo di Vinci tra Empoli e Pistoia. Il padre notaio lo ebbe da una donna, Caterina, che poi sposerà un contadino.

    Nonostante il figlio fosse illegittimo, Leonardo venne accolto in casa paterna come un figlio, li fu educato e cresciuto. A 16 anni, Leonardo, si sposta con tutta la famiglia a Firenze.

    Leonardo da Vinci
    Il ritratto di Leonardo da Vinci

    La personalità artistica di Leonardo si inizia a sviluppare nella bottega di Andrea Verrocchio, pittore acclamato. Dal 1482 e nei successivi 17 anni, Leonardo da Vinci, lavorò per Ludovico Sforza, Duca di Milano, conducendo una sua bottega che pullulava di allievi.

    Intanto a Milano, nel 1498, furono rovesciati gli Sforza, Leonardo restò qualche altro tempo. Andò via da Milano quando trovò degli arcieri francesi che si esercitavano con il suo cavallo, a grandezza reale, in creta.

    Si spostò a Mantova dove stette un paio di mesi, poi a Venezia e quindi di nuovo a Firenze, alla fine di Aprile del 1500.

    Nel 1506, Da Vinci, tornò a Milano, ora nelle mani di Massimiliano Sforza.

    Dal 1513 al 1516 Leonardo visse a Roma dove erano presenti anche Michelangelo e Raffaello anche se non entrarono mai in contatto.

    Nel 1515 Francesco I di Francia, che aveva preso di nuovo Milano, commissionò a Leonardo da Vinci la parte centrale di un leone meccanico per i colloqui di pace tra il Re francese e il Papa Leone X.

    Nel 1516 diventò dipendente e amico del Re Francesco I, il suo incarico era primo pittore, ingegnere e architetto del Re.

    Leonardo da Vinci morì in Francia, nel castello di Cloux, vicino ad Amboise nel 1519.

    Le opere d’arte

    uomo vitruviano
    L’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci

    Leonardo fece tantissime opere, ma solo 17 pitture e nessuna statua sono sopravvissute, tra queste ci sono:

    • L’ultima cena opera del 1498, che oggi si trova nel convento di Santa Maria alle Grazie a Milano;
    • La Monna Lisa (La gioconda), creata nel 1503-1506 e conservata oggi nel museo del Louvre di Parigi.

    Altre opere rimasero incomplete, infatti Leonardo da Vinci era solito lasciare i lavori a metà, fu così con L’adorazione dei Magi e La battaglia di Anghiari che doveva fare negli uffizi.

    Scienze e arte

    Leonardo da Vinci era anche un grande studioso in campo scientifico e ingegneristico, tutti registrati in libri che contengono qualcosa come 8000 pagine. Si tratta dei famosi codici di Leonardo.

    Leonardo era mancino e fece uso della scrittura speculare, cioè scrivere da destra verso sinistra. Nella sua vita realizzò una enciclopedia ma poiché mancava di una educazione in Latino e Matematica, fu ignorato dalla maggior parte degli scienziati suoi contemporanei.

    Fu sempre affascinato dal volo e dedicò tanti studi al volo degli uccelli creando anche un elicottero azionato da 4 uomini.

    Nei suoi studi c’è anche l’uomo, famosissimo l’uomo vitruviano, disegno del corpo umano che per la prima volta dimostrano le simmetrie dell’uomo.

    Architettura e filosofia

    Leonardo da Vinci si interessava anche di architettura, infatti non si hanno prove certe ma sembra sia intervenuto nella creazione di parecchi edifici, oltre a tutti i progetti che fece lui, e alla filosofia.

    Quello che è arrivato ai giorni nostri, ed è facilmente visibile essendo all’aperto, sono i Navigli milanesi, sistema artificiale di fiumi creato per poter dare un corso d’acqua (principalmente per il trasporto delle merci) anche alla capitale ambrosiana.

    La sua personalità

    La personalità di Leonardo da Vinci è stata sempre circondata da un alone di mistero. Lui era l’uomo nuovo, e talvolta non accettato, in un epoca grezza e spesso chiusa dall’ideologia.

    Questo spinge ancora oggi a creare storie e romanzi sulla sua figura. Come ad esempio Dan Brown con il libro Il codice da Vinci. Secondo Dan Brown Leonardo era misterioso poiché nascondeva un segreto.

    Ad alimentare tutto questo è stata sopratutto la scoperta che Leonardo da Vinci appartenesse ad una società segreta di tipo massonico conosciuta come Priorato di Sion alla quale sono legate tante leggende e storielle come quella del Santo Graal. Storie al quanto assurde e fuori da ogni nesso che sporcano la figura di Leonardo da Vinci e la sua grandezza.

  • I codici di Leonardo da Vinci

    Saranno esposti al castello sforzesco, a Milano, il 24 Marzo prossimo i codici di Leonardo da Vinci.

    Infatti Milano custodisce un prezioso manoscritto datato XV secolo contenente alcuni appunti di Leonardo da Vinci. Questo libretto è noto come Codice Trivulziano. Questo libro di solito è custodito dalla Biblioteca Trivulziana.

    Questo libro è uno dei due custoditi dalla città lombarda, l’altro è il Codice Atlantico, custodito nella biblioteca Ambrosiana.

    Questi due codici leonardeschi sono gli unici custoditi a Milano, dove Leonardo da Vinci ha vissuto a partire dal 1506. Come si può notare questa esposizione avviene proprio nel cinquecentenario dall’arrivo di Leonardo da Vinci nella cittadina Milanese.

    Il codice, inoltre, verrà di nuovo analizzato filologicamente per il lessico usato. Questo codice contiene circa 8.000 vocaboli ed è una testimonianza quasi unica del lessico di quel tempo. Oltre ai vocaboli il codice, questo libro, contiene tantissimi disegni e schemi sul duomo e su studi d’arte militare.

    La mostra sarà nella Sala delle Asse che contiene anche affreschi di Da Vinci. La decorazione della volta fu commissionata da Ludovico il Moro proprio a Leonardo da Vinci.

  • Biografia Dan Brown

    Biografia Dan Brown

    Nato a Exeter, nel sud del New Hampshire, il 22 giugno 1964, figlio di un professore di matematica e di una professoressa di musica sacra, Dan Brown studia all’Amherst College e consegue la laurea presso la Phillips Exeter Academy.

    Finiti gli studi si trasferisce in California dove prova a sfondare come pianista, autore e cantante.

    Nel 1993 torna a New Hampshire dove inizia a insegnare all’università dove era stato allievo e dove ha insegnato anche il padre. Intanto approfondisce i suoi studi di storia d’arte.

    Nel 1996 si dedica interamente alla scrittura, appassionato al tema di spionaggio in ambito governativo decide di scrivere seguendo questo tema. Il suo primo romanzo “Digital Fortress” che, grazie alla sua ambientazione informatico-tecnologica, diventa l’eBook più venduto negli USA. Questo romanzo percorre la sottile linea che divide la sicurezza nazionale e la privacy civile.

    Il suo secondo romanzo è stato invece ispirato dai paradossi filosofici che contrapponevano scienze e religione, il titolo è “Angels and Demons”, nella versione italiana Angeli e Demoni.

    Angeli e demoni sicuramente ha fatto conoscere Dan Brown al grande pubblico americano ma è con il suo quarto romanzo che arriva per lui la fama mondiale, si tratta del libro “The Da Vinci Code” nella traduzione italiana Il codice da Vinci, il tutto inizia al Louvre, il famosissimo museo di Parigi, con l’assassinio di Sauniere, direttore dello stesso museo, segue tutta una storia di misteri, segreti, intrecci e intrighi che si basano sulle opere del famosissimo artista Leonardo Da Vinci.

    Proprio queste teorie che hanno attaccato la chiesa e l’Opus Dei che in tutto il mondo hanno creato polemiche contro questa opera e hanno quasi creato una crociata anti-codice da vinci.

    Dan Brown è apparso su tutti i media del mondo e il codice da vinci è stato tradotto in più di 40 lingue diverse.

    Oggi Dan Brown vive nel New England ed è sposato con Blythe, pittrice ed esperta di arte storica. I due hanno fatto tanti viaggi insieme e hanno vissuto tanto a Parigi, dove, nel Louvre hanno messo a punto il romanzo “Il codice da Vinci”.

    L’ultimo romanzo creato da Dan Brown è La verità del ghiaccio, pubblicato in Italia a Ottobre 2005.

    Il romanzo “Il codice da Vinci” sarà presto un film sarà intitolato come il libro, la Columbia Pictures ha affidato i lavori a Ron Howard, il film sarà presentato in tutto il mondo il 19 Maggio.